FINO ALLA FOLLIA1993

SCHEDA FILM

FINO ALLA FOLLIA

Anno: 1993 Durata: 99 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:ALEXANDRE ARCADY

Distribuzione:CECCHI GORI GROUP (1994) - CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

A Parigi, a distanza di due anni da quando è fuggita via dalla sorella Elsa che l'ossessionava con le sue attenzioni, la giovane Alice è già riuscita a costruirsi una sua vita: si è affermata nel mondo della pittura e, grazie a Sanders, il suo agente, alcuni suoi dipinti sono stati selezionati per una mostra a New York; si è legata passionalmente a Franck, un giovane pugile che si è trasferito - lei consenziente - con invadente disinvoltura nel mini-appartamento in cui vive; trascorre con lui momenti d'intensa passione e sembra felice. Ma a turbare quella precaria armonia ecco giungere la squinternata sorella, che ha abbandonato d'impulso i due figli e l'infedele marito Thomas. Vedendola smarrita e piangente, Alice è presa da compassione per Elsa e le offre ospitalità. Insediata nel ristretto alloggio della sorella, con vivo disagio di lei e del convivente, Elsa si dedica con assidua pertinacia a circuire la sorella, gelosa dell'aitante se pur imbelle Franck che ha frattanto lasciato il pugilato e passa le giornate a non far nulla, parassita dell'amante e pago delle sue "prestazioni" insaziabili. Poi rifiuta Thomas venuto a pregarla di tornare da lui e dai bambini, e a chiederle di restituirgli il portafoglio e la carta di credito, che la donna gli scaglia addosso con rabbia. Nel parapiglia che ne segue Franck intasca la carta di credito caduta sul pavimento, utilizzandola l'indomani con le due donne. Franck non è indifferente ad Elsa, che lo adesca con spudorate profferte fino ad indurlo ad accettarle, dimentico dei tanti "per sempre" ripetuti ad Alice. Scoperti da costei, i due giungono a tenerla prigioniera, legata al termosifone, dopo una scenata con Elsa, che le ha distrutto quadri e studio. Dopo inutili preghiere all'amante perché la liberi, Alice sbatte disperata la testa contro il termosifone. Ferita e sanguinante, viene lasciata libera da Franck che si allontana. Anche Alice fugge e si reca a New York dove si rifà una vita e trova l'amore.

CRITICA

"I caratteri, quando non sono contorti od incongrui, sono approssimativi, i fatti, pur mirando a raggiungere i noti effetti letterari del teatro della crudeltà, non vanno mai oltre un modesto orrore quotidiano, con clamorose cadute di gusto (la sorella cattiva lega a un termosifone la buona -ma è proprio buona?- per fare l'amore con il suo amante), riscattandosi solo qua e là per certe ricerche nei modi di rappresentazione che anche quelle, però, come immagini, come colori, non vanno mai oltre una confezione patinata destinata solo ad attirare senza difficoltà l'attenzione del pubblico ingenuo." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 31 dicembre 1994) "E' una storia di vampiri dove non è mai chiaro chi sfrutta chi, Alice che si è impadronita del talento di Elsa, o Elsa che dopo aver preso per marito un suo ex-fidanzato, le devasta la vita e l'atelier. Ma l'ambiguità psicologica, che dovrebbe essere il sale della vicenda, è di grana grossa, le inverosimiglianze vistose. E troppe scene sfiorano il ridicolo, come quella in cui Elsa butta le ceneri della madre dalla finestra imbrattandosi tutta. Torna in mente un analogo e ben più sottile 'jeu de massacre' di pochi anni fa, dove Beatrice Dalle duellava con la Huppert in 'La vendetta di una donna'. Ma lì alla regia c'era Doillon." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 dicembre 1994). "Il dramma sarebbe psicologico-passionale, avrebbe l'ambizione di esplorare le profondità del sentimento sororale, l'intercambiabilità tra vittima e carnefice, la segreta analogia tra ordine e disordine. Il risultato, pomposo e lambiccato tanto da diventare comico, rimedia con estremismi anche sessuali all'angustia di mezzi: e testimonia al settimo film una involuzione della regista e coautrice Diane Kurys, 47 anni, ex attrice (appariva anche nel 'Casanova' di Fellini), prediletta dai festival, all'inizio narratrice sensibile di vicende autobiografiche d'adolescenza e giovinezza, poi aspirante senza buoni esiti ('Un uomo innamorato' con Greta Scacchi e Peter Coyote, 1986; 'Le strategie del cuore' con Isabelle Huppert, 1991) a rappresentare il disordine amoroso contemporaneo. Per fortuna le due attrici e l'attore, che fanno quanto possono, sono belli: in mancanza d'altro, si può sempre contemplare loro". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa').

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