JERRY MAGUIRE1996

SCHEDA FILM

JERRY MAGUIRE

Anno: 1996 Durata: 135 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:JAMES L. BROOKS, LAWRENCE MARK, RICHARD SAKAI, CAMERON CROWE

Distribuzione:COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA (1997) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

TRAMA

Jerry Maguire è uno dei più brillanti agenti della Sports Management International, che ha sotto contratto grandi stelle dello sport americano. Fidanzato con la giornalista d'assalto Avery Bishop, vede tutto in funzione dell'ambizione e del guadagno. Un giorno, in occasione di una convention della società, prepara di getto, nell'arco di una notte, una relazione sul lavoro futuro che prevede la riduzione del numero dei clienti a vantaggio di una miglior attenzione a ciascuno di essi. Il tono del testo non piace ai dirigenti, che subito licenziano Maguire. Questi, al momento di andare via, abbandonato da tutti, trova l'inaspettata solidarietà della segretaria Dorothy, una ragazza madre un po' introversa conquistata dalle idee di Jerry, e del giocatore di football Rod Tidwell, figura di secondo piano che, unico, decide di affidarsi a lui per curare la propria carriera. Lasciato anche dalla fidanzata, Jerry riparte da zero, cerca una sede, affronta l'ironia e la derisione dei colleghi che lo vedono ormai finito. Testardo e convinto della bontà delle idee maturate, Jerry va avanti contro mille difficoltà, accetta inviti a casa di Dorothy, che vive con la sorella e si è innamorata di lui ma non ha il coraggio di dirglielo, infine capisce di dovere molto alla ragazza. I due si sposano, cercano di far conciliare lavoro e famiglia, passano fasi d'incertezza ma, dopo momenti di paura per un incidente in partita di Rod, costui viene salutato come il nuovo grande protagonista del campionato e ottiene un forte ingaggio. Altri atleti adesso si rivolgono a Jerry. Il lavoro ricomincia, insieme ad una nuova vita per Jerry e Dorothy.

CRITICA

Mi arrendo. Se Jerry Maguire è un film degno d'essere candidato all'Oscar, non c'è più nulla da fare e da dire. I cinquemila e passa signori dell'Academy che hanno ignorato Tutti dicono I love you, che hanno snobbato Evita, che non hanno ritenuto Larry Flynt degno di una candidatura, hanno scelto il più bolso, il più debole, il più sfilacciato "vehicle" che si possa immaginare. (La Repubblica, Irene Bignardi, 9/3/97) Una frenesia abbastanza epidermica, se si vuole, e qua e là anche vistosamente prefabbricata, ma sempre di effetto indubbio: anche perchè la sorregge, appunto, l'interpretazione onnipresente di Tom Cruise che, dimessa finalmente la sua faccia da bambinetto, riesce, soprattutto dopo le iniziali sconfitte del suo personaggio, a sfoderare una grinta che alterna, con efficacia sicura, l'ansia all"aggressività: con una foga esplosiva e dirompente capace però di accettare in parallelo occasioni di mimica raccolta, di una espressività molto intensa. L'hanno già premiato e l'hanno candidato all'Oscar. Dei riconoscimenti certamente meritati. (Il Tempo, Gian Luigi Rondi, 11/3/97)

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