La tomba delle lucciole1988

SCHEDA FILM

La tomba delle lucciole

Anno: 1988 Durata: 85 Origine: GIAPPONE Colore: C

Genere:ANIMAZIONE

Regia:Isao Takahata

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85) - TECHNICOLOR

Tratto da:romanzo breve "Hotaru no Haka" di Akiyuki Nosaka

Produzione:SHINCHOSHA COMPANY, STUDIO GHIBLI

Distribuzione:KOCH MEDIA (2015) - DVD: YAMATO VIDEO (2002)

TRAMA

Giappone, 21 settembre 1945. Alla stazione di Kobe, il quattordicenne Seita muore di inedia. Il suo fantasma ripercorre i tragici eventi degli ultimi quattro mesi: i bombardamenti americani, il cadavere della madre sfigurato dalle ustioni, il padre a difendere la gloria dell`Impero nella sua bianca uniforme da ufficiale di marina, Seita e la sorellina Setsuko soli contro il mondo impazzito. E poi la paura, la mancanza di soldi, i furti, la fame. Questa notte spaventosa è rischiarata dai flebili bagliori delle lucciole. Ma all'alba non ne rimarrà più nessuna.

CRITICA

"L'arrivo in sala di questo film, anche se (e purtroppo) per soli due giorni (...) è più che un evento. (...) è uno dei capolavori dell'animazione giapponese nata dallo Studio Ghibli, e della storia del cinema mondiale. (...) magnifica metafora sull'apocalisse della seconda guerra mondiale, viene considerata il Germania anno zero del Sol Levante. E non solo perché i protagonisti sono due bambini rimasti soli nella devastazione della guerra a cui cercano in ogni modo di sopravvivere. Nella parabola dei due fratellini, Seita e Setsuko, si delinea con precisione la fisionomia del Giappone nel momento della guerra ma soprattutto nei tempi a venire, quando la Storia viene messa da parte, accantonata con la vergogna della sconfitta. (...) Non è però un film triste 'La tomba delle lucciole' si piange sì, e al tempo stesso si viene rapiti da questo racconto e dalla sua tenera, implacabile dolcezza. La fiaba di Takahata nel segno dello Studio Ghibli (...) è un manifesto contro la guerra e contro la sua violenza che cancella qualsiasi segno di umanità. Ma nella vitalità meravigliosa dei suoi protagonisti, e nella bellezza del disegno, prendono vita sentimenti universali, la paura dell'abbandono, il dolore della perdita. Nel paesaggio di acquerelli e di trasparenti, la realtà si mescola caustica, prepotente alla cifra fantastica. (...) Non c'è nulla di ideologico in questo film, è la ragione del suo essere universale, la critica al suo Paese, pure presente, il regista la sposta in una visione del mondo e della Storia più ampi. Ma senza mai generalizzare, rimanendo sempre accanto ai due bambini, nella loro voce, nella loro piccola grandissima sfida." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 10 novembre 2015)

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