Il posto dell'anima2002

SCHEDA FILM

Il posto dell'anima

Anno: 2002 Durata: 106 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:LIONELLO CERRI PER ALBACHIARA, RAICINEMA

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

TRAMA

La multinazionale 'CarAir', produttrice di pneumatici, annuncia l'imminente chiusura della stabilimento di Campolaro, con il conseguente licenziamento di decine di operai, la stragrande maggioranza dei quali provenienti dal piccolo paese situato sulle montagne circostanti. Decisi a non arrendersi, gli operai organizzano forme di lotta che, poco a poco, portano il loro caso ad approdare sui tg nazionali. Fra gli operai, Antonio sogna di tornare a vivere nel suo paese insieme alla compagna Nina, che ora lavora a Milano e che invece vorrebbe che fosse lui a lasciare tutto per andare a Milano e sposarla. Il sindacalista Salvatore ha un rapporto conflittuale con il figlio diciottenne. Mario, invece, che ha due figli e un mutuo da pagare, cerca una via alternativa aprendo una fabbrica di pasta fresca insieme a sua moglie Emanuela e alla moglie di Salvatore. Quando la CarAir decide di chiudere definitivamente lo stabilimento, gli operai tentano un gesto di protesta estremo, quello di andare in America per parlare con Gerardo, il lontano cugino di Emanuela emigrato in America che secondo molti in paese è la causa della chiusura dello stabilimento. Ma ormai è davvero troppo tardi...

CRITICA

"I naufraghi sono, in ordine di età e di attaccamento al passato: Michele Placido, sindacalista puro e duro; Silvio Orlando, sognatore innamorato della sua terra; Claudio Santamaria, cinico-pragmatico tutto rabbia e vitalità. Non sono, ci dice 'Il posto dell'anima' di Riccardo Milani, tre santi. In compenso sono tre santini, così schematici e cuciti col filo bianco che non si crede ai loro tormenti più di 5 minuti. Nello script di Starnone c'è di tutto e di più, ma manca il tono (farsesco? sentimentale? neopopulista?). E fra macchiette stantie e incongrui affondi musicali l'insieme sa di vecchie formule in svendita. Fidanzate troppo lontane e moderne per essere capite. Mogli trattate da serve. Figli rifiutati e sviliti anche se sono il nuovo che avanza (leggi Internet). Morti in fabbrica sempre taciuti, per paura e sostanziale complicità coi padroni. E poi: dirette Rai, improbabili trasferte all'estero, cast ottimo e sprecato (Paola Cortellesi, Imma Piro, Flavio Pistilli, Maria Laura Rondanini). Continuiamo così, facciamoci del male". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 9 maggio 2003) "Che sensazione di pienezza dà il film di Milani. E che bel trio Michele Placido, Silvio Orlando e Claudio Santamaria. Che bella scrittura (Domenico Starnone), che bella storia, che bei personaggi. E che titolo giusto. (...) Ciò che conta molto è come questo film, senza rinunciare a nessuno dei punti indispensabili dall'umorismo all'invettiva al patetismo, sappia difendersi dalla retorica. E gli faremmo un torto assimilandolo al cinema inglese-operaio. La scena madre di Orlando davanti ai boss di Detroit è nipote della requisitoria del professorino Mastroianni de 'I compagni': e il suo turbamento da 'compagno' tradito è figlio del muratore Mastroianni di 'Dramma della gelosia' che a San Giovanni non ascolta la voce di Ingrao ma si chiede perché la bella Adelaide lo abbia lasciato". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 maggio 2003) "'Il posto dell'anima' è un film di qualità nobile, che mira alto senza lanciare messaggi. La regia si fa complice dei bravi interpreti, concedendo a ciascuno spazi e tempi giusti: Placido incarna la dignità del proletario, Santamaria da farfallone e Orlando in tutta la sua gamma di affermato promiscuo. Vedi la scena in cui stupisce un'assemblea parlando all'improvviso un buon inglese, mentre sta solo declamando i versi di una canzone. Qualche musichetta dolciastra, qualche indugio paesaggistico e un finale pasticciato non tolgono granché al risultato positivo del film". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 10 maggio 2003) "Riccardo Milani racconta l'odissea di un gruppo di operai del solitario Abruzzo dimessi da una multinazionale spietata: nonostante la giusta rabbia il tono è dolce, a volte troppo". (Claudio Carabba, 'Sette', 22 maggio 2003)

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