SCHEDA FILM

Il pianeta azzurro

Anno: 1981 Durata: 90 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DOCUMENTARIO

Regia:Franco Piavoli

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:SILVANO AGOSTI PER XI MARZO CINEMATOGRAFICA

Distribuzione:INDIPENDENTI REGIONALI (1982)

TRAMA

Il film parte da alcuni versi di Lucrezio, dal "De rerum natura", che proiettati all'inizio sullo schermo sembrano offrirci una prima chiave di lettura delle immagini che seguiranno: "Il nascere si ripete/di cosa in cosa/e la vita/a nessuno è data in proprietà/ma a tutti in uso". Si tratta dunque di un documentario attento di fenomeni e meraviglie della natura, offerto al nostro sguardo distratto di abitanti un mondo di plastica, che non sa più vedere né contemplare, e al nostro orecchio frastornato dai fragori, che non sa più ascoltare? Oppure si tratta di una "Weltanschaung" struggente e amara? Il cosmo è contemplato nel film nei suoi contrasti di tenera bellezza da una parte: lo sgelo, il fluire delle acque, la pioggia, la luce, il germogliare della vita, i colori, i fiori, le musiche raccolte e misteriose, le voci umane sommesse e senza parole, l'iridescenza dei riverberi, la dolcezza degli esseri che si cercano ... e dall'altra l'affannarsi, la fatica, l'avidità, le risse; l'aggressività dei moderni macchinari agricoli, che violentano le zolle e ingoiano i prodotti, la crudeltà della vita - animale e umana indistintamente - con la sopraffazione che sembra dominarla ... E poi le illusioni, il pianto, la solitudine dell'adolescenza e della vecchiaia il dissolversi di ogni cosa. E infine la morte, rappresentata dalle sequenze finali nella staticità del paesaggio irrigidito dal gelo e immerso nel grigio funereo della nebbia. Un arco di 24 ore? di quattro stagioni? di un'intera vita? o di secoli e millenni, con eventi, fatti, voci, gesti, passioni che si ripetono per generazioni e di cui non si coglie il perché?

CRITICA

"Primo lungometraggio di un autore italiano nascosto, una poesia discreta su ciò che vive a dispetto e nell'indifferenza di tutti, di là dalla città e tra gli alberi. Quasi un carpire con pudore il respiro nascosto della natura, i suoi flussi stagionali, le sue meraviglie inascoltate". ('Segnocinema')

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