Gente comune1980

SCHEDA FILM

Gente comune

Anno: 1980 Durata: 121 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, PSICOLOGICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANAVISION

Tratto da:romanzo omonimo di Judith Guest

Produzione:RONALD L. SCHWARY PER WILDWOOD, PARAMOUNT PICTURES

Distribuzione:CIC (1981) - CIC VIDEO

TRAMA

Da quando, in un incidente nautico e sotto i suoi occhi, è morto il fratello maggiore Buck, il 16enne Conrad Jarrett non è più il bravo ragazzo che ai genitori, Calvin e Beth Jarrett, non aveva dato alcun pensiero come profitto scolastico e come condotta. Caduto in depressione, Conrad ha anche seriamente tentato il suicidio, e, salvato dai genitori casualmente presenti in casa, ha passato un periodo di cura in un ospedale, ove sua unica amica è stata la dolce Karen. Ora, tornato alla scuola, riprese le attività parascolastiche nel Coro dell'istituto e nel nuoto, un confuso complesso di colpa lo tormenta e il dr. Berger, valido psicanalista, tenta a lungo di aiutarlo a superare i suoi complessi. In realtà il suo disordine spirituale parte dall'incidente di cui il fratello è stato vittima, ma consiste sostanzialmente nel rapporto con la madre la quale, a sua volta, dalla scomparsa dell'amatissimo Buck, ha assunto atteggiamenti distaccati tanto con Conrad quanto con il marito Calvin. Conrad rivede con piacere Karen, ma, quando la cerca nuovamente, viene a sapere che si è suicidata. Un aiuto più consistente gli viene dato dal dr. Berger e da Jeannine, una ragazza conosciuta nel Coro e che, attratta da lui, mostra un delicato interessamento. Tuttavia, mentre Conrad sembra avviato al recupero, il padre abbandona la posizione di robusto sostenitore della famiglia. Finalmente convinto che è l'atteggiamento di Beth a danneggiare il figlio, la rimprovera e ne determina un allontanamento, forse temporaneo. Calvin e Conrad si abbracciano e consolano a vicenda.

CRITICA

"Il film, a nostro avviso, ha l'unico difetto di non essere ambientato tra "gente comune". La cornice in cui è collocata la famiglia Jarrett, infatti, è troppo dorata, ricca, felice almeno in apparenza; può essere l'ambito di una famiglia media americana, ma non di quella italiana, Questo puà impedire, per istintiva avversione verso i "fortunati", quelle identificazioni dei "comuni mortali" di casa nostra, identificazioni che invece esistono effettivamente nelle situazioni descritte, nei sentimenti, conseguenti, nei drammi all'interno della famiglia e nei rapporti con l'esterno; e, come si sa, se non si sentono tali individuazioni, si rischia di non partecipare la forza emotiva e costruttiva di questo film che per molti versi è uno dei più belli dedicati alla psicologia dell'adolescente e ai problemi di una famiglia. Robert Redford, esordiente alla regia con questa opera, aggiunge nuovi meriti alla sua già appariscente carriera di attore e, indubbiamente, ha fatto molto bene a non coprire un doppio ruolo, mantenendosi così vigile su una materia nella quale le sbavature sono facili e ancora più abituali sono i cedimenti agli effetti esteriori." (segnalazioni cinematografiche, vol 92, 1982)

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