In fondo al bosco2015

SCHEDA FILM

In fondo al bosco

Anno: 2015 Durata: 88 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:Stefano Lodovichi

Specifiche tecniche:DCP

Tratto da:-

Produzione:MANUELA CACCIAMANI PER SKY CINEMA IN ASSOCIAZIONE CON ONE MORE PICTURES

Distribuzione:NOTORIUS PICTURES

ATTORI

Camilla Filippi nel ruolo di Linda Weiss
Filippo Nigro nel ruolo di Manuel Conci
Giovanni Vettorazzo nel ruolo di Pietro Weiss
Teo Achille Caprio nel ruolo di Tommi a 9 anni
Stefano Pietro Detassis nel ruolo di Hannes Ortner
Maria Vittoria Barrella nel ruolo di Else
Roberto Gudese nel ruolo di Flavio
Luca Filippi nel ruolo di Dimitri
Alessandro Corabi
 
 

MONTAGGIO

Di Tanna, Roberto
 

SCENOGRAFIA

Frabetti, Daniele
 

COSTUMISTA

Ginevra De Carolis

TRAMA

Inverno 2010. Dolomiti. Tommaso Conci, un bambino di 4 anni, scompare durante una festa in cui persone mascherate da diavoli, i Krampus, terrorizzano il paese con fruste e catene. Cinque anni dopo viene ritrovato un bambino senza nome e documenti. Il DNA coincide: è Tommi. Manuel, il padre, può finalmente riabbracciare il suo bambino. La madre Linda, invece, non riesce ad adattarsi a quella nuova situazione. Un sospetto scava dentro di lei: e se quel bambino non fosse davvero suo figlio?

CRITICA

"Si può fare buon cinema di genere fondendo cronaca nera, delitto di Cogne, sette sataniche, inchiesta su quel mondo di provincia che in Italia racconta solo, e quasi sempre male, la tv? Certo che si può e per una buona metà 'In fondo al bosco' fa sperare. Belle atmosfere, protagonisti convincenti, trama solida. Ma poi per tenere insieme tutte le sue troppe anime, il film si fa macchinoso, improbabile e scade nell'imitazione di tanto cinema di genere. Meno formule, più invenzione. Se no sa sempre tutto un po' di tavolino." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 19 novembre 2015) "È un tipico spunto da film horror quello di 'In fondo al bosco' di Stefano Lodovichi, al suo secondo film. Anche se la classificazione non piace al regista, che preferisce considerarlo un thriller. (...) La materia c'è, abbondantemente. Tuttavia dell' horror viene evitata l'ineluttabilità degli snodi e la mancanza di tridimensionalità morale o psicologica. C'è anche la mano del regista, ma si ha sempre il sospetto che i film italiani abbiano timore di affondare nelle leggi 'di genere'." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 19 novembre 2015)

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