FACCIAMO PARADISO1995

SCHEDA FILM

FACCIAMO PARADISO

Anno: 1995 Durata: 108 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:GROTTESCO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A OCLORI

Tratto da:LIBERAMENTE ISPIRATO AL ROMANZO "VITE DI UOMINI NON ILLUSTRI" DI GIUSEPPE PONTIGGIA

Produzione:CLEMI CINEMATOGRAFICA

Distribuzione:MEDUSA FILM - MEDUSA VIDEO (PEPITE)

TRAMA

A Milano nel 1949 nasce Claudia Bertelli ed i genitori, dell'alta borghesia, non la battezzano, fino a quando la piccola non manifesta a sette anni il desiderio di accostarsi al sacramento. Dieci anni dopo viene espulsa dal college inglese dove studiava e i suoi vanno a riprendersela tra gli hippie all'isola di White. Poi all'Università di Milano aderisce al movimento studentesco e occupa la facoltà di Lettere dove si innarnora del leader Lucio, al quale si offre ma che la delude, partendo per Parigi: per ripicca si concede al goffo collega calabrese Pino, detto Calabrone, innamorato di lei. Preso un appartamento con la disinvolta svedese Emily, Claudia si dà all'amore libero e partorisce nel 1972 un bambino nero con grande sconcerto dei suoi. Rifiutando l'aiuto della famiglia lavora in una mensa, vende biglietti della lotteria, partecipa ad un gruppo femminista. Nel 1975 in un teatrino di marionette conosce Adamo, un ebreo con attitudini da guru che la affascina con le sue sentenze e che sposa. La nascita di Eleonora sembra cementare l'unione, ma Claudia dopo quindici anni si accorge che le frasi del marito sono vuote di senso come la sua vita e si separa. Frattanto suo padre andato in pensione e ossessionato dalla forma fisica per vedere l'alba del Duemila, spira invece prima del nuovo anno. Con il denaro dell'eredità Claudia realizza un progetto umanitario in Africa, in cui coinvolge Pino, che viene però ucciso da un misterioso virus. Ormai sessantenne, Claudia fonda una comunità New Age: la figlia ha sposato un nipote di Bossi, mentre Adamo si è risposato con una musulmana. Invano le due nuove coppie tentano di incontrare Claudia, impegnata in una sorta di Ramadan con la sua comunità.

CRITICA

L'accumularsi degli eventi e magari l'intenzione degli autori fa sì che la protagonista rimanga un'astante o una passante, un puro recipiente senza idee proprie né personalità definita, e ne soffre la recitazione di Margherita Buy, smarrita, inerte. I ricchi genitori della protagonista assistono alle veloci mutazioni della figlia con un passivo misto di stupefazione, indulgenza e rassegnazione che, ripetendosi a ogni occasione, diventa monocorde: ma Philippe Noiret e Aurore Clement sono attori tanto sperimentati da non risultare mai veramente fuori posto, mentre il più convincente è Lello Arena che recita il personaggio d'un calabrese (detto dai milanesi Calabrone) per anni innamorato frustrato della protagonista che ne sfrutta l'affetto e la bontà. La storia tratta da un racconto di Pontiggia è puntellata da una voce narrante fuori campo e da cartelli indicanti luoghi o date; gli inserimenti di materiali estranei (immagini del college inglese eccetera) sono molto evidenti. (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 23/12/95) " Veramente imbarazzante registrare come l'umorismo a retrogusto amaro, l'ironia sferzante, la vena grottesca di Monicelli producano risultati così fiacchi. Il team dei vecchi leoni (regista e sceneggiatori) sicuramente non ha più la freschezza e la grinta di un tempo, ma i materiali narrativi trattati e gli scenari rappresentati sono insidiosi: lo sguardo di Monicelli sul '68 e gli anni Settanta non è certo tenero, ma alcuni comportamenti, linguaggi e ideologie oggi fanno ridere di per sé, il corteggiamento irriducibile di Lello Arena è goffo, certi spunti polemici di attualità (il bambino di colore di Claudia, la figlia Eleonora che sposerà il nipote di Bossi) sono innocui, la rappresentazione ridicola del Duemila oscilla tra la parodia e la fantascienza italiana impegnata negli anni Settanta. Sarebbe stato meglio puntare sulla coralità, anche perché Margherita Buy, attrice sopravvalutata, non ha la statura per rendere credibile un'eroina testimone del nostro tempo. (Il Mattino, Alberto Castellano, 29/12/95) Malgrado l'indubbia professionalità e accuratezza Facciamo Paradiso è, alla fine, un film irrisolto. Nello stesso tempo "troppo" (troppi anni, troppi personaggi, troppe mode) e troppo poco per assumere il significato esemplare cui, verosimilmente, aspirava. (La Repubblica, Roberto Nepoti, 24/12/95)

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