Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libert?2014

SCHEDA FILM

Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà

Anno: 2014 Durata: 109 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Ken Loach

Specifiche tecniche:(1:1.85)

Tratto da:ispirato alla omonima pièce teatrale di Donal O'Kelly

Produzione:SIXTEEN JIMMY LIMITED, WHY NOT PRODUCTIONS, WILD BUNCH, ELEMENT PICTURES, CHANNEL FOUR TELEVISION CORPORATION, FRANCE 2 CINÉMA, THE BRITISH FILM INSTITUTE AND BORD SCANNÁN NA HÉIREANN/THE IRISH FILM BOARD

Distribuzione:BIM

ATTORI

Barry Ward nel ruolo di Jimmy Gralton
Simone Kirby nel ruolo di Oonagh
Jim Norton nel ruolo di Padre Sheridan
Andrew Scott nel ruolo di Padre Seamus
Francis Magee nel ruolo di Mossie
Mikel Murfi nel ruolo di Tommy
Sorcha Fox nel ruolo di Molly
Martin Lucey nel ruolo di Dezzie
Shane O'Brien nel ruolo di Finn
Aisling Franciosi nel ruolo di Marie
Aileen Henry nel ruolo di Alice
Seamus Hughes nel ruolo di Ruairí
Karl Geary nel ruolo di Seán
Denise Gough nel ruolo di Tess
Brían F. O'Byrne nel ruolo di O'Keefe
Donal O'Kelly nel ruolo di Cian
John O'Dowd nel ruolo di Higgins
 

SOGGETTO

O'Kelly, Donal
 

SCENEGGIATORE

Laverty, Paul
 

MUSICHE

Fenton, George
 

MONTAGGIO

Morris, Jonathan
 

SCENOGRAFIA

Clegg, Fergus
 

TRAMA

Irlanda, anni Trenta. Jimmy Gralton torna a casa, nella Contea di Leitrim, per aiutare la madre a prendersi cura della fattoria di famiglia. Jimmy ha passato dieci anni in esilio negli Stati uniti e il Paese che ritrova, dopo anni di Guerra Civile, ha un nuovo governo ed è pieno di speranze. Spinto dai giovani della Contea di Leitrim, Jimmy accetta di riaprire la "Pearse-Connolly Hall", una sala dove le persone possono incontrarsi per ballare, studiare o discutere. Ma Jimmy sa che la sua decisione e le sue idee progressiste riaccenderanno gli antichi dissapori con la Chiesa e i proprietari terrieri. Infatti, puntualmente, il successo del luogo fa riaffiorare le tensioni...

CRITICA

"Una storia vera, anche se ampiamente romanzata. Un personaggio eroico come ce n'è ormai pochi. E tutto il romanticismo degli eroi 'contro' cari a Ken Loach, proiettati in un piccolo mondo perduto e struggente, l'Irlanda rurale degli anni 30, che tornava improvvisamente a sperare malgrado le ferite della Guerra civile e le cupezze della Grande Depressione. (...) un concentrato di energia che resuscita un personaggio leggendario nell'Irlanda del Nord, Jimmy Gralton. Anche se come sempre in Loach nessuno è un'isola, la luce che illumina ogni protagonista arriva dal mondo circostante. (...) Temperato da un buonumore contagioso e da una capacità di dare vita con pochi tratti a personaggi straordinari (...) che resuscita la grandezza e la generosità di certi film di John Ford. Anche se con molta nostalgia e disillusione in più." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 dicembre 2014) "(...) anche se si parla di libertà e di ribellione il film appare invece piuttosto convenzionale, privo della sgangheratezza di una proletaria di verità. Tutto procede come la scrittura - prevede: scontri, entusiasmi, tradimenti, «citazioni» fordiane e un eccesso di sentimentalismo tra vite mancate come gli amori, e occasioni perdute si intrecciano senza nessuno spazio vuoto, nessun margine possibile di ruvida conflittualità. Loach ha già raccontato la storia politica dell'Irlanda e la sua guerra contro l'Impero britannico (con cui Loach ha vinto la Palma d'oro), dove però la dissacrazione dell'inglese, lui stesso, tirava fuori la rabbia e l'ambiguità della Storia. 'Jimmy's Hall' si svolge invece in una sorta di «schema» del film impegnato in cui tutti i personaggi - e gli attori sono molto bravi, peccato che il pubblico italiano li vedrà per lo più doppiati perdendo così, come sempre nel nostro mercato, una buona metà del film - sono rigidamente inquadrati nel loro ruolo, e persino lui, il rivoluzionario Gralton, bello e irruento, non sembra avere dalla regia le armi per sfuggire, almeno un poco, a sé stesso. Il film, applauditissimo sulla Croisette, si fa trascinare dalla musica gaelica, si immerge nei paesaggi verde smeraldo, inanella lane grosse e caschetti anni Trenta, ammicca alla narrazione emotiva e però non sembra trovare un contrappunto, un controcampo, qualcosa in cui lo spettatore non venga sempre assecondato e soddisfatto nella sua indignazione (...) la figura di Gralton meritava comunque di essere raccontata, Loach ne fa l'eroe di una ballata malinconica, un po' amara ma con tenerezza." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 17 dicembre 2014) "Torna irlandese Ken Loach con un bel western sociale (...). Pur finendo con un'altra partenza, trattasi di un allegro inno alla voglia di vivere e di partecipare, un realismo verde magico alla Ford che trova in Barry Ward il suo uomo tranquillo in un sintonizzato e manicheo coro diviso tra bravi e cattivi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 18 dicembre 2014) "Piacerà a chi, come noi ritiene che Loach, nonostante sia rimasto abbarbicato a idee più vecchie di lui (è molto vicino agli 80), come regista abbia conservato il fiato e la vivacità di un director quarantenne." (Giorgio Carbone, 'Libero', 18 dicembre 2014) "Quello di Loach è un cinema politico caratterizzato da una forte divisione tra «buoni e cattivi» e questa sceneggiatura è fatta su misura per schematizzare il confronto. Allegra la colonna sonora e bravo il carismatico Barry Ward." (A.S., 'Il Giornale', 18 dicembre 2014) "Lotta per l'arte, lotta di libertà. Vicenda storica che sembra inventata per Loach&Laverty (lo sceneggiatore), cinema brechtiano, progressista, marxista salariale, pubblico-privato, non manicheo né schierato, in una parola sincero. (...) Divisione esemplare delle parti: iniziativa, repressione, rivolta, parziale rivincita per ritrovare un'ipotesi di democrazia." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 19 dicembre 2014)

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