Il destino1997

SCHEDA FILM

Il destino

Anno: 1997 Durata: 135 Origine: EGITTO Colore: C

Genere:METAFORA

Regia:Youssef Chahine

Specifiche tecniche:(1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:HUMBERT BALSAN E GABRIEL KHOURI PER MISR INTERNATIONAL FILMS, OGNON PICTURES, FRANCE 2, CANAL +

Distribuzione:MIKADO FILM (1998)

ATTORI

Nour El-Sherif nel ruolo di Averroè
Laila Eloui nel ruolo di Manuella, la zingara
Mahmoud Hemeida nel ruolo di Califfo Al Mansour
Safia El Emary nel ruolo di Moglie di Averroè
Mohamed Mounir nel ruolo di Bardo
Khaled El Nabaoui nel ruolo di Nasser, principe ereditario
Seif El Dine nel ruolo di Fratello del Califfo Seif Abdel Rahman
Abdallah Mahmoud nel ruolo di Borhan
Ahmed Fouad Selim nel ruolo di Sceicco Riad
Magdi Idris nel ruolo di Emiro
Ahmed Moukhtar nel ruolo di Bardo
Sherifa Maher nel ruolo di Madre di Manuella
Fayek Azzab nel ruolo di El Razi
Hassan El Adl nel ruolo di Gaafar
Hani Salama nel ruolo di Abdalla
Faris Rahoma nel ruolo di Youssef
Ingi Abaza nel ruolo di Sarah
 

SOGGETTO

Chahine, Youssef
 
 

SCENOGRAFIA

Hemdan, Hamed
 

COSTUMISTA

Nasrallah, Nahed

TRAMA

Territorio della Linguadoca, 12º secolo. Un filosofo viene bruciato sul rogo, accusato di eresia. A Cordova, nella Spagna musulmana, nello stesso periodo, il califfo Al Mansour, per soddisfare le richieste dei gruppi di fondamentalisti, ordina che tutti i lavori del filosofo Averroè vengano dati alle fiamme. I discepoli di Averroè, insieme ai suoi familiari, decidono allora di copiare i manoscritti per portarli in salvo fuori dal paese. Il califfo Al Mansour ha due figli: uno si fa convincere e va con i fondamentalisti, l'altro, più tenace, resiste, ritrova infine il fratello e lo schiaffeggia adirato. A corte, Averroè e il califfo hanno forti scontri e Averroè è tentato di bruciare in proprio i libri scritti. Nasser, il principe ereditario, si sposa con Salma e parte. Il califfo ordina il divieto di insegnamento ad Averroè e si prepara allo scontro con lo sceicco Riad, suo rivale. Con lo sceicco c'è il figlio più piccolo che potrebbe uccidere il padre ma al momento decisivo ritorna in sé e rinsavisce. Una certa tranquillità sembra tornare a corte, e il califfo decide di riabilitare Averroè. I soldati corrono ad avvertirlo prima di partire per la battaglia. Averroè ringrazia e getta l'ultimo suo libro sul rogo. "Il pensiero ha le ali, nessuno può arrestarne il volo".

CRITICA

"Mentre sembra parlare di altro 'Il destino' si occupa di questioni attuali. Lo fa con scrittura piacevole, con i ritmi rapidi del film avventuroso. E, guarda caso, finisce per dire poco proprio di Averroè. Al quale nessuno potrà togliere un primato. Ha il nome più lungo dell'intera storia della filosofia. Si chiamava, infatti, Muhammad jbn Ahmad Muhammad ibn Rushd. Spero che qualche lettore sappia dirmi come tanto nome si trasformò da noi in Averroè". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 22 marzo 1998). "Premiato al Festival di Cannes con la Palma d'oro alla carriera assegnata a Youssef Chahine, 'Il destino' è uno di quei film che parla a nuora perché suocera intenda. Trascinato in giudizio per il film 'Almohagher' ('L'emigrante'), l'egiziano Youssef Chahine ha dovuto subire intimidazioni e censure. 'Il destino' è la sua risposta: una replica che getta un ponte ideale fra le sue vicissitudini e le persecuzioni sopportate dal filosofo arabo Averroè, noto per i commenti alle opere di Aristotele. (...) Lo fa con un grandioso film in costume che non disdegna di strizzare l'occhio al musical e alla commedia, generi che conquistarono Chahine durante il soggiorno americano. Anche se pecca di compattezza e accusa più di un cedimento, Il destino è un film da non trascurare: prova di come gli intellettuali arabi si siano schierati anima e corpo contro l'integralismo". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 15 aprile 1998). "(...) Si pensa al Rossellini dei film storici televisivi o a un Carmine Gallone passato armi e bagagli alla sinistra. Averroè è interpretato da un attore simpatico che assomiglia a Pupi Avati e giganteggia soprattutto nel gesto finale di scherno: quando deride i bruciatori di libri buttando egli stesso ironicamente l'ultimo scritto sul rogo, consapevole però che le sue opere imperiture sono salve in terra egiziana". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 14 marzo 1998).

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