LA REGINA DEGLI SCACCHI2001

SCHEDA FILM

LA REGINA DEGLI SCACCHI

Anno: 2001 Durata: 98 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:ARCIPELAGO CINEMATOGRAFICA, CON IL SOSTEGNO DEL DIPARTIMENTO DELLO SPETTACOLO

Distribuzione:LANTIA CINEMA & AUDIOVISIVI

TRAMA

Maria Adele, 17 anni, passa gran parte delle proprie giornate a giocare a scacchi da quando, l'anno prima, ha perso la madre in un incidente stradale. Nel corso di una partita la giovane, conosce Emilio, un giornalista, che si scopre attratto dalla giovane. Un giorno Maria Adele, riordinando le carte della madre, scopre una lettera scritta dal padre nella quale si parla di adottare un figlio. Si fa strada in lei il sospetto di non essere figlia di quelli che ha sempre considerato i suoi genitori. Per questo, la giovane convince Emilio ad aiutarla nella sua ricerca della verità. Ma Emilio non è un cronista sportivo come Maria Adele crede: in realtà sta conducendo un'inchiesta sulla pedofilia nella quale potrebbe essere coinvolto Sterlizia, ex cancelliere del tribunale, maestro di scacchi della giovane. Sterlizia dapprima chiede alla ragazza di convincere il giornalista a non pubblicare notizie su di lui, in cambio dei nomi dei genitori naturali, poi, al rifiuto di Maria Adele, si dice pronto a rivelarle quei nomi in cambio di una partita...

CRITICA

"Tratto da una storia vera, come avvertono i titoli di testa, anche se sono stati cambiati i nomi, i luoghi e parecchie circostanze, 'La regina degli scacchi' è un prodotto (felicemente) anomalo per il nostro cinema. Non è un film 'd'autore' anche se Claudia Florio lo ha scritto oltre che diretto, perché non cerca uno stile riconoscibile e 'vendibile' come tale. Non è un film d'attori, anche se il cast è per lo più eccellente, perché i personaggi non sono cuciti addosso al divo di turno, ma traggono linfa e profondità dagli interpreti, in testa la protagonista Barbora Bobulova. E' insomma un film di puro racconto, piuttosto all'antica e tutt'altro che perfetto, ma appassionato e spesso appassionante. La cosa migliore è l'ambientazione, Ancona, Osimo, le Marche, una provincia che la Florio conosce bene perché è la sua, esaltata dalle scenografie di Bruno Cesari e dai costumi di Lia Morandini. (...) Più deboli sono certi dialoghi, personaggi puramente funzionali come il giornalista-detective, o lo schema davvero vieux jeu con cui si scioglie il mistero. Anche perché il gioco di rimandi fra la scacchista prodigio e la straordinaria figura del maestro pedofilo finisce per rubare la scena a tutto il resto. Ma fra una scena in dialetto e una citazione da Fritz Lang ('M il mostro di Düsseldorf'), la Florio gioca la sua partita con irruenza, abilità e molta emozione. Non è poco, a ben vedere". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 giugno 2002)

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