Jonathan degli orsi1993

SCHEDA FILM

Jonathan degli orsi

Anno: 1993 Durata: 121 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:WESTERN

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:VIVA CINEMATOGRAFICA, ROMA, PROJET CAMP, MOSCA

Distribuzione:MEDIASET (1995) - MEDUSA VIDEO

TRAMA

Nord America. Persi i genitori, cercatori d'oro, a 6 anni, trucidati da feroci rapinatori, Jonathan fa amicizia con un orsetto e viene adottato dal capo di una tribù pellerossa, Tawanka, il cui affetto per il piccolo bianco suscita la gelosia del figlio Chatow. Ormai adulto, Jonathan conduce una vita selvaggia, ed occasionalmente difende i pellerossa dai crescenti soprusi dei bianchi, come quando minaccia con le sue frecce il protervo Maddock in un saloon. Tawanka, morente, lo incarica di proteggere il suo popolo dall'invasore e Jonathan mette in fuga dei cacciatori che hanno intrappolato l'orso amico d'infanzia, che ne ha sbranato uno. A Gogoltown, vicina città di frontiera, riferiscono della cosa a Maddock il quale pensa di vendicarsi di Jonathan. Ma sopraggiunge Fred Goodwin, (il superstite degli assassini dei suoi genitori) che lo uccide, visto che ostacola il suo disegno di sfruttare i giacimenti di petrolio della zona. Jonathan va a parlamentare con Goodwin e lo riconosce dalla bussola che ha strappato dal collo della madre. Sottrattosi alla cattura, prepara la resistenza al villaggio. Ma una bimba uscita da una grotta dove sono nascoste le donne fa catturare la compagna di Jonathan, Shaya. Per liberarla, questi si reca in città, la salva ma viene catturato ed esposto in croce agli avvoltoi. Un pistolero nero, per solidarietà, gli consente di fuggire, e lui torna con i suoi incendiando i pozzi di petrolio di Goodwin, che in un duello finale riesce ad eliminare dopo aver ucciso i suoi scagnozzi.

CRITICA

"Se l'intenzione era davvero quella di riportare in vita il western italiano trent'anni dopo "Per un pugno di dollari", la resurrezione è rinviata." (Lietta Tornabuoni, 23 aprile 1995) "Il vero contenuto è la macelleria, il ricorso ostentato e cinico all violenza, iperbolicamente sforzata ai limiti della parodia, Anche Enzo G. Castellari appartiene alla categoria dei registi che, invece di fare film, li commettono. I cascatori cosacchi sono bravissimi." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 26 aprile 1995) "Ridicolo western all'italiana, girato nella steppa russa dal versatile arruffone Enzo Castellari, che si schiera a fianco dei musi rossi inneggiando all'ecologia e alla non violenza. Poi scatena una terribile mattanza da far impallidire i più truci film di gangster. Il focoso Franco Nero dall'occhio supercorrucciato spara con la stessa nonchalance pistolettate e fesserie". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 26 luglio 2001)

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