IL MIO PICCOLO GENIO1991

SCHEDA FILM

IL MIO PICCOLO GENIO

Anno: 1991 Durata: 99 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:SCOTT RUDIN - PEGGY RAJSKI

Distribuzione:CDI (1992) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO (WINNERS)

TRAMA

Fred Tate è un bimbo prodigio: legge da solo prima di andare a scuola, e a sette anni risolve astrusi problemi matematici e suona magnificamente il pianoforte. La madre, Dede, una cameriera che vive sola, pur conscia delle possibilità del ragazzo, vorrebbe conservargli una dimensione infantile, anche se la diversità di Fred lo aliena dall'amicizia e dai giochi coi compagni. Sollecitata da una fondazione diretta dalla dottoressa Jane Grierson, ex bambina prodigio, che raccoglie piccoli "geni" per effettuare test attitudinali e viaggi di istruzione ed esibizione, Dede sulle prime rifiuta di affidare Fred a chi sembra saperne più di lei ma, dopo una festa di compleanno del ragazzo in cui nessun amichetto si presenta, acconsente alle richieste della dottoressa. Fred viene ammesso, e si esibisce con successo in soluzioni di enigmi matematici, suscitando l'invidia di Damon, più grandicello e già incattivito e condizionato dalla sua situazione anormale. Fred, alla ricerca di una figura maschile, fa amicizia con un giovane studente dell'Università dove è stato iscritto per seguire i corsi di fisica e che per sbaglio lo ha colpito con un mappamondo lanciato incautamente dalla finestra. Ma anche questa amicizia, per l'egoismo del giovane e l'attaccamento eccessivo del ragazzo ha una breve durata. La dottoressa, che ha preso a cuore il caso di Fred, tenta in tutti i modi di conquistare l'affetto, ma le sue manie dietetiche ed il suo stile educativo da istitutrice non fanno che far sentire il ragazzo sempre più solo. Invitato con la sua ospite ad uno show televisivo, Fred beffa spettatori ed intervistatore recitando una ridicola poesia sui velieri scritta da un vecchio compagnetto di scuola, e scappa a casa, dove la madre, guidata dall'istinto, lo ritrova. Rientrato in famiglia, Fred sembra recuperare spazi e comportamenti infantili di cui ha bisogno, mentre Jane, convinta che niente può sostituire per un ragazzo sia pura geniale, la figura materna, fa amicizia con Dede, che ha superato l'ostilità nei suoi riguardi.

CRITICA

Questo film sulla solitudine infantile ed esistenziale e sul valore degli affetti familiari pur se è recitato con convinzione e nitore e trasmette in modo chiaro il messaggio di cui è portatore non riesce, nonostante numerosi spunti a disposizione, a coinvolgere. La preoccupazione della regista di focalizzare la solitudine di una ragazza, minuscola figura sovrastata dalla mole inespressiva ed incombente di grattacieli, o chiusa nel suo mondo di riflessioni che i coetanei non possono nemmeno immaginare e respingono, non toglie alla pellicola un tono didascalico, da parabola sui buoni ed i meno buoni sentimenti. Anche se il ragazzo è spesso convincente, e la Foster riesce a dare credibilità alla ragazza madre che fa tutto da sola, ai limiti del noioso e del credibile appare invece Dianne West, la dottoressa, con un'eterna espressione melensa sul volto, tale da insinuare nella mente dello spettatore qualche dubbio sulla sua presunta genialità, di cui invero nel film dà scarse prove. Si avverte comunque lo scollamento di un ragazzo, fornito del terribile dono di una mente adulta in un corpo infantile, dalla realtà che lo circonda, e si avverte (e nell'episodio con l'improvvisato amico all'università si tocca forse il punto più vero del film), il suo estremo bisogno di una figura paterna. Film onesto, ma di tono, come s'è detto, assai semplicistico. (Segnalazioni Cinematografiche)

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