SCHEDA FILM

Heimat 2 - Il gioco con la libertà

Anno: 1992 Durata: 119 Origine: GERMANIA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:EDGAR REITZ FILM PRODUKTIONS (MONACO)

Distribuzione:MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO

TRAMA

Nel 1962, Helga Aufschrey vive un periodo di inquietudine, è attratta dal peccato ma anche dalla devozione, e prova un sentimento per Hermann. Hermann dà lezioni di piano al piccolo Tommy, allievo assai svogliato, ma quando i genitori di Tommy ascoltano suonare il giovane insegnante, decidono di invitarlo nella loro casa al mare a Sylt, dove si recheranno per la villeggiatura, offrendogli la vacanza e una somma di denaro in cambio delle lezioni a Tommy. Frattanto, la sera del 22 giugno Hermann e Helga si trovano per caso coinvolti nei disordini di Schwabing, venendo malmenati da due poliziotti che fanno a pezzi la chitarra del giovane. Ritrovatisi a villa Cerphal, vengono medicati da Elizabeth e, in un momento di intimità, si baciano, ma poi Helga respinge Hermann perché lei è ancora vergine e inesperta. Hermann decide di recarsi alla stazione di polizia per sporgere reclamo ed avere un indennizzo per la chitarra, ma invece rischia di essere arrestato e così decide di fuggire, accettando l'invito degli Aufschrey, cercando di raggiungere Sylt con l'autostop. Si ferma invece a Dulmen, dove vive Helga, dalla quale è attratto. Hermann incontra Helga che si trova in compagnia di Marianne, una trentenne sposata e madre di due gemelle, e Dorli Hintsch, che conduce offre a Hermann una stanza sopra la pasticceria, dove potrà dormire. Intanto egli comincia a suonare il piano e le donne, affascinate, lo accarezzano e lo baciano. Anche Helga partecipa alle effusioni, ma poi, troppo turbata, sviene e quando si riprende esce con le amiche. Il giorno successivo è il compleanno di Helga ed Hermann viene invitato a cena dalla famiglia della ragazza, insieme a Marianne e Dorli. Helga vive con i genitori e la nonna, che beve molto ed è rigidamente moralista. Mentre Marianne dà al giovane un bigliettino con cui lo invita a passare la notte a casa sua, perché il marito è fuori, Helga litiga con il padre che non crede ai racconti sul trattamento della polizia contro i giovani studenti a Monaco. Helga conduce Hermann nella sua stanza e gli chiede di avere un rapporto amoroso, ma la nonna glielo impedisce. Il giovane così esce e si reca da Marianne, con la quale ha un appassionato rapporto, seguito dalle lacrime della donna, presa dai rimorsi. Helga, trovando la stanza vuota, litiga con la nonna e manda tramite Dorli un messaggio ad Hermann. Il giovane raggiunge Sylt e guadagna il denaro necessario a ricomprare la chitarra. Ricevuta una torta dalle tre donne, Hermann incontra Clarissa, alla quale mostra la chitarra nuova e poi le parla degli avvenimenti a lui accaduti nei mesi passati, che lo hanno segnato.

CRITICA

"Consigli per gli acquisti (e le conquiste) del tempo libero. Quelli che possono - i romani, per ora, o chi vive comunque nell'area metropolitana della capitale, ma presto anche chi vive in altre città d'Italia - non si perdano 'Heimat 2', cronaca di una giovinezza di Edgar Reitz, il romanzo cinematografico in tredici capitoli e ventisei ore (per la precisione, 26 ore e 32 minuti) che dopo il trionfo alla Mostra di Venezia '92 è arrivato al Nuovo Sacher di Roma, dove viene programmato, una puntata a settimana, di qui sino a maggio. Venite, signori: si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove, si ricorda e si rivive una fetta delle nostre vite, in un irresistibile feuilleton (o telenovela o saga) su tutti i nostri ieri. Perché 'Heimat 2' si svolge si in Germania, negli anni Sessanta. Ma racconta: di tutti noi: è la storia della generazione di chi scrive, dei padri - e delle madri - di chi oggi ha vent'anni dei figli di chi era adulto durante la guerra, del mondo nuovo che questa generazione ha pensato e sperato di creare, delle radicali trasformazioni che si sono prodotte nel costume e nelle coscienze in quei formidabili anni, della scoperta di un simulacro di parità femminile, delle illusioni della rivoluzione sessuale, del kennedysmo e del terrorismo, degli scontri e delle speranze, delle ribellioni e delle riconciliazioni che hanno costruito il mondo sicuramente diverso, per un po' forse migliore - uscito da quella piccola rivoluzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 1993) "'Heimat 2' ha l'attrattiva delle sue contraddizioni. Da un lato rappresenta un ritorno al romanzo alla Thomas Mann, preso a modello del momento della sua maggiore fioritura; dall'altro inventa spregiudicatamente nuovi tempi narrativi e inedite forme di fruizione. Nello scegliere una scansione popolare da miniserie televisiva, riafferma i diritti e il primato di un'aristocraticissima ottica cinematografica. E mentre è in forte probabilità di restare come una delle testimonianze attendibili e palpitanti dei fervidi anni Sessanta, ne sancisce senza perifrasi il fallimento: nessuno dei protagonisti realizza la propria utopia, anzi man mano che le storie vanno avanti incombono toni masochistici e autodistruttivi. Anziché tendersi una mano reciprocamente consolatrice, uomo e donna si combattono come nei drammi di Strindberg; e tutte, nessuna esclusa, le femmine del film risultano dal punto di vista maschile, inaffidabili e incomprensibili. Se tuttavia il punto d'arrivo del bildungsromam si colloca in un atroce dilemma fra l'assassinio e il suicidio, nello stesso tempo Reitz ci riporta i soprassalti della giovinezza, il gusto della sperimentazione del caso, il trionfo della sensucht (la 'nostalghia' dei russi) come chiave per assaporare la vita accettando con rassegnazione di non capirne granché." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 17 luglio 1993) "L'azzardatissima scommessa è stata vinta: a Roma soprattutto, ma anche a Milano, Firenze e nelle altre piazze dove il film è uscito, le vicissitudini di Hermann e dei suoi amici sono state seguite da un pubblico fedele. Mentre, guarda caso, il passaggio tv in Germania non ha ottenuto lo stesso alto indice d'ascolto del primo 'Heimat'. Il dato è paradossale solo in apparenza: pur paragonabile ad una telenovela per il tipo di fascinazione che crea, l'opera di Reitz è puro, grande cinema. Liberatosi dal vincolo della durata convenzionale, il regista ha dispiegato il suo racconto nel tempo e nello spazio con una varietà di soluzioni stilistiche che dimostrano padronanza di linguaggio e talento innovatore. E narrando fra amori e delusioni aspirazioni e vulnerazioni un difficile passaggio dall'adolescenza alla maturità nel travagliato contesto degli Anni Sessanta, Reitz ha cinescritto un appassionante bildungsroman in cui si possono rispecchiare gli ex giovani di ieri e i nuovi giovani di oggi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 ottobre 1993)

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