Anno: 2019 Durata: 126 Origine: FRANCIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO, STORICO, THRILLER
Regia:Roman Polanski
Specifiche tecniche:DCP
Tratto da:romanzo "L' ufficiale e la spia" di Robert Harris (ed. Mondadori)
Produzione:ALAIN GOLDMAN PER LEGENDE, R.P. PRODUCTIONS, ELISEO CINEMA, RAI CINEMA, IN COPRODUZIONE CON GAUMONT, FRANCE 2 CINEMA, FRANCE 3 CINEMA, KINOPRIME FOUNDATION, KENOSIS, HORUS MOVIES, RATPAC
Distribuzione:01 DISTRIBUTION
Jean Dujardin | nel ruolo di | Marie Georges Picquart |
Louis Garrel | nel ruolo di | Alfred Dreyfus |
Emmanuelle Seigner | nel ruolo di | Pauline Monnier |
Grégory Gadebois | nel ruolo di | Comandante Joseph Henry |
Hervé Pierre | nel ruolo di | Generale Charles-Arthur Gonse Hervé Pierre della Comédie Française |
Olivier Gourmet | ||
Didier Sandre | nel ruolo di | Generale Raoul Le Mouton De Boisdeffre Didier Sandre della Comédie Française |
Wladimir Yordanoff | nel ruolo di | Generale Auguste Mercier |
Mathieu Amalric | nel ruolo di | Alphonse Bertillon |
Damien Bonnard | nel ruolo di | Jean-Alfred Desvernine |
Eric Ruff | nel ruolo di | Colonnello Jean Sandherr Eric Ruf della Comédie Française |
Laurent Stocker | nel ruolo di | Generale Georges De Pellieux Laurent Stocker della Comédie Française |
Michel Vuillermoz | nel ruolo di | Colonnello Armand Du Paty De Clam Michel Vuillermoz della Comédie Française |
Vincent Grass | nel ruolo di | Generale Jean-Baptiste Billot |
Denis Podalydès | nel ruolo di | Maître Edgar Demange Denis Podalydes della Comédie Française |
Vincent Perez | nel ruolo di | Louis Leblois |
Melvil Poupaud | nel ruolo di | Maître Fernand Labori |
Laurent Natrella | nel ruolo di | Ferdinand Walsin Esterhazy Laurent Natrella della Comédie Française |
Nicolas Bridet | nel ruolo di | Mathieu Dreyfus |
André Marcon | nel ruolo di | Émile Zola |
Gennaio del 1895, pochi mesi prima che i fratelli Lumière diano vita a quello che convenzionalmente chiamiamo Cinema, nel cortile dell'École Militaire di Parigi, Georges Picquart, un ufficiale dell'esercito francese, presenzia alla pubblica condanna e all'umiliante degradazione inflitta ad Alfred Dreyfus, un capitano ebreo, accusato di essere stato un informatore dei nemici tedeschi. Al disonore segue l'esilio e la sentenza condanna il traditore ad essere confinato sull'isola del Diavolo, nella Guyana francese. Un atollo sperduto dove Dreyfus lenisce angoscia e solitudine scrivendo delle lettere accorate alla moglie lontana. Il caso sembra archiviato. Picquart guadagna la promozione a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ed è allora che si accorge che il passaggio di informazioni al nemico non si è ancora arrestato. E se Dreyfus fosse stato condannato ingiustamente? E se fosse la vittima di un piano ordito proprio da alcuni militari del controspionaggio? Questi interrogativi affollano la mente di Picquart, ormai determinato a scoprire la verità anche a costo di diventare un bersaglio o una figura scomoda per i suoi stessi superiori. L'ufficiale e la spia, adesso uniti e pronti ad ogni sacrificio pur di difendere il proprio onore.
"Per merito di Méliès il caso Dreyfus interessa il cinema fin dal 1899, un anno dopo l'editoriale «J'accuse» di Zola indirizzato al presidente Faure e cinque anni dopo che il cap. Dreyfus fosse degradato in pubblico (incipit maestoso) e deportato all'isola del Diavolo accusato spia dei tedeschi. (...) Il caso Dreyfus fu argomento di discussione e divisione in ogni ceto sociale, e oggi Polanski racconta la storia in un meraviglioso thriller «antropologico» che dimostra come la menzogna organizzata sia l'ossigeno di ogni potere. Nulla cambia, l'attualità è spaventosa, ma i germi del virus razzista stanno risorgendo ovunque, minando dal profondo le fondamenta civili. Perciò è utile L'ufficiale e la spia, nello splendore visivo e narrativo (scritto da Polanski e Harris, autore del romanzo), perché restituisce al cinema il suo primo comandamento morale. Jean Dujardin e Louis Garrel sono straordinari, la fotografia in tre dimensioni psicologiche è di Pawel Edelman, l'anti retorica presenza invisibile, è da sempre farina di Polanski. E ora chi ha il coraggio più di chiamarla Belle Èpoque?" (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 novembre 2019) "Il confine tra Alfred Dreyfus e Roman Polanski è una sottile linea rossa che non coincide con le comuni origini ebree. Nemmeno con quel cognome di Monnier che compare nel film e nella vita del capitano, condannato per tradimento e poi riabilitato, che fa eco con una delle accusatrici del regista per reati sessuali di oltre mezzo secolo fa. E neppure con l'errore giudiziario, accertato in un caso e tutto da stabilire nell' altro. Il denominatore comune sta piuttosto in quel collettivo senso delle emozioni che portò la folla al tripudio per la degradazione dell' ufficiale, messo alla berlina a fine Ottocento da innocente. Triste rima con il «#MeToo» oggi largamente in voga, che ha reso tiepida l'accoglienza veneziana per L'ufficiale e la spia, poi premiato al Lido. (...) L'ufficiale e la spia è un ottimo film storico, rigorosamente fedele agli eventi e che sarebbe un peccato e un errore valutare superficialmente solo in rapporto alla Storia. Dopo oltre un secolo dal caso Dreyfus, quella dinamica è attualità. L'auspicio è che non sia il testamento di Polanski." (Stefano Giani, 'Il Giornale', 21 novembre 2019)
Incasso in euro