Hearat Shulayim2011

SCHEDA FILM

Hearat Shulayim

Anno: 2011 Durata: 105 Origine: ISRAELE Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Joseph Cedar

Specifiche tecniche:35 MM, SCOPE (1:2.35)

Tratto da:-

Produzione:JOSEPH CEDAR, LEON EDERY, MOSHE EDERY, DAVID MANDIL PER MOVIE PLUS, UNITED KING FILMS

Distribuzione:-

ATTORI

Shlomo Bar Aba nel ruolo di Eliezer Sholnik
Lior Ashkenazi nel ruolo di Uriel Shkolnik
Aliza Rosen nel ruolo di Yehudit Shkolnik
Alma Zack nel ruolo di Dikla Shkolnik
Daniel Markovich nel ruolo di Josh
Micah Lewensohn nel ruolo di Yehuda Grossman
Yuval Scharf nel ruolo di Noa, giornalista
Nevo Kimchi nel ruolo di Fingeroot
Albert Iluz nel ruolo di Dvir oded
Shmuel Shiloh nel ruolo di Herman
Neli Tagar nel ruolo di Guardia
Jacky Levy nel ruolo di Ospite del talkshow
Idit Teperson nel ruolo di Sara Foddor
Natalia Faust nel ruolo di Nurs
Nina Traub nel ruolo di Yonat
Itay Polishuk nel ruolo di Guardia
Michael Koresh nel ruolo di Yona Solomon
Daria Robichek nel ruolo di Devora
Dana Glozman nel ruolo di Silit
Dali Shachnaey nel ruolo di Uriel da giovane
Jonnie Shualy
 

SCENEGGIATORE

Cedar, Joseph
 

MUSICHE

Poznansky, Amit
 
 

SCENOGRAFIA

Sawat, Arad
 

COSTUMISTA

Sheim, Laura

TRAMA

La storia di una grande rivalità tra padre e figlio, entrambi eccentrici professori del dipartimento di Talmud Hebrew, all'Università di Gerusalemme. Il figlio ha una vera e propria dipendenza dal vincere i riconoscimenti che offre l'istituzione, mentre il padre è un purista ostinato con una grande repulsione per tutto ciò che l'istituzione rappresenta; ma, sotto il suo disprezzo, c'è ancora una disperata sete di riconoscimenti. Il Premio Israele, infatti, il più prestigioso premio nazionale, porta i due a un ultimo, aspro scontro.

CRITICA

"Operetta buffa scandita da una partitura martellante e da una raffica di trovate di regia (animazione compresa) che ritmano i crescenti livelli di incomprensione e rivalità fra due eminenti specialisti del Talmud che per disgrazia sono padre e figlio. (...) Satira accademica, allegoria di Israele, commedia sull'Edipo, ogni lettura è lecita. Anche se film così sofisticati ormai purtroppo non escono dai festival." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 maggio 2011) "Il film israeliano 'Hearat Shulayim' di Joseph Cedar ha l'effetto di una tonificante boccata d'aria fresca. Il titolo, che significa 'nota a pie' di pagina', si riferisce all'unico titolo di merito del protagonista, l'anziano filologo del Talmud Eliezer Shkolnik. (...) Quello che fino ad allora era stato raccontato con i toni un po' beffardi dello studioso che lotta contro il mondo per veder riconosciuto il suo valore, diventa una specie di scontro tra generazioni, con i padri che non sanno ammettere il valore dei figli e i figli che si dividono tra riconoscenza e bisogno di stima. E se alla fine il regista sembra salvare un po' tutti, grazie alle armi dell'ironia e della satira (la riunione dei commissari del premio è da antologia), resta anche il dubbio che i simpatici meriti del film - presa in giro della tradizione, libertà narrativa, invenzioni visive - siano anche le cause della sua non condivisibile superficialità." (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 15 maggio 2011) "Non convince (...) 'Footnote' di Joseph Cedar, crudele commedia israeliana sulla rivalità e l'invidia tra un padre e un figlio, entrambi filologi talmudici. (...) Il film mette in ridicolo la vanità del mondo universitario dove tutto si lega a pubblicazioni fatte o soltanto a riconoscimenti del proprio lavoro avuti da altri prestigiosi studiosi. Riconoscimenti a volte minimi, come la citazione del proprio nome in una nota a piè di pagina (come ricorda il titolo del film) all'interno di un ponderoso e forse del tutto inutile volume." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 15 maggio 2011) "Il pregio del film è proprio riuscire a far sorridere (ma anche a riflettere) affrontando temi come la ricerca letteraria, la filologia, il complesso rapporto padre-figlio complicato dalla rivalità accademica. Ma raccontato, appunto, con una nota di leggerezza che stempera anche le situazioni più esacerbate senza nasconderne la complessità: una 'nota a piè di pagina', appunto." (Andrea Frambosi, 'L'Eco di Bergamo', 15 maggio 2011)

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