SCHEDA FILM

HEIMAT 2 - L'EPOCA DELLE PRIME CANZONI

Anno: 1992 Durata: 119 Origine: GERMANIA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:EDGAR REITZ FILMPRODUKTIONS (MONACO)

Distribuzione:MIKADO - MONDADORI VIDEO

TRAMA

Nel 1960, in Germania, Hermann Simon, ottenuti ottimi voti all'esame di maturità, e composto un concerto per coro e orchestra, abbandona la famiglia, cui non perdona di aver distrutto il suo grande amore con una donna maggiore di lui di dodici anni, per la quale ha giurato di non amare mai più. Egli lascia il paese natale, Shabbach, nell'Unsruck, e si reca a Monaco di Baviera per studiare musica. Giunto nella grande città, centro artistico importante, il giovane, che suona anche la chitarra, supera l'esame di ammissione al conservatorio per studiare pianoforte e composizione. Ora deve trovarsi una camera in affitto, cosa difficile, e, su consiglio di Renate Leineweber, studentessa di legge, si reca in un negozio per esporre un biglietto con la sua richiesta. Conosce così la signora Moretti, una ex cantante matura e molto grassa, entusiasta della musica, abbandonata da anni dal proprio marito, la quale si interessa anche troppo premurosamente allo studente, specie dopo averlo sentito suonare e averlo accompagnato col suo canto. Gli offre, quindi, una stanza in casa sua, che sarà libera fra pochi giorni. Hermann accetta, mentre Renate si offre si ospitarlo, per qualche notte, nella propria camera, dove egli potrà entrare di nascosto della padrona di casa. Così Hermann raggiunge Renate nella sua stanza, dove la ragazza, piuttosto brutta, e molto complessata, spera inutilmente di avere un rapporto amoroso con lui. Il giorno dopo lo studente conosce al conservatorio Juan R. Fernandes, un flautista cileno di grande talento, il quale suona molti strumenti e parla dieci lingue: Simon supera l'esame d'ammissione, mentre Juan viene respinto, ma decide di restare ugualmente in Germania. Hermann incontra poi per caso, un compaesano, Clemens, il quale suona la batteria di notte, e gli offre (dietro pagamento) di dividere con lui la sua modesta camera, in casa di un simpatico e anziano carbonaro, Josef, appassionato di musica. Comunicata alla delusa Renate la sua nuova sistemazione, Hermann comincia a frequentare il difficile ambiente del conservatorio, dove trova qualche professore, che lo apprezza, ma anche un gruppo di prepotenti studenti degli ultimi anni, che gli rendono più difficile la ricerca di un'aula vuota, dove esercitarsi al pianoforte. Successivamente Hermann nota più volte Clarissa Lichtblau, una ragazza bruna che studia violoncello e che un giorno insieme a due colleghi presenta agli studenti un "concerto" per violoncello, della durata di un minuto, fatto in gran parte di assenza di suono: si tratta di musica moderna, che solo il giovane applaude: egli è colpito da Clarissa, ma non vuol cedere ad un nuovo amore. Tornato nella sua stanza, apprende che una signora è venuta a cercarlo, poi se n'è andata senza lasciare il suo nome. Irritato contro Clemens, che non sa neanche descriverla, Simon litiga con l'amico, poi ottiene dal carbonaro di poter suonare quando vuole la chitarra in un'altra stanza, di cui l'uomo gli consegna la chiave. Poi il giovane riceve una lettera della donna tanto amata che non vede ormai da anni, la quale gli scrive di essere la sua visitatrice sconosciuta: ora è felicemente sposata, ma desidera di incontrarlo un giorno per dirgli addio.

CRITICA

"Consigli per gli acquisti (e le conquiste) del tempo libero. Quelli che possono - i romani, per ora, o chi vive comunque nell'area metropolitana della capitale, ma presto anche chi vive in altre città d'Italia - non si perdano 'Heimat 2', cronaca di una giovinezza di Edgar Reitz, il romanzo cinematografico in tredici capitoli e ventisei ore (per la precisione, 26 ore e 32 minuti) che dopo il trionfo alla Mostra di Venezia '92 è arrivato al Nuovo Sacher di Roma, dove viene programmato, una puntata a settimana, di qui sino a maggio. Venite, signori: si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove, si ricorda e si rivive una fetta delle nostre vite, in un irresistibile feuilleton (o telenovela o saga) su tutti i nostri ieri. Perché 'Heimat 2' si svolge si in Germania, negli anni Sessanta. Ma racconta: di tutti noi: è la storia della generazione di chi scrive, dei padri - e delle madri - di chi oggi ha vent'anni dei figli di chi era adulto durante la guerra, del mondo nuovo che questa generazione ha pensato e sperato di creare, delle radicali trasformazioni che si sono prodotte nel costume e nelle coscienze in quei formidabili anni, della scoperta di un simulacro di parità femminile, delle illusioni della rivoluzione sessuale, del kennedysmo e del terrorismo, degli scontri e delle speranze, delle ribellioni e delle riconciliazioni che hanno costruito il mondo sicuramente diverso, per un po' forse migliore - uscito da quella piccola rivoluzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 1993) "'Heimat 2' ha l'attrattiva delle sue contraddizioni. Da un lato rappresenta un ritorno al romanzo alla Thomas Mann, preso a modello del momento della sua maggiore fioritura; dall'altro inventa spregiudicatamente nuovi tempi narrativi e inedite forme di fruizione. Nello scegliere una scansione popolare da miniserie televisiva, riafferma i diritti e il primato di un'aristocraticissima ottica cinematografica. E mentre è in forte probabilità di restare come una delle testimonianze attendibili e palpitanti dei fervidi anni Sessanta, ne sancisce senza perifrasi il fallimento: nessuno dei protagonisti realizza la propria utopia, anzi man mano che le storie vanno avanti incombono toni masochistici e autodistruttivi. Anzichè tendersi una mano reciprocamente consolatrice, uomo e donna si combattono come nei drammi di Strindberg; e tutte, nessuna esclusa, le femmine del film risultano dal punto di vista maschile, inaffidabili e incomprensibili. Se tuttavia il punto d'arrivo del bildungsromam si colloca in un atroce dilemma fra l'assassinio e il suicidio, nello stesso tempo Reitz ci riporta i soprassalti della giovinezza, il gusto della sperimentazione del caso, il trionfo della sensucht (la 'nostalghia' dei russi) come chiave per assaporare la vita accettando con rassegnazione di non capirne granché." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 17 luglio 1993) "L'azzardatissima scommessa è stata vinta: a Roma soprattutto, ma anche a Milano, Firenze e nelle altre piazze dove il film è uscito, le vicissitudini di Hermann e dei suoi amici sono state seguite da un pubblico fedele. Mentre, guarda caso, il passaggio tv in Germania non ha ottenuto lo stesso alto indice d'ascolto del primo 'Heimat'. Il dato è paradossale solo in apparenza: pur paragonabile ad una telenovela per il tipo di fascinazione che crea, l'opera di Reitz è puro, grande cinema. Liberatosi dal vincolo della durata convenzionale, il regista ha dispiegato il suo racconto nel tempo e nello spazio con una varietà di soluzioni stilistiche che dimostrano padronanza di linguaggio e talento innovatore. E narrando fra amori e delusioni aspirazioni e vulnerazioni un difficile passaggio dall'adolescenza alla maturità nel travagliato contesto degli Anni Sessanta, Reitz ha cinescritto un appassionante bildungsroman in cui si possono rispecchiare gli ex giovani di ieri e i nuovi giovani di oggi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 ottobre 1993)

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