La citt? proibita2006

SCHEDA FILM

La città proibita

Anno: 2006 Durata: 111 Origine: CINA Colore: C

Genere:AZIONE, DRAMMATICO, ROMANTICO

Regia:Zhang Yimou

Specifiche tecniche:SUPER 35 STAMPATO A 35 MM (1:2.35), KODAK VISION2 500D 5201, VISION2 500T 5218

Tratto da:dramma teatrale di Cao Yu

Produzione:ZHANG YIMOU, WILLIAM KONG, ZHANG WEIPING PER BEIJING NEW PICTURE FILM CO., EDKO FILM LTD., ELITE GROUP ENTERPRISES, FILM PARTNER INTERNATIONAL

Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2007)

ATTORI

Gong Li nel ruolo di Imperatrice Phoenix
Chow Yun-Fat nel ruolo di Imperatore Ping
Liu Ye nel ruolo di Principe ereditario Wan
Jay Chou nel ruolo di Principe Jai
Qin Junjie nel ruolo di Principe Yu
Li Man nel ruolo di Chan Jiang
Chen Jin nel ruolo di Sig.ra Jiang
Ni Dahong nel ruolo di Jiang, medico imperiale
 

SOGGETTO

Yu, Cao
 
 

MONTAGGIO

Long, Cheng
 

SCENOGRAFIA

Tingxiao, Huo
 

COSTUMISTA

Chung Man, Yee

TRAMA

Cina, 10° Secolo, tarda dinastia Tang. Sullo sfondo del Chong Yang Festival, le faide familiari tra l'Imperatore Ping, l'Imperatrice Phoenix e i loro figli, il Principe Jai e il Principe Wan, si intrecciano con le vicende della famiglia di Jiang, il medico di corte, e con il tentativo di rovesciare il trono della Famiglia Imperiale da parte di un esercito ribelle.

CRITICA

"Zhang Yimou, 56 anni, bravissimo, il regista che nel 1991 fece conoscere in Occidente con 'Lanterne rosse' l'incanto del cinema cinese, dirige due tipi di film. Quelli per i cinesi raccontano la realtà attuale del paese; quelli per il resto del mondo sono storici, ricchi dello splendore del passato o della velocità dell'azione. 'La città proibita' appartiene al secondo tipo, ed è affascinante." (Lietta Tornabuoni, 'L'Espresso', 24 maggio 2007) "Insieme con lo sfarzo, il numero: le danzatrici di Corte diventano centinaia, gli eserciti sono sterminati grazie all'elettronica. Molto bello. Persino troppo. Ma il film affascina coi suoi contrasti (ricchezza e crudeltà, eleganza e morte), come un'avventura vertiginosa.." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 25 maggio 2007) "Il film è troppo fiero della propria bellezza e lontanissimo dai problemi della nuova Cina raccontati, per esempio, dall'asciutto 'Still Life', Leone d'oro a Venezia. Ma per lo spettatore resta un imperdibile viaggio nella meraviglia." (Piera Detassis, 'Panorama', 31 maggio 2007) "Spacciato dalla pubblicità italiana per un film dalla parte dell'imperatrice (Gong Li), 'La Città Proibita' di Zhang Yimou è, al contrario, dalla parte dell'imperatore (Chow Yun-Fat). Come in 'Hero' e nella 'Foresta dei pugnali volanti' - metafore del potere in forma di wuxiapian, film sulle arti marziali -, Zhang Yimou evoca l'essenza della sovranità e il prezzo che comporta per chi la raggiunge. Per concluderne che esso va pagato. (...) La prima parte del film è dalla loro angolazione, ma la seconda ne distrugge le illusioni. I buoni sono tali solo perché impotenti e la potenza sovrana vigila perché non possano diventare cattivi. Si noti come fantasia e realtà qui in parte coincidano: il ruolo dell'imperatrice è andato alla sua compagna di lavoro e di vita, che l'aveva tradito e che lui aveva allontanato dieci anni fa, ma senza avvelenarla. La clemenza ha i suoi vantaggi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 25 maggio 2007) "Il cinema di Zhang Yimou ha due anime, quella realistica e intimista, che lo ha visto imporsi con film quali 'La storia di Qiu Ju', 'Non uno di meno', 'La strada verso casa' e, appena ieri, con 'Mille miglia lontano', e quella epica, colorata, sontuosa che, dopo lo splendido 'Lanterne rosse', l'ha portato addirittura a cimentarsi con il kolossal in due film piuttosto recenti, 'La foresta dei pugnali volanti' e 'Hero'. Oggi torna decisamente a quelle cifre puntando anche più sul sontuoso e portando il kolossal a dimensioni cui ancora non era giunto il cinema cinese. La storia che ha scelto, del resto, si prestava a questo ritorno anche più degli altri due suoi film perché sembrerebbe rubata a Shakespeare e a certi grandi film di Kurosawa. (...) Scenografie maestose, costumi preziosissimi in cui l'oro e l'argento abbondano, una fotografia, con o senza la computer grafica, prodiga di effetti coinvolgenti, delle musiche traboccanti di cori ieratici e solenni, non lesinando neanche i simboli: dai crisantemi, cui tutto fa riferimento, ai movimenti di massa dei guerrieri assalitori, sempre neri e senza volto, pur fra tanto oro. Nello stesso clima gli interpreti. Vi dominano in mezzo, Gong Li, tornata, dopo undici anni a lavorare con Zhang Yimou, devastata, cruda, addirittura tragica, e il divo di Hong Kong Chow Yun Fat, un Imperatore truce che privilegia l'ambiguo." (Gian Luigi Rossi, 'Il Tempo', 24 maggio 2007) "C'è il teatro tragico shakespeariano, ma c'è anche il cinema di Kurosawa, al quale il drammaturgo inglese non era certo estraneo, nell'ultimo, fastoso film di Zhang Yimou, 'La città proibita'. Il regista cinese continua a seguire con ispirazione il filone epico già sperimentato con gli acclamati 'La foresta dei pugnali volanti' e con 'Hero'. Ma in quest'ultimo film l'attenzione all'ambientazione storica e alle scenografie - esaltate dalla fotografia - ne fa un kolossal di portata nettamente superiore. (...) Il film è di una magnificenza al limite dello stordimento, ambientato in gran parte all'interno di un palazzo imperiale ornato di ori, marmi, sete e drappeggi preziosi, in un tripudio di colori e di effetti speciali. Qui si ordiscono trame, si custodiscono segreti indicibili, si vivono passioni più o meno torbide, si consumano tradimenti e vendette, in un sapiente intreccio narrativo che miscela con equilibrio dimensione intima, sontuosità estetica e azione superbamente inverosimile. Gli attori, Gong Li in testa, disegnano personaggi degni di tanta raffinata cornice. Personaggi tra i quali peraltro è difficile distinguere fino in fondo i buoni dai cattivi, impegnati come sono in un'egoistica lotta alimentata da risentimenti e sete di potere. Siamo distanti anni luce dal realismo estremo di altri cineasti cinesi contemporanei puntati sull'oggi (vedi 'Still life'). Qui il regista - con evidente compiacimento - sposta l'attenzione sui fasti del passato. Il risultato è notevole, con lo spettatore catturato e affascinato da un film che è in primo luogo esperienza visiva, anche se un po' di tensione drammatica in più avrebbe reso l'intrigante storia ancor più coinvolgente. (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 8-9 giugno 2007)

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