SCHEDA FILM

GIOVANNA D'ARCO - PRIMA PARTE

Anno: 1993 Durata: 127 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:BIOGRAFICO, DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:PIERRE GRISE PRODUCTIONS, LA SEPT CINEMA, FRANCE 3 CINEMA

Distribuzione:COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA (1995) - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO

TRAMA

1429. Vaucouleurs, Champagne. Nonostante l'opposizione del capitano Robert De Baudricourt, la sedicenne contadina Jeanne d'Arc, dopo un breve soggiorno presso i coniugi Catherine ed Henry Le Royer (che assistono ad una sua estasi in preghiera) convince il capitano ad affidarle una scorta, comandata da Jean De Metz, per accompagnarla a Chinon dal Delfino. Gli uomini sono colpiti dall'innocenza della "pulzella", e scacciano tosto i cattivi pensieri su di lei. Il Delfino, stupito dalla fede e dalle parole rivelatrici di lei, le affianca la nobiltà guerriera a lui fedele contro i Borgognoni. Ma prima la giovane viene sottoposta ad un minuzioso processo ecclesiastico a Poitiers, che la dichiara ispirata da Dio. Jeanne invia una lettera agli occupanti inglesi invitandoli a restituire le chiavi delle città conquistate. Frattanto si è allenata a cavalcare e usa spada e lancia. Il Bastardo d'Orleans, Jean Dunois, frena la sua impazienza di attaccare. Jeanne fa gridare agli inglesi da La Hire di andarsene, e ne riceve in cambio insulti. Alla prima scaramuccia, però, resta ferita, e ne è sconvolta. Ripresasi, convince, nonostante l'ora tardi, a far riprendere l'assedio alla fortezza delle Tourelles, posta a presidio del ponte che conduce ad Orleans, che viene conquistata.

CRITICA

"Pur essendo il motore dell'azione, raramente la Giovanna di Sandrine Bonnaire, guidata da Rivette a una recitazione atonale di estrema spontaneità, c'è, non interpreta - è al centro delle singole scene. Rarissimi i primi piani: non è una Giovanna psicologica. La questione delle voci - Dio, gli angeli le parlavano direttamente? - è risolta col silenzio: è semplicemente mostrata in preghiera Il suo mistero è rispettato. Altrettanto spoglio è lo sfondo: l'esercito francese e quello inglese sono composti di poche decine di uomini; le battaglie sono casuali e improvvisate, fatte di singoli corpo a corpo. La lingua è un ibrido di francese arcaico e moderno che la traduzione italiana imita con qualche impaccio. La voce della Bonnaire è di Daniela Caroli." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 16 marzo 1995) "Per ora ci limiteremo a registrare alcune impressioni. Per esempio l'assenza nella messinscena di Rivette di qualsiasi afflato mistico: da buon laico, il regista non sembra voler dare degli eventi che narra spiegazioni irrazionali. Siamo in un paese straziato dalla guerra, diviso in due partiti armati che sostengono rispettivamente l'invasore britanno e la dinastia legittima. Nella tregenda erompe dal popolo l'appello di una fanciulla qualsiasi e basta per trascinare l'esercito lealista alla vittoria. Viene a questo punto da chiedersi, fra noi che viviamo tempi non sanguinosi come la Guerra dei Cent'anni ma altrettanto confusi: se all'improvviso affiorasse dalla folla una voce di salvezza sapremmo riconoscerla? O reagiremmo come quelli che mandarono Jeanne sul rogo? Vedete che il teorema proposto da Rivette non riguarda solo il passato remoto, si può applicare all'oggi. A far apparire le cose a portata di mano contribuiscono la cornice rosselliniana e poveristica e quella douce France che fa da sfondo. E Sandrine Bonnaire, luminosa, ruspante, ostinata, pronta a sorridere quando c'è da rallegrarsi o a piangere quando è trafitta da una freccia, sembra proprio la figura adatta a prenderci per mano e portarci dentro il mistero di Santa Giovanna. Aspettiamo di salire dietro a lei i gradini del patibolo e vi sapremo dire qualcosa di più." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 16 marzo 1995) "Al centro si staglia Sandrine Bonnaire, una Giovanna diversa e quasi agli antipodi di tutte quelle che lo schermo ci ha proposto da anni: timida e fiera, pronta all'azione ma spesso esitante fragile come una vergine (il titolo originale era Jeanne la Pulcelle) ma carica della forza rocciosa di un guerriero, sempre vera ma sempre, contemporaneamente, costruita; in omaggio a quell'idea di teatro che intende essere la vera chiave del film. Un'interpretazione, però, che pur perfetta, trascende visibilmente l'attrice: perché, in tutto, ha il segno dell'autore che l'ha suggerita e creata." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 25 marzo 1995)

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