Il mercante di pietre - The Stone Merchant2006

SCHEDA FILM

Il mercante di pietre - The Stone Merchant

Anno: 2006 Durata: 107 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Renzo Martinelli

Specifiche tecniche:-

Tratto da:ispirato al romanzo "Ricorda di dimenticarla" di Corrado Calabrò

Produzione:RENZO MARTINELLI PER MARTINELLI FILM COMPANY, CREATIVE PARTNERS, BOX FILM PRODUCTIONS, MEDUSA FILM, SKY

Distribuzione:MEDUSA (2006)

ATTORI

Harvey Keitel nel ruolo di Ludovico Vicedomini, il mercante di pietre
Jane March nel ruolo di Leda
Jordi Mollà nel ruolo di Alceo Jordi Molla
F. Murray Abraham nel ruolo di Shahid
Paco Reconti nel ruolo di Valerio
Federica Martinelli nel ruolo di Rita
Bruno Bilotta nel ruolo di Libero
Eleonora Martinelli nel ruolo di Assistente del Mercante
Lucilla Agosti nel ruolo di Lydia
Alena Ivanov nel ruolo di Russa
Jonis Bascir nel ruolo di Somalo
 

MONTAGGIO

Bargero, Osvaldo
 

SCENOGRAFIA

Faini, Andrea
 

COSTUMISTA

Nebiolo, Silvia
 

EFFETTI

Buffa, Marcello

TRAMA

La doppia vita di un cristiano apostata convertito all'Islam che, dietro l'apparenza di un insospettabile commercio di pietre preziose con l'Afghanistan e la Turchia, nasconde la sua appartenenza a una cellula 'dormiente' di Al Qaeda. Il suo compito è quello di applicare la "strategia della colomba" che consiste nel sedurre una ragazza per trasformarla in un inconsapevole vettore di morte. Il Mercante più volte ha portato al successo operazioni simili e ora è impegnato ad organizzare l'imbarco sul traghetto della Manica di un'auto con una bomba cosiddetta 'sporca', cioè arricchita da materiale radioattivo. La donna prescelta in quest'occasione è Leda, una trentenne di successo. Responsabile delle relazioni esterne di un'importante compagnia aerea, è la moglie di Alceo, un docente universitario che ha perso tutte e due le gambe nell'attentato all'ambasciata americana di Nairobi. Il rapporto tra i due coniugi è diventato faticoso, Leda è stressata e Alceo ha acquisito un sesto senso sul terrorismo islamico di cui era già esperto. La fragilità di Leda sembra rendere facile il gioco al Mercante che, però, questa volta si è innamorato della "colomba".

CRITICA

"Si è detto a volte che il cinema che fa Martinelli rappresenta la versione aggiornata e tecnologicamente più sofisticata di quello di Giuseppe Ferrara. In realtà Ferrara, per quanto con l'accetta della perentorietà e senza troppo curarsi delle finezze di stile, ha sempre fatto film d'inchiesta e indagine. Mentre Martinelli, sicuramente in questo caso, fa un film a tesi, un manifesto ideologico. Riassunto nella battuta "la democrazia non è sempre lo strumento più giusto" (citiamo a memoria, comunque il senso è questo). (...) Senza sottovalutare l'importanza degli argomenti, giacché stiamo giudicando un racconto diremo qui che è molto insoddisfacente il loro svolgimento. Dall'estrema prevedibilità alla rozzezza dei dialoghi è tutto un banalizzare sia pur nella lucentezza della confezione. A un certo punto Martinelli fa dire a un personaggio (che c'entra?) che i critici non capiscono niente e sono tutti frustrati. Possibilissimo, ma non più dei registi che fanno brutti film." (Paolo D'Agostini, "la Repubblica", 15 settembre 2006) "Mettendo le mani avanti, Martinelli fa dire alla moglie adultera del prof. di terrorismo islamico, che vuole vedere un film distrutto perché fatto a pezzi dai critici, che, secondo lui sono tutti frustrati. È poco: frustratissimi. Perché il film svende e fa rimbalzare in triangolo amoroso un tema attuale, con un' inaccettabile dose di allarmismo anti-arabo da festa padana. Per arrivare poi al classico: 'Amore, qualunque cosa succeda, sappi che ti amo'. Lo dice il povero Keitel, terrorista islamico nascosto e troppo tardi pentito. Il tutto scritto e detto con banalità e con sviluppo romanzato da fiction tv." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 settembre 2006) "Renzo Martinelli è un regista con la vocazione per i temi sociali e civili, e affronta con coraggio questioni importanti rimaste irrisolte come il crollo della diga del Vajont o il delitto Moro, anche se la foga della denuncia non è sempre sorretta da un convincente impianto stilistico. Anche 'Il mercante di pietre' fa registrare una discrasia tra il provocatorio punto di vista di una storia molto attuale e l'indecisione tra il melodramma politico e il pamphlet ideologico. Per parlare di terrorismo islamico, del fanatismo fondamentalista, Martinelli ha scelto la strada dell'incontro-scontro culturale e sentimentale tra il mondo occidentale e quello musulmano. (...) La metafora del dialogo possibile tra i due universi svanisce gradualmente sotto il peso di un sostanziale preconcetto culturale che non tiene in conto le più interessanti riflessioni su identità e violenza dei musulmani come s'intitola l'ultimo libro del premio Nobel per l'economia Amartya Sen." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 16 settembre 2006).

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