Anno: 1996 Durata: 130 Origine: GERMANIA Colore: C
Genere:COMMEDIA
Regia:Sergio Citti
Specifiche tecniche:35 MM
Tratto da:-
Produzione:FRANCESCO TORELLI PER I.P.S. (IDEAZIONE PRODUZIONE SERVIZI), CON LA COLL. DI ISTITUTO LUCE (ROMA), JOURNAL FILM (BERLINO) - FILMS SANS FRONTIERES (PARIGI)
Distribuzione:ISTITUTO LUCE (1998), LA TRINCEA (2006) - VIDEO CLUB LUCE, BMG VIDEO.
Silvio Orlando | nel ruolo di | Saltimbanco/Clown/Melchiorre |
Patrick Bauchau | nel ruolo di | Saltimbanco/Domatore/Baldassarre |
Rolf Zacher | nel ruolo di | "Augusto"/Gaspare |
Nanni Tamma | nel ruolo di | "Padreterno" |
Gastone Moschin | nel ruolo di | Don Gregorio |
Roberto Simmi | nel ruolo di | Primo Re Mago |
Bob Tron | nel ruolo di | Secondo Re Mago |
Osvaldo Buoso | nel ruolo di | Terzo Re Mago |
Claudia Dresselmann | nel ruolo di | Maria nel Prologo |
Romana Meggiolaro | nel ruolo di | Maria nel Presepe |
Stella Condorelli | nel ruolo di | Maria sulla spiaggia |
Sasha Altea | nel ruolo di | Maria dei Gemelli |
Mario Cipriani | nel ruolo di | Uomo della ricotta |
Franco Valente | nel ruolo di | Il sindaco del paese |
Franco Di Tur | nel ruolo di | Maresciallo dei carabinieri |
Gianni De Chiara | nel ruolo di | Autista dell'auto della Poliizia |
Brigitte Christensen | nel ruolo di | "Ingrid" nella telenovela |
Marco Di Stefano | nel ruolo di | "Giocondo" nella telenovela |
Rocco Peluso | nel ruolo di | Il segretario comunale |
Antonio Palazzo | nel ruolo di | Giuseppe nel Presepe |
Paola Tanziani | nel ruolo di | Barista |
Laura Tanziani | nel ruolo di | Annunciatrice della telenovela |
Vera Gemma | nel ruolo di | Capopopolo razzista |
Elide Melli | nel ruolo di | Donna del violinista |
Franco Citti | ||
Laura Betti | ||
Ninetto Davoli |
Tre saltimbanchi presentano nei paesi un singolare spettacolo, un circo in cui invece delle belve si agitano esseri umani vestiti da nazisti e mafiosi, come esempi di belve peggiori delle bestie. Lo spettacolo non è compreso, i tre fuggono e si ritrovano in un paesello dove si sta allestendo il presepe. Il parroco li ingaggia per impersonare i Re Magi, e i tre riescono così bene nel loro compito da convincere gli abitanti a mettere di nuovo al mondo quei figli che nessuno voleva più. Nella notte una stella cometa appare nel cielo, i tre fingono di non vederla, ma poi ciascuno si incammina per conto proprio, e quando si ritrovano si accorgono di avere un compito comune: cercare il nuovo Bambin Gesù. Comincia allora una lunga peregrinazione tra campagne, periferie di città, luoghi di baraccati, dove i tre fanno incontri imprevisti e dove pensano in certe occasioni di aver raggiunto il traguardo. Ma una volta il bambino è in realtà una femmina, un'altra si tratta di due gemelli. E il cammino riprende, tra mille difficoltà. Fin quando i tre credono di intuire la verità: in ogni nuova vita che nasce c'è il Messia.
"Smaltite le polemiche sulla poca munifica distribuzione (colpa dell'Istituto Luce? Colpa delle pellicole americane? di Verdone e di Fantozzi?), il destino nomade e ramingo, inascoltato e marginale de I magi randagi, già sottovalutato dai selezionatori di Venezia, sembra compiersi in pieno. Eppure l'ultimo sogno sognato da Sergio Citti, è il film di Natale per eccellenza". (Fabio Bo, "Il Messaggero", 24 dicembre 1996) "[...] Siamo dalle parti del bellissimo 'Minestrone', dove il surrealismo più spiazzante si mescola a umori concreti e umanissimi (la fame di cibo e di sesso, ma anche la voglia di dignità e rispetto). Non c'è alcuna tentazione spiritualista nel cammino che Citti fa percorrere ai suoi tre vagabondi, ma piuttosto il coraggio e l'originalità di chi non si è ancora fatto corrompere dai falsi miti del benessere e dell'egoismo (davvero magistrale la scena della telenovela vista nel bar), per spingerci a conquistare una 'purezza di spirito' che sappia farci ritrovare la nostra perduta dignità. Poetico". (Paolo Mereghetti, "Sette", 16 gennaio 1997). "Nato da un vecchio progetto anche di Pasolini e popolato di attori pasoliniani (Laura Betti, Ninetto Davoli, Franco Citti, Mario Cipriani che era il protagonista de La ricotta), scritto e diretto da Sergio Citti, I magi randagi è un bel film fiabesco ricco di realtà italiana, incantato, inconsueto e divertente, riuscito: e pienamente segnato dallo stile personalissimo dell'autore, certo non cancellabile dalla coproduzione nè dalla presenza di attori stranieri". (Lietta Tornabuoni, "La Stampa", 19 gennaio 1997)
Incasso in euro