Gli anni in tasca1976

SCHEDA FILM

Gli anni in tasca

Anno: 1976 Durata: 104 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA EASTMANCOLOR

Tratto da:-

Produzione:FILMS DU CARROSSE, SIMAR

Distribuzione:PIC

TRAMA

A Thiers, villaggio dell'Alvernia, quando l'anno scolastico è già oltre la sua metà, il Direttore della scuola media inferiore affida a una insegnante Julien Leclou, misterioso gitano che nasconde la sua situazione domestica persino a Patrick, il ragazzetto che per primo l'avvicina. Il 13enne Patrick, del resto, annaspa nei primi fervori sentimentali: si innamora della mamma di un compagno; riceve lezioni di gallismo da un ragazzo più grande e non ne sa approfittare; finisce per dare un maldestro bacio a una ragazzina quando si trova nella colonia estiva mista. Altri bambini e bambine vivono i loro piccoli drammi: Grègory che cade dalla finestra e rimane incolume; Sylvie che si fa castigare per un capriccio e chiede aiuto al caseggiato; i fratelli Deluca che, decisi a guadagnarsi qualche spicciolo, rapano maldestramente un compagnetto. Il caso di Julien viene alla ribalta quando una dottoressa, incaricata di visitare gli alunni della scuola, scopre che il fanciullo viene abitualmente seviziato dalla madre e dalla nonna che finiscono in carcere, mentre lui viene affidato alla pubblica assistenza.

CRITICA

Dalle note di regia: "Da anni mi interesso alle storie vere che riguardano l'infanzia., Fatti diversi, raccolti nei giornali, confidenze, ricordi, tutto alimenta la mia curiosità. L'argent de poche doveva essere il titolo di una raccolta di novellette, alla quale ho rinunciato per ricavarne la sceneggiatura del film. Per evitare la formula del film à sketches, ho mescolato le azioni e i personaggi di queste storie (...) "Truffaut, rifiutando Parigi per eleggere un villaggio remoto, rifiutando il dramma della persona per illustrare i casi della vita, lasciando in ombra gli adulti per analizzare il quotidiano umano e sociale nel microcosmo della fanciullezza, torna agli interessi del suo primo successo «I 400 colpi» ma con la ponderatezza e l'equilibrio dell'uomo maturo che non ignora la durezza della vita, l'incoscienza dei grandi, le ingiustizie della società, e peraltro sa anche scoprire e gustare ciò che è bello, delicato, poetico. Julien Leclou ,il simbolo delle vittime delle ingiustizie di certe famiglie, di certe situazioni, di certe arretratezze, è in un certo qual senso il «protagonista» dei drammi infantili che si svolgono a Thiers: Il maestro Richet invita gli alunni a riflettervi senza risparmiare giusti biasimi all'egoismo che regna nella vita civica e in quella politica; ma sa anche allargare il discorso su il positivo e negativo della «condizione umana », per indurre i giovani uditori a cercare in se stessi la speranza e la forza per la costruzione del proprio futuro.Delicato negli accenni ai fermenti sessuali e alle molte tentazioni (come quella del furto o della menzogna come difesa) tipici dell'infanzia e della preadolescenza, il regista offre sommessamente un materiale molto vasto e molto vero." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 82, 1977) "Grazie a Truffaut, 'L'argent de poche' rimarrà un film-testimonianza sull'infanzia degli anni 1975. Questo sguardo commosso e tenero, che non è mai viziato da leziosaggine o da sentimentalismo, è uno dei più toccanti che un cineasta di gran ta1ento - e Truffaut è uno dei nostri migliori registi attuali - possa volgere su questo periodo della vita così privilegiato ed effimero " (ROC, N. 17, 1976). "Con 'L'argent de poche' Truffaut esplora quasi sistematicamente il luogo ove si produce una tale frustrazione. Ma anziché prendere un caso isolato, cioè forzatamente limitato a una personalità individuale che rischia di essere intesa come esemplare, Truffaut ha preferito dare un'idea dell'infanzia tramite un complesso di fanciulli differenti per ambiente sociale,età e carattere. Ha in tal modo legato episodi diversi; alcuni molto corti, seguendo un tipo di costruzione non-drammatica che lui ha elaborato poco a poco nel corso del ciclo Doinel e che trova qui il suo miglior impiego. Le scene non si legano logicamente, ma si succedono, momenti puri di vita, offerti nella loro esistenza immediata, apparentemente senza preparazione. Però l'essenziale del film sta nella descrizione dell'infanzia. Ciascuna scena è una storia a se stante. Alcuni punti di riferimento aiutano a percepirne l'unità. (...) Tutto il film è la descrizione dei molti sistemi che i ragazzi inventano, con un genio creatore prodigioso, per tirarsi fuori da non importa quale difficoltà, e soprattutto dall'imprigionamento degli adulti per i quali la scuola è l'espressione più assoluta. L'infanzia, per Truffaut, non è per nulla - come si crede o si dichiara - un mondo paradisiaco e protetto: è un mondo crudele ove ciascuno impara la vita, vale a dire sperimenta la frustrazione di fronte alla realtà, ma ove inoltre ciascuno trova, per riflesso vitale, il mezzo di equilibrarsi provvisoriamente, di elaborare un compromesso tra l'assoluto dell'aspirazione e il relativo della vita» (Joël Magny, "Telecine", n. 208, pag. 29).

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