Fuoristrada2013

SCHEDA FILM

Fuoristrada

Anno: 2013 Durata: 70 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DOCUMENTARIO

Regia:Elisa Amoruso

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:ALFREDO COVELLI PER MEPRODUCODASOLO, IN ASSOCIAZIONE CON ROBERTO DE PAOLIS E CAROLINA LEVI PER TANGRAM FILM, A FILMS

Distribuzione:ISTITUTO LUCE CINECITTÀ (2014)

 

MUSICHE

 

MONTAGGIO

Griziotti, Chiara
 

SCENOGRAFIA

Iaci, Roberta

TRAMA

Pino/Beatrice è un meccanico, campione di rally, transessuale. Nel suo percorso di trasformazione, incontra Marianna, una donna rumena che fa da badante a sua madre, se ne innamora e decide di sposarla. Marianna lo accetta così com'è, con la sua diversità e fragilità e due anni dopo riescono a sposarsi, entrambe vestite da sposa. Pino/Beatrice è sia moglie che marito e sia padre che madre per il figlio di Marianna, che è parte della loro famiglia. Fuoristrada è la storia di un amore che unisce una famiglia non convenzionale, in un Paese spesso troppo convenzionale.

CRITICA

"Piccolo grande documento di Elisa Amoroso che si ispira a fatti veri (...). Sorprese delle coppie di fatto, del cinema che riprende la vita salendo o scendendo i gradini di una soap di periferia romana che la regista segue con partecipazione, restituendo uno spicchio di reale completo di emozioni e verità." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 27 marzo 2014) "Pino, Beatrice e Marianna potrebbero essere usciti da un film di Almodóvar. Invece vivono a San Giovanni, Roma, e non sono personaggi di finzione. Nessuno ha scritto i loro dialoghi, nessun costumista ha pensato come vestirli, né uno scenografo ha disegnato la casa in cui vivono perché sono persone reali, che potremmo incontrare al supermercato o portando l'auto a riparare. Eppure hanno la statura, la profondità, la forza simbolica dei personaggi migliori, quelli che fanno ridere e piangere, quelli in cui ci si identifica anche se non ci somigliano perché i sentimenti sono universali. E alla fine illuminano tutta un'epoca e le sue tensioni meno visibili. Purché qualcuno dia voce alla loro storia senza tradirne l'unicità. Questo qualcuno si chiama Elisa Amoruso, la giovane sceneggiatrice e regista, romana anche lei, che ha trascorso quasi un anno con loro per capire come poteva raccontare la storia di Pino, il meccanico di San Giovanni che dopo aver passato una vita a trafficare tra i motori e a correre su potenti auto da rallye, un bel giorno ha deciso che voleva essere donna (...). Una vicenda simile si prestava a ogni tipo di forzatura. Poteva scadere nel grottesco, diventare un pamphlet in favore del diritto alla diversità, e chissà cos'altro. Amoruso invece (...) ascolta i suoi personaggi, non rivendica nulla, non nasconde le zone d'ombra (il ragazzo ha i suoi problemi a scuola), dà voce anche alla figlia del primo matrimonio di Pino, che dice con franchezza le sue difficoltà. Ma alla fine ci mette di fronte a uno dei più incredibili concentrati di energia, libertà e ottimismo, sissignori, che il nostro cinema ci abbia dato in questi anni. Che questa bomba venga da una città compressa e difficile come Roma, può sembrare addirittura incredibile. Ma è solo l'ultima sorpresa del film." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 marzo 2014) "(...) un piccolo film fuori misura (65 minuti, tecnicamente non è nemmeno un lungometraggio), fuori moda, fuori target, fuori tutto: tanto è vero che si intitola 'Fuoristrada'. Le coincidenze non finiscono qui: poiché il suo/la sua protagonista è un transessuale, 'Fuoristrada' potrebbe sembrare uno spin-off di 'Felice chi è diverso', il bellissimo doc di Gianni Amelio sull'omosessualità (...). In realtà gli approcci stilistici di Amelio e della regista di 'Fuoristrada', la 33enne Elisa Amoruso, non potrebbero essere più diversi: Amelio alterna nel suo film testimonianze e materiale di repertorio, componendo un duro apologo su come la condizione di omosessuale è stata vissuta nell'Italia del dopoguerra e su come i media, spesso omofobi, l'hanno rappresentata; mentre la giovane film-maker si cala in una realtà quotidiana particolarissima e la racconta con stile volutamente ruspante (in realtà, sorvegliatissimo). 'Fuoristrada' è un documentario, nessuno lo discute, ma è prima di tutto un film (senza aggettivi) che racconta una storia. Che tale storia sia vera, e non 'inventata'; e che la 'interpretino' persone reali, che raccontano se stesse, e non attori, è quasi secondario. L'intento è lo stesso dei fiammeggianti melodrammi cripto-gay di Douglas Sirk ('Come le foglie al vento', 'Lo specchio della vita'...): farci entrare in una storia d'amore che sfida ogni convenzione, e scoprire come le dinamiche dei sentimenti siano le stesse ovunque. Elisa Amoruso ci porta a fare la conoscenza di Giuseppe/Beatrice Della Pelle: un meccanico romano che solo pochi anni fa è stato un ottimo pilota di rally (vediamo i premi che ha vinto, immagini delle sue gare, un'intervista televisiva del 2002). Tutti, a cominciare da lui stesso, lo chiamano Pino, ma ai tempi dei rally era conosciuto come «Girello». Dal punto di vista ambientale siamo dalle parti di 'Velocità massima', il notevole film d'esordio di Daniele Vicari: il 'sommerso' delle corse automobilistiche, fatto di una passione divorante per i motori, i pezzi di ricambio, il gusto di assemblare un'auto vincente, il puzzo d'olio e di gomma, il fascino proletario delle officine. Su questo mondo s'innesta, inaspettata, la scelta di Pino (...). Elisa Amoruso sfiora il grottesco, quasi lo corteggia, ma fa emergere potentemente l'umanità e la tenerezza di questi due esseri umani che hanno deciso di percorrere la vita insieme." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 27 marzo 2014)

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