I villeggianti2018

SCHEDA FILM

I villeggianti

Anno: 2018 Durata: 127 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Valeria Bruni Tedeschi

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:ALEXANDRA HENOCHSBERG, PATRICK SOBELMAN PER AD VITAM PRODUCTION, EX NIHILO, COOPRODOTTO BIBI FILM CON RAI CINEMA

Distribuzione:LUCKY RED (2019)

 

MONTAGGIO

Weil, Anne
 

SCENOGRAFIA

Duplay, Emmanuelle
 

COSTUMISTA

Brechat, Nicolas
 

EFFETTI

Monbillard, Guy

TRAMA

Una grande e bella proprietà in Costa Azzurra. Un posto che sembra essere fuori dal tempo e protetto dal mondo. Anna arriva con sua figlia per qualche giorno di vacanza. In mezzo alla sua famiglia, ai loro amici e al personale di servizio, Anna deve gestire la sua recente separazione e la scrittura del suo prossimo film. Dietro le risate, la rabbia, i segreti, nascono rapporti di supremazia, paure e desideri. Ognuno si tappa le orecchie dai rumori del mondo e deve arrangiarsi con il mistero della propria esistenza.

CRITICA

"(...) è innegabile che Valeria Bruni Tedeschi sia un'attrice comica trascinante, con tempi perfetti, e una regista ormai di straordinaria consapevolezza. (...) Non solo per come orchestra gli interpreti (ottima la sintonia con la Golino, che canta 'Ma che freddo fa', balla e mima il vecchio spot della Peroni), ma per l'elegante ritmo interno alle scene. Un ritmo che mescola, si direbbe, stizza e malinconia, aiutandosi a una miscela musicale di musiche originali molto efficaci (Paolo Buonvino) e di brani vari, da Rossini a Schubert." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 7 marzo 2019) "(...) Attrice e regista Bruni Tedeschi mescola come una maga le figure della sua autofinzione, e più che mai in questo suo nuovo bel film dove il processo di creazione viene svelato con una giravolta. (...) Quanto ci sia di «vero» e quanto sia invece romanzato non è importante saperlo nel senso che la materia del vissuto che l'autrice maneggia e trasforma si fa realtà verissima nella sua messinscena e nell'umorismo con cui parla di sé. È l'ironia che crea la distanza narrativa necessaria a rappresentare un mondo a lei vicino senza negare l' appartenenza ma giocando con le nevrosi e le cattiverie che lo attraversano. E, soprattutto, con sé stessa, coi suoi capricci e le sue ossessioni, gli slanci goffi, le assurdità." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 7 marzo 2019)

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