SCHEDA FILM

Il piacere

Anno: 1985 Durata: 87 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:EROTICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:liberamente tratto da "Il Piacere" di Gabriele D'Annunzio

Produzione:FILMIRAGE

Distribuzione:DMV - AVO FILM, ARCA PROD. AUDIOVISIVE, CENTER VIDEO

TRAMA

Siamo nell'Italia degli anni '30, in piena epoca fascista, e Gérard Antoniani, ormai oltre i quarant'anni, ricorda con struggente nostalgia Leonora, una donna che lui conobbe anni prima a Venezia e con la quale ebbe un'intensa storia d'amore. Le parole che i due si scambiarono durante gli amplessi furono tutte fedelmente registrate e Gérard le ascolta ancora con morbosa commozione. Leonora era una donna molto bella ma altrettanto corrotta, amava Gérard ma contemporaneamente cercava altri uomini e dovunque si lasciava amare da essi abbandonandosi ad ogni sorta di spregiudicatezze. Era solita andare pure in un bordello per appagare la sua insaziabile sete di piacere e frequentare un posto speciale, un Tempio dell'Amore, con una strana sacerdotessa Haunani, dove ci si amava in vari modi e ci si inebriava con sostanze particolari. Dopo tanti anni e la morte di Leonora, a turbare la pace di Gérard e della sua convivente Fiorella, giungono nella sua casa, i due figli dell'ex amante, Ursula ed Edmund dei quali è tutore: la prima è identica alla madre per bellezza e per corruzione, il secondo è un giovanotto aitante con un equilibrio nervoso molto instabile. La giovane si innamora di Gérard e tenta in tutti i modi di provocarlo e costringerlo ad assecondare le sue voglie, ma l'uomo le resiste perchè troppo forte è in lui in ricordo di Leonora. Fiorella, dal canto suo, seduce Edmund il quale trova in lei un'amante-mamma ideale. Ursula fa ingelosire Gérard recandosi nello stesso bordello in cui era famosa sua madre, buttandosi nelle braccia di uomini occasionali, prendendo atteggiamenti molto disinvolti. Alla fine la ragazza riesce nel suo intento: Gérard scopre di amarla sul serio ed accetta di soddisfare le esigenze di lei che poi sono anche le sue.

CRITICA

"Ogni riferimento a D'Annunzio è quasi puramente casuale. In realtà Joe D'Amato, che in questi anni ha tenacemente proseguito sia la produzione di film hard core, sia quella di film sexy patinati, usa nel 'Piacere' la ricetta Tinto Brass, Venezia-fascismo-erotismo, per vedere se funziona ancora. In questo momento in cui, in alcune città europee (vedi Milano), qualcuno ha deciso che nessuno può più considerarsi tanto maggiorenne da entrare in un cinema a luci rosse, la ricetta funziona. Non mancano la maitresse di buon cuore (Dagmar Lassander), le ragazze tutto pepe, la Laura Gemser (è un'ondata di ritorni per le soubrettes del sexy all'italiana) che offre l'oppio per dimenticare, e c'è anche Lilli Carati che mostra giustamente orgogliosa, il suo corpo ancora di 'ragassa'. Nel feuilleton, molto elementare nei meccanismi narrativi e psicologici (c'è continuamente lo zio Gérard che ricorda e si eccita in flash back), appare però soprattutto Andrea Isabelle Guzon che, oltre a tutto il ben di Dio che mostra, ha anche l'occhio vispo, il che non guasta. Ah, dimenticavo, questo Gérard, per buon peso, ha anche il padre antifascista: ma, per carità non si parli di storia. La chiave del film è un'altra." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 21 Agosto 1985) "Sul versante del regime ritroviamo dunque quel gusto un tantino pompier della ricostruzione d'ambiente, con un'attenzione per il bri-à-brac dell'epoca nettamente superiore a quella riservata a recitazione e regia, che poi è stato per anni il gusto dominante negli sceneggiati televisivi. Sul versante familiare invece è di scena una giovane di scarsa fantasia, decisa a ripercorrere le orme della madre sporcacciona e recentemente defunta. La signora insidiava lo stalliere, frequentava bordelli e seduceva sconosciuti nel buio delle sale cinematografiche? La figlia prontamente la imita, nonostante sia ancora vergine, e tutto per ingelosire ed eccitare il patrigno, che invece non vuole saperne di lei. Non molto più brillante la vicenda parallela del fratellino, accudito da Lilli Carati. Molto orali e apertamente edipici gli amplessi. Geniale, a modo suo, la scena dell'attacco epilettico scongiurato grazie a un seno prontamente offerto e poppato." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 Agosto 1985) "Il regista Joe D'Amato - che con il nome vero (Aristide Massaccesi) firma l'elegante fotografia - cerca, dopo 'L'alcova', di ripetere l'esperimento del film osè non schiavizzato dalla sfacciata pornografia dilagante nei cinema a luci rosse. Nel Piacere, anche senza richiami dannunziani D'Amato mostra di voler intellettualizzare la materia erotica attraverso un'evocazione accurata del tempo che fu, e lo fa portando sullo schermo una vicenda Anni '30, ambientata, come 'La chiave' di Brass, a Venezia e, in parte, esplicitamente collocata in un lussuoso postribolo frequentato da gerarchi fascisti. Tra le abituali signorine interne, prodighe d'amore ad alta tariffa, ecco una collaboratrice esterna, d'estrazione borghese alla quale va di prostituirsi per una interiore sua particolare inclinazione al peccato carnale. Quando tale 'bella di giorno' muore, rimpianta da tutti, sarà la figlia Ursula, che ha la stessa vocazione della madre, a prenderne il posto, nonché a favorire un'asta in cui è in palio la sua verginità. Nel film c'è questo e altro (per esempio un patrigno poco eccitabile e un fratellino epilettico): il tutto confezionato senza troppa accortezza, ma reso piccante dalla presenza di interpreti belle a vedersi." ('La Stampa', 23 Agosto 1985)

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