IL VESTITO DA SPOSA2003

SCHEDA FILM

IL VESTITO DA SPOSA

Anno: 2003 Durata: 105 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:CARLO DEGLI ESPOSTI PER PALOMAR

Distribuzione:ISTITUTO LUCE (2004)

TRAMA

Stella, una ragazza che sta per sposarsi, si trova nell'atelier di abiti da sposa di cui è proprietario Franco, un affascinante stilista. Dopo poche ore, al tramonto, Stella viene violentata da quattro uomini incappucciati. Dopo il terribile episodio, Stella decide di non sposarsi più. Finita l'estate, Stella tenta di ricostruire la sua vita. In un giorno di pioggia, mentre sta aspettando la corriera, Stella incontra di nuovo Franco...

CRITICA

"Scandito dalle tappe simboliche di un percorso interiore (l'albero della violenza, l'acqua ferma del lago, il mare del finale), 'Il vestito da sposa' dribbla il quotidiano per corteggiare la logica ineffabile del profondo, ma soffre di incertezze (ambientazione, punto di vista) che uno script più accorto poteva facilmente evitare. Colpisce che la regista de 'La Maschera' e di 'Zuppa di pesce' si tuffi, in temeraria solitudine, nelle acque più oscure del mondo maschile. Fino a fare di quello stupratore pentito e non del tutto perduto il protagonista occulto del film. Forse doveva andare fino in fondo. Ma siamo onesti, l'avrebbero linciata." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 aprile 2004) "Peccato che l'estate scorsa Locarno abbia perso l'occasione di laureare Maya Sansa per 'Il vestito da sposa'. Infatti il film della Infascelli si impone soprattutto per l'appassionata partecipazione di questa giovane, che sembra vivere sulla propria pelle il dramma del personaggio, l'orrore di aver subìto uno stupro da parte di un quartetto di sciagurati vitelloni col passamontagna. (...) Eccellente nella prima parte, affidato alla palpitante e sempre credibile presenza della Sansa, il film convince meno quando si trasforma in una specie di thrilling." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 1 maggio 2004) "Sarebbe un film coraggioso quello di Fiorella Infascelli, appartenente a una dinastia cinematografica cui dedicò più di un decennio fa il suo 'Zuppa di pesce', Coraggioso nel mettere in scena e in piazza delle inquietudini inconfessabili. (...) Il film ha un tono, un colore, una personalità ma pesa troppo su di lei, mentre le controparti sono troppo sbiadite o inesistenti." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 21 maggio 2004)

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