SCHEDA FILM

La paura fa 90

Anno: 1951 Durata: 90 Origine: ITALIA Colore: B/N

Genere:COMICO

Regia:Giorgio Simonelli

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:ALEANDRO DI PAOLO PER E.D.I.C. (EDIZIONE DISTRIBUZIONE ITALIANA CINEMATOGRAFICA)

Distribuzione:E.D.I.C. - FONIT CETRA VIDEO

ATTORI

Silvana Pampanini nel ruolo di Luisa
Ugo Tognazzi nel ruolo di Attanasio/Duca di Boffignac
Franca Marzi nel ruolo di Nanda
Carlo Croccolo nel ruolo di Pinotto
Virgilio Riento nel ruolo di Bargiglio
Galeazzo Benti nel ruolo di Carlo Champignon
Luigi Pavese nel ruolo di Impresario
Anna Maria Bottini nel ruolo di Gipsy
Violetta Gragnani nel ruolo di Soubrettina cantante
Mario Castellani nel ruolo di Avv. Lefèvre
Nino Milano nel ruolo di Un attore
Alfredo Rizzo nel ruolo di Il suggeritore
Gondrano Trucchi nel ruolo di Il fantasista
Totò Mignone nel ruolo di Uno spettatore nel loggione
Augusto Di Giovanni nel ruolo di Conte François Champignon
Clara Auteri Pepe nel ruolo di Pronipote del conte
Armando Guarneri
Attilio Torelli
Carla Pozzi
Ettore Jannetti
Giorgio Piamonti
Lia Murano
Luciano Benevene
 

MUSICHE

Fragna, Armando
 

MONTAGGIO

Baragli, Nino
 

SCENOGRAFIA

Mogherini, Flavio
 

COSTUMISTA

Costanzi, Elio

TRAMA

Il duca di Boffignac, capitano dei moschettieri del Re, è stato ucciso da un marito tradito e il suo spirito è condannato a vagare nel castello dell'uccisore, finché non sarà riuscito a vendicarsi. Centinaia di anni dopo uno dei discendenti del suo nemico, Carlo Maltivoglio, detto Carletto, cantante di rivista, è costretto a fermarsi una notte nel castello abbandonato. Poiché ha raccontato ai suoi amici e colleghi la storia delle apparizioni notturne, l'attore comico della compagnia a mezzanotte in punto si traveste da moschettiere ma, trovandosi di fronte il vero fantasma, sviene per lo spavento. Dal canto suo il fantasma, accolto a cuscinate dalle attrici che lo credono un impostore, si ritira in un vecchio baule che però viene unito per errore ai bagagli della compagnia. Resterà con loro e verrà persino scritturato dall'impresario, finché non capirà che il perdono è la migliore delle vendette...

CRITICA

" (...) Prolisso in alcune parti fino ad essere noioso, gettato nella farsa senza bisogno alcuno, il film cerca di salvarsi per alcune trovate di dialogo o per qualche situazione a volte indovinata (...). Per il resto si perde nella mediocrità anche se Tognazzi fa i suoi bravi sforzi per emergere". (E. Fecchi, "Intermezzo", n. 24 del 31/12/1951).

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