Insider - Dietro la verit?1999

SCHEDA FILM

Insider - Dietro la verità

Anno: 1999 Durata: 157 Origine: USA Colore: C

Genere:BIOGRAFICO, DRAMMATICO, THRILLER

Regia:Michael Mann

Specifiche tecniche:PANAVISION PANAFLEX LIGHTWEIGHT/PANAVISION PANAFLEX GOLD, 35 MM (1:2.35)

Tratto da:articolo "The Man Who Knew Too Much" di Marie Brenner, pubblicato su Vanity Fair nel maggio 1996

Produzione:PIETER JAN BRUGGE, MICHAEL MANN PER BLUE LIGHT PRODUCTIONS, FORWARD PASS INC., KAITZ PRODUCTIONS, MANN/ROTH PRODUCTIONS, TOUCHSTONE PICTURES

Distribuzione:BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (2000)

ATTORI

Al Pacino nel ruolo di Lowell Bergman
Russell Crowe nel ruolo di Jeffrey Wigand
Christopher Plummer nel ruolo di Mike Wallace
Diane Venora nel ruolo di Liane Wigand
Philip Baker Hall nel ruolo di Don Hewitt
Lindsay Crouse nel ruolo di Sharon Tiller
Debi Mazar nel ruolo di Debbie De Luca
Stephen Tobolowsky nel ruolo di Eric Kluster
Colm Feore nel ruolo di Richard Scruggs
Bruce McGill nel ruolo di Ron Motley
Gina Gershon nel ruolo di Helen Caperelli
Michael Gambon nel ruolo di Thomas Sandefur
Rip Torn nel ruolo di John Scanlon
Lynne Thipgen nel ruolo di Mrs. Williams
Robert Harper nel ruolo di Mark Stern
 

SOGGETTO

Brenner, Marie
 

SCENEGGIATORE

Mann, Michael
Roth, Eric
 

SCENOGRAFIA

Morris, Brian

TRAMA

Jeffrey Wigand lavora come capo ricercatore e dirigente alla Brown & Williamson, azienda produttrice di tabacco. Quando decide di non poter più rimanere in silenzio di fronte alle manipolazioni cui assiste, Jeffrey viene messo di fronte ad una situazione irreversibile: o si adegua e resta o perde il posto. Licenziato, Jeffrey diventa il testimone chiave nella causa che lo stato del Mississippi ed altri 49 Stati intentano contro l'industria del tabacco. Tutto questo viene pagato a caro prezzo. Jeffrey prende contatti con Lowell Bergman, un giornalista della CBS sempre in cerca di esclusive. Lowell decide di combattere questa battaglia a fianco di Jeffrey e lo convince a registrare una intervista-verità all'interno della trasmissione di grande ascolto '60 minuti'. Qui Jeffrey fa dichiarazioni piuttosto compromettenti e il giorno della messa in onda arriva dai vertici della CBS l'ordine di 'ritoccare il programma'. Jeffrey viene lasciato dalla moglie; Lowell rimane isolato all'interno della redazione. Quando le cause legali vanno avanti e si arriva ad una prima sentenza che condanna i produttori di tabacco, la CBS fa marcia indietro. Ma a quel punto Lowell si licenzia, ormai il caso ha attirato l'attenzione di tutti. E questo rappresenta già un successo.

CRITICA

"La capacità e il coraggio di un cinema che si prende il suo tempo, che indugia sulle facce e sui particolari (le mani sempre in moto di Al Pacino, gli occhiali e i silenzi di Russell Crowe, un solitario, inquietante giocatore di golf nella notte, gli elementi ravvicinati di una camionetta di komeinisti) per raccontare i mondi distanti di due uomini, che si incrociano in nome di un ritrovato orgoglio. Il mondo di Lowell Bergman è quello veloce dell'informazione d'assalto: "60 Minutes", programma di punta della CBS, famoso per le sue interviste di attualità. Quello di Jeffrey Wigand, invece, è un mondo privato, segnato dai ritmi quotidiani della famiglia, sconvolto dal suo improvviso licenziamento dalla multinazionale del tabacco per la quale è dirigente. Wigand è uno scienziato, la sua moralità non può tollerare più quello che vede. Bergman lo marca stretto e lo convince a denunciare. Ma neppure il suo mondo è a posto. Come in "Heat", Michael Mann lavora ancora su due fisionomie diverse per farle, lentamente, sovrapporre. Le intenzioni non corrispondono quasi mai ai risultati. Non basta avere appese in ufficio le foto di Allen Ginsberg e Martin Luther King per essere in pace con il proprio passato. Non basta aver studiato con Marcuse. E non basta neppure, semplicemente, andarsene in silenzio. Tutti e due, in qualche maniera sottile e insinuante, hanno tradito quello che erano. E tutti e due lo ritrovano: «Che cosa è cambiato?». «Vuoi dire da stamattina?». «No, voglio dire da sempre. Al diavolo, andiamo in tribunale». Una scelta morale, in extremis forse; ma finalmente morale, a costo di buttare per aria carriera, famiglia, solidità, forse addirittura la sicurezza personale. "The Insider" non è un pamphlet, non è il solito film sociale: è un raro esemplare di grande cinema morale, di scavo atroce su quello che eravamo e quello che siamo diventati. Non ci sono alibi: come dice la moglie ad Al Pacino: «Devi sapere quello che vuoi fare prima di farlo». Ci riguarda tutti.... " ("Film Tv", Emanuela Martini)

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