LA 25a ORA2002

SCHEDA FILM

LA 25a ORA

Anno: 2002 Durata: 135 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, POLIZIESCO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:ROMANZO OMONIMO DI DAVID BENIOFF

Produzione:40 ACRES & A MULE FILMWORKS, GAMIT FILMS, INDUSTRY ENTERTAINMENT, TOUCHSTONE PICTURES

Distribuzione:BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA

TRAMA

Appena condannato a scontare sette anni di prigione per spaccio di stupefacenti, il giovane Monty (diminutivo di Montgomery Clift, attore preferito della madre) Brogan ha ancora davanti a sé un giorno di libertà prima di doversi consegnare alle Autorità. Monty è un giovane affascinante che ha rinunciato ad impegnarsi nello studio per diventare ricco come spacciatore, ma la condanna, di colpo, ha cancellato tutte le sue aspirazioni. Nella New York mutilata delle Twin Towers, prima di consegnarsi Monty vorrebbe passare un'ultima notte con i suoi due amici d'infanzia: Frank, un affermato e in ascesa brooker di Wall Street, e Jakob, che a differenza degli altri due non è irlandese. E' ebreo e di famiglia facoltosa ma ha scelto di fare l'insegnante vergognandosi della sua ricchezza. I tre trascorrono tutta la notte insieme andando nella discoteca più trendy del momento, insieme alla bellissima ragazza di Monty che sta cercando di scoprire chi lo ha tradito. E' una notte triste per tutti e quattro ma Monty ha bisogno dell'aiuto degli amici per essere in grado di sopravvivere al carcere.

CRITICA

"Grande ritorno per Spike Lee, cui ultimamente pesava un poco il ruolo di regista ufficiale della causa 'black'. 'La 25a ora' è il suo miglior film dai tempi di 'Clockers', 1995, che peraltro furono in pochi ad apprezzare. (...) Come 'Clockers' e 'Fa' la cosa giusta', 'La 25a ora', che si concede durezze inconsuete di questi tempi (sottolineate da un finto e beffardo happy end), appartiene a questo filone. Con due differenze importanti. La prima è il colore dei protagonisti, tutti bianchi per una volta (con l'eccezione dell'amante del protagonista). La seconda è la struttura narrativa, abbastanza precisa e insieme ariosa per lasciare a tutti i personaggi e a New York, vera protagonista del film, la possibilità di crescere, espandersi, radicarsi con forza nella nostra immaginazione". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 aprile 2003) "Film ben fatto, bello, in certo modo anche terribile nell'immagine che offre della città e dei suoi abitanti, degli Stati Uniti e del presente, della nostra realtà; Edward Norton conferma pienamente il suo carattere di giovane attore molto bravo". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 aprile 2003) "Pregi e difetti sono i soliti dell'autore, tanto che è ormai difficile disgiungerli: felicità nel cogliere la cosa vista e logorrea, folgorazione grottesca e divagazione superflua. Il risultato, stavolta, sembra testimoniare una raggiunta maturità. Anche perché Spike si è staccato dalla tematica razziale, ha capito che neri e bianchi siamo ormai tutti sulla stessa barca". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 19 aprile 2003) "Il film non tirerebbe fuori tanta forza dolente, se non fosse ambientato nella New York del dopo 11 settembre. Spike la osserva con uno sguardo inquieto (c'è una scena di 'melting pot' che ne rivela l'isteria collettiva), ma anche pieno di fedeltà e compianto; come dimostrano l'inquadratura iniziale, con i raggi di luce al posto delle due torri, e quelle - dall'alto - sull'immensa ferita di Ground Zero. Il suo è il primo film visto veramente dall'interno della città sotto shock". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 19 aprile 2003) "Ci sono film che da soli danno senso a un'intera stagione cinematografica. Arrivano al momento giusto e ci parlano del momento ingiusto: quello che il presente consegna alla Storia. Lo fanno con grande fede nelle capacità del cinema di raccontare il mondo attraverso l'arte, e di mettere l'Arte contro il Mondo quando questi si trasforma nel fantasma della sua storta Storia. La '25a ora' di Spike Lee si assume questo compito. (...) 'La 25a ora' è l'ora che non c'è. Questa è l'ora, dice Spike Lee in questo film, della responsabilità etica, dell'assunzione di colpa. Le due colonne di luce che si ergono al posto delle torri gemelle sono i fari abbaglianti a cui l'occhio del presente non può sfuggire e l'America pure, benché sembri farlo così bendata dalla sua stessa cecità". (Dario Zonta, 'l'Unità', 18 aprile 2003) "Il film ha un prologo che è quasi un cortometraggio, e rimanda per densità e atmosfera al 'Falò della vanità' di Brian De Palma. (...) In un fluire nottambulo, 'La 25a ora' ammalia e rilancia Spike Lee in un cinema dalle grandi ambizioni artistico-produttive, dopo i documentari ('The original king of comedy', 2000), i film-tv ('A Huey P. Newton Story', 2001) e l'episodio anti-Bush nel collettivo 'Ten minute older' (2002). La trama di azzurro elettrico permane allo scadere della notte, e in una sequenza incantata il Ground Zero emerge dall'alto della finestra del brocker, appartamento nella City, vista sulle Torri. Le ruspe scavano sotto la luce dei riflettori e della luna, e continuano quando lo sguardo umano non le inquadra più. La città delle Twin Towers saluta l'uomo che pensava a una vita facile e gli augura un buon ritorno, con il sorriso dei coreani, indiani, africani, russi, ebrei, arabi, gialli, bianchi, neri. Newyorkesi". (Mariuccia Ciotta, 'il Manifesto', 18 aprile 2003) "Bellissima suite sull'addio diretta dal regista d

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