Inland Empire - L'impero della mente2006

SCHEDA FILM

Inland Empire - L'impero della mente

Anno: 2006 Durata: 168 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, GIALLO

Regia:David Lynch

Specifiche tecniche:SONY DSR-PD150, DV, 35 MM (1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:STUDIO CANAL

Distribuzione:BIM (2007), DVD: 01 DISTRIBUTION HOME VIDEO

ATTORI

Laura Dern nel ruolo di Nikki Grace/Susan Blue
Jeremy Irons nel ruolo di Kingsley Stewart
Justin Theroux nel ruolo di Devon Berk/Billy Side
Harry Dean Stanton nel ruolo di Freddie Howard
Peter J. Lucas nel ruolo di Piotrek Krol
Karolina Gruszka nel ruolo di Ragazza persa
Jan Hencz nel ruolo di Janek Jan Hench
Krzysztof Majchrzak nel ruolo di Fantasma
Diane Ladd nel ruolo di Marilyn Levens
Julia Ormond nel ruolo di Doris Side
Ian Abercrombie nel ruolo di Henry, il maggiordomo
Bellina Logan nel ruolo di Linda
Amanda Foreman nel ruolo di Tracy
William H. Macy nel ruolo di Annunciatore
Laura Harring nel ruolo di Jane/se stessa
Michael Paré
Nastassja Kinski
Austin Jack Lynch nel ruolo di Autista di Devon Berk Austin Lynch
Cameron Daddo nel ruolo di Manager di Devon Berk
Chamonix Bosch nel ruolo di Sally Irwin
Charlene Harding nel ruolo di Roxi
Emily Stofle nel ruolo di Lanni
Erik Crary nel ruolo di Sig. K
Heidi Schooler nel ruolo di Lilli
Henryka Cybulski nel ruolo di Sig.ra Zydowicz
Jamie Eifert nel ruolo di Sandi
Jason Weinberg nel ruolo di Manager di Nikki Grace
Józef Zbiróg nel ruolo di Darek
Jerry Stahl nel ruolo di Agente di Devon Berk
John Churchill nel ruolo di Chuck Ross
Jordan Ladd nel ruolo di Terri
Kat Turner nel ruolo di Dori Kathryn Turner
Kristen Kerr nel ruolo di Lori
Leah Morelli nel ruolo di Carolina
Leon Niemczyk nel ruolo di Marek
Marek Zydowicz nel ruolo di Gordy
Marian Stanislawski nel ruolo di Franciszek
Masuimi Max nel ruolo di Niko
Melissa Lowndes nel ruolo di Assistente di Marilyn Levens
Michelle Renea nel ruolo di Kari
Mikhaila Aaseng nel ruolo di Tammi
Neil Dickson nel ruolo di Produttore
Phil DeSanti nel ruolo di Tim Hurst
Robert Charles Hunter nel ruolo di Detective Hutchinson
Sara Glaser nel ruolo di Ellen Thomas
Scott Coffey nel ruolo di Jack Rabbit
Scout Alter nel ruolo di Stage Manager
Stanislaw Kazimierz Cybulski nel ruolo di Sig. Zydowicz
Stanley Kamel nel ruolo di Koz Kakawski
Terryn Westbrook nel ruolo di Chelsi
Wendy Rhodes nel ruolo di Salli
 

SOGGETTO

Lynch, David
 

SCENEGGIATORE

Lynch, David
 
 

MONTAGGIO

Lynch, David
 

COSTUMISTA

Bivens, Heidi
 

EFFETTI

Rudell, Ken

TRAMA

In un elegante quartiere residenziale posizionato in una vallata alle porte di Los Angeles, una donna è nei guai. È innamorata e intorno a lei c'è un denso alone di mistero. La sua storia si intreccerà con quella di un attore appena scelto per interpretare il ruolo di un gentiluomo del sud in una grande produzione...

CRITICA

"Chi si aspettava gli accenti lucidi del cinema verità così vividi in una 'Storia vera' rimarrà deluso. Ed anche chi ricordava le cifre thriller così travolgenti di 'Mulhollan Drive', visto solo pochi anni fa. Qui c'è il buio, voluto, insistito, e c'è il mistero, fino ai limiti dell'enigma. Al centro una donna che, all'inizio, sembra coinvolta in una trama semplice. È attrice, ottiene la parte di protagonista per un film televisivo, recita a fianco di un attore cui forse è troppo legata. Tanto che il marito minaccia lui e lei. Poi si cambia ed è sempre più arduo - perché il regista così vuole - distinguere le scene del film mentre si gira da altre che forse l'attrice sta vivendo. Con un'episodica, attorno, che tende anche di più a rimescolare le carte: qua, infatti, ci sono dei personaggi che, avulsi dal contesto, parlano fra loro in polacco, là si ritorna spesso su un palcoscenico dove recitano tre personaggi, due uomini e una donna nascosti però sotto delle maschere d'asino e a tutte le loro battute una platea che non si mostra scoppia a ridere. Un puzzle, un gioco nero in cui però Lynch dispiega molte delle sue doti visionarie. Privilegiando l'oscuro anche in modo estremo. Ma con sapienza. Fra i suoi mezzi, l'interpretazione di Laura Dern nei panni della protagonista. Ora realistica, ora astratta, ora allucinata. Una prova d'attrice." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 settembre 2006) "Chiunque richieda chiarezza & coerenza della trama si astenga dal festeggiare David Lynch. Il cine-guru di 'Velluto blu' e 'Cuore selvaggio' ha tenuto fede alla sua fama recapitando ai festivalieri una vera e propria bibbia aristico-ideologica: 'INLAND EMPIRE', rigorosamente scritto a lettere maiuscole, sciorina, infatti, lungo circa tre ore il puzzle affascinante e labirintico degli incubi, delle allusioni e dei doppi e tripli rimandi che (in)definiscono il suo personalissimo universo. Prendere o lasciare, come sempre: per ogni spettatore estasiato dall'overdose di allucinazioni ottiche, apparizioni ectoplasmatiche, recitazioni straniate, soluzioni sceniche impossibili, distorsioni narrative e sberleffi dialogici, ne spunteranno due indignati per l'insistita, proterva gratuità delle medesime prodezze. (...) Acclarato, si fa per dire, l'argomento che potrebbe adattarsi a un'opera lirica così come a un dipinto seicentesco o ad un album di fumetti manga, la sfida si sposta sul piano, magari prosaico, del senso da attribuire alla fastosa cascata d'immagini firmate dal maestro. Ma è proprio qui che il bilancino critico diventa di fatto inutile e molesto: i dubbi e gli interrogativi non sono, per Lynch, strumento di negoziato tra spettatori e critici bensì l'ultimo jolly servito, l'unico pathos concesso alla fiction audiovisiva postmoderna. (...) Letteralmente arroventato dall'incessante impatto tra fantasmi della mente e fantasmi della personalità - metafora neanche troppo oscura del rapporto dell'autore con la Storia - 'INLAND EMPIRE' trasmette una primigenia forza di cinema che merita applausi a scena aperta e può cedere di schianto solo di fronte a una ripulsa indotta dalla noia e la sazietà del destinatario-spettatore." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 settembre 2006) "L'autore di 'Cuore selvaggio' sterza e scompagina come non mai. Il suo nuovo incubo sarà da rivedere, al di là della stordita passione. Ma intanto è bello e istruttivo che il Leone d'oro sia stato dato alla carriera di un sognatore solitario e costante." (Claudio Carabba, Magazine, 14 settembre 2006) "Nel film più misterioso e decostruito, David Lynch torna alle proprie origini ('Eraserhead') d'un cinema-cinema: senza una storia avviata verso la conclusione, senza psicologia dei personaggi, senza sociologia né politica né sentimenti, senza logica. (...) Opere tanto innovative non sono mancate nella storia recente della cultura occidentale, basti pensare a Picasso e Joyce. Si vedono Laura Dern in pericolo, una infida vicina di casa, alcuni uomini con la testa e le orecchie lunghe da coniglio, un film nel film diretto da Jeremy Irons, ballerinette petulanti, corridoi, nebbie malefiche, vento. Per la prima volta il regista lavora in digitale, affascinato dalla rapidità del mezzo, divertito nello sperimentarla, per nulla turbato dalla imperfezione dell'immagine. Il film, lungo quasi tre ore, è meno creativo e più pesante nella seconda parte; in ogni sua parte è incomprensibile, tentare di comprenderlo è soprattutto inutile." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 9 febbraio 2007) "Il soggetto di 'Inland Empire' è difficile da riassumere: le scene sembrano slegate le une dalle altre, come frammenti sovrapposti di eventi situati a latitudini e in tempi differenti. E invece Lynch, persuaso dell'esistenza di una coscienza universale che tutto unifica, riesce a dare al film una coerenza: a patto di non cercarvi, beninteso, spiegazioni razionali o semplificazioni di comodo. Il cineasta utilizza gli strumenti peculiari del cinema per sfidare le leggi del tempo e della verosimiglianza; ci riesce a condizione che ogni elemento del suo universo filmico, una volta unito al puzzle dell'insieme, conservi una coerenza. Certo, anche per i suoi ammiratori più convinti l'adattamento all'universo in questione richiede una notevole dose di concentrazione: ed esige alcune rinunce rituali, come quella a definire i ruoli di passato, presente e futuro lasciandosi assorbire da un labirinto temporale dove Lynch apre delle porte arcane per far comunicare tra loro epoche diverse e luoghi diversi. Il piacere (o il suo contrario) che si prova alla visione delle tre ore del film dipende, sostanzialmente, dall'accettazione che ciascuno è disposto ad accordare alle regole del gioco. Resta da aggiungere che 'Inland Empire' è sperimentale anche nella tecnica di realizzazione."(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 9 febbraio 2007)

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