SCHEDA FILM

La grande quercia

Anno: 1997 Durata: 92 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, GUERRA

Regia:-

Specifiche tecniche:FELLICOLA FUJI FILM

Tratto da:UN'IDEA DI PAOLO BIANCHINI

Produzione:RAFFAELLO SARAGO' E PAOLO LANDOLFI PER GENERAL MOVIES - MEDIASET

Distribuzione:C.G.S. CINECIRCOLI GIOVANILI SOCIOCULTURALI

TRAMA

Siamo nell'Alto Lazio, gli ultimi anni della seconda guerra mondiale. La famiglia Buratti, protagonista del film, vi giunge nel '43, sfollata da Roma per l'avvicinarsi della guerra. E' una famiglia borghese ma anticonformista: Vincenzo è un medico, precursore di terapie per quell'epoca esoteriche, la moglie Maria è pianista. La guerra non viene mai raccontata frontalmente: non ci sono eserciti, non si vedono divise, non ci sono scene di massa. C'è però un'eco di avvenimenti terribili e sanguinosi, il lontano fragore dei bombardamenti, l'allusione ad una guerra che i bambini percepiscono sempre più vicina ed incombente. Tutto il film è visto attraverso gli occhi innocenti e allo stesso tempo acuti dei tre piccoli protagonisti: Paolo, Giuliano e Mimmi, di cinque, sei e sette anni. Le figure dei genitori, i loro pensieri manifesti e segreti, il loro amore, lo zio partigiano, il nonno burbero ma buono, il primo giorno di scuola, la fame. Il mondo, a dispetto della guerra, si dispiega magnifico e misterioso ai loro occhi: nelle notti di luna, nel suono di un pianoforte, nei giochi con tre soldati loro amici. E poi, imporvvisi e terribili, irrompono i bagliori lontani di guerra. Nella famiglia antifascista dei Buratti, gioiosa e talvolta stravagante, la guerra porterà luna ferita profonda.

CRITICA

"Bianchini è una regista di 63 anni che, con lo pseudonimo di Paul Maxwell, ha una filmografia lunga un chilometro (da "Ehi amigo sei morto di darò un posto all'inferno" al "Decameron 4" fino a "SuperAndy il fratello brutto di Superman") ma con "La grande guercia" ha voluto fare un film, intimo, d'autore, raccontando l'infanzia di tre bambini durante la seconda guerra mondiale. Prodotto in relativa povertà, "La grande quercia" è una rilettura minimalista dei temi del grande cinema neorealista. Forse comunica un'immagine fin troppo idilliaca dell'infanzia, ma ha toni sinceri. E nella direzione dei bambini si intuisce che Bianchini è stato, da giovane, assistente di De Sica. Sono gli adulti, semmai, a non convincere sempre." (L'Unità) "La grande quercia è un film povero ma coerente con una visione delle cose che in tutta la sua durata non viene mai tradita. ... Eppure questo film, sebbene sia passato con successo di critica nello scorso febbraio al Festival di Berlino, è "invisibile" anche al più attento lettore dei quotidiani "tamburini": è semplicemente inedito, poichè non ha trovato un distributore. Triste destino quello di Paolo Bianchini, regista di tredici film di genere, ignorati da tutti i dizionari di cinema che d'improvviso si "redime" con un gesto d'autore e trova lo stesso muro di silenzio che lo aveva afflitto in precedenza." (Avvenimenti. 17 agosto 1998)

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