La Ci?naga2001

SCHEDA FILM

La Ciénaga

Anno: 2001 Durata: 102 Origine: ARGENTINA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Lucrecia Martel

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:LITA STANTIC

Distribuzione:TEODORA FILM

ATTORI

Graciela Borges nel ruolo di Mecha
Mercedes Morán nel ruolo di Tali
Martin Adjeman nel ruolo di Gregorio
Diego Baenas nel ruolo di Joaquin
Leonora Balcarce nel ruolo di Verònica
Silvia Baylé nel ruolo di Mercedes
Sofia Bertolotto nel ruolo di Momi
Juan Cruz Bordeu nel ruolo di José
Noelia Bravo Herrera nel ruolo di Agustina
Maria Nicol Ellero nel ruolo di Mariana
Andrea Lopez nel ruolo di Isabel
Sebastian Montagna nel ruolo di Luciano
Daniel Valenzuela nel ruolo di Rafael
Franco Veneranda nel ruolo di Martìn
Fabio Villafane nel ruolo di Perro
 

SOGGETTO

Martel, Lucrecia
 

SCENEGGIATORE

Martel, Lucrecia
 

MONTAGGIO

Ricci, Santiago
 

SCENOGRAFIA

Nigro, Cristina

TRAMA

Mecha è una signora sui 50 anni che vive nel nordovest dell'Argentina con quattro incontrollabili figli adolescenti e un marito alcolizzato. Per dimenticare i vari problemi e il caldo appiccicoso del mese di febbraio, che corrisponde alla nostra estate, anche Mecha beve. E l'alcool entra dalla porta ma non esce dalla finestra, dice la cugina Tali che, a sua volta, ha quattro figli altrettanto incontrollabili anche se più piccoli. Vivono in una piccola città chiamata La Ciénaga (La Palude) e tutti insieme cercheranno di sopravvivere all'inferno dell'estate alla Mandragora, una casa di campagna che ha vissuto tempi migliori in cui la loro classe, la borghesia, aveva solo privilegi.

CRITICA

"I fotogrammi trasudano di sensualità inappagata e di sangue, mentre ti par quasi d'aspirare l'odore della pioggia tropicale". (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 10 febbraio 2001) "Non bastano la pellicola e gli attori per fare un buon film: ci vorrebbe anche una storia che interessi a qualcuno, oltre alla regista, che forse racconta del suo. Poverina". (Maurizio Cabona, 'Il giornale', 9 febbraio 2001) "Il clima induce a dormire, la promiscuità è inevitabile, i drink sono l'unica salvezza: il ritratto di famiglia diventa un simbolo eloquente della decadenza della media borghesia argentina, del disagio in cui tutti vivono. Premiato al Festival di Berlino come migliore opera prima, il film è molto ben fatto, pieno di tensione e disperazione; lascia immaginare un bell'avvenire per la giovane regista". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 22 giugno 2001) "Come molto del miglior cinema di oggi, 'La ciénaga' non racconta una storia ma evoca un mondo, un paesaggio insieme geografico e umano, un pianeta remoto che pure ci sembra di conoscere. Come ci sembra di aver già incontrato le figure che lo popolano. (...) L'obiettivo indugia sui personaggi con accanimento tale da fare de 'La ciénaga' un grande film sul corpo umano - sul suo peso. Corpi giovani e corpi stanchi. Corpi in piedi e corpi distesi (...). Tutto però osservato non dall'alto, da dentro, con empatia". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 giugno 2001). "Questa struggente storia familiare, di una fredda e mordente durezza, è una sorpresa entusiasmante. Ogni immagine de 'La Ciénaga' sembra ritornare da molto lontano, strappato dal paese della memoria, così enigmatico e inesauribile come un souvenir dell'infanzia. Questo film impressiona ancora di più perché l'impeccabile e accurata regia non appare laboriosa. La perfezione del ritmo e della composizione è affermata con chiarezza e necessita, come la naturale espressione di un personale sincero universo interiore". (Jean-Marc Lalanne, 'Liberation'). "Un debutto denso di atmosfera e di impressionante forza narrativa. Esibisce una ammirevole e sicura capacità di regia al servizio di una storia sul declino e sulla noia della classe media benestante e sulla violenta politica interna delle affollate famiglie argentine. Possiede una forza che garantisce successo con un pubblico adulto". (Eddie Cockrell, 'Variety') "Violento, sempre ispirato, 'La Ciénaga' è guidato da un enorme desiderio di cinema, un desiderio di confrontare elementi biografici contro le prevenzioni e la superficialità delle idee". (Frederic Bonnaud, 'Les Inrockuptibles') "Lucrecia Martel mostra la misura del maestro nel dipingere i pericoli di questa vita fortuita. Nelle scene che restano negli occhi molto dopo la fine del film, la decadenza della classe media argentina è resa evidente nonché tangibile". (Pauline Kleijer, 'De Volkskrant').

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