ELEPHANT2003

SCHEDA FILM

ELEPHANT

Anno: 2003 Durata: 81 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:HBO FILMS, MENO FILM COMPANY, BLUE RELIEF INC.

Distribuzione:BIM

TRAMA

Una giornata qualunque di un liceo americano di Portland. Per ognuno degli studenti il liceo rappresenta un'esperienza diversa, arricchente e amicale per alcuni, solitaria o difficile per altri.

CRITICA

"Non c'è catarsi finale, né alcun tentativo di rassicurare lo spettatore: in questo consistono, a conti fatti, la terribilità e la bellezza di 'Elephant', il miglior titolo visto finora in competizione. E Van Sant si conferma il figlio più degno della controcultura americana, capace di rinunciare a Hollywood per fare esattamente il cinema che vuole". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 19 maggio 2003) "?? una metafora della parzialità di ogni sforzo destinato a capire l'universo dei giovani con le sue anomalie pericolose, come le mortali sparatorie avvenute in certe scuole americane. Interpretato da non attori (gli adulti sono professionisti), il film descrive l'ambiente scolastico con gli ambulacri interminabili, le aule, gli uffici, la biblioteca, la cafeteria e i servizi. Risuona Beethoven suonato al pianoforte da una mano incerta, la stessa che poi prenderà il fucile. Come i ciechi dell'apologo, l'autore non cerca spiegazioni, ci mette davanti i fatti e ci congeda angosciati". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 4 ottobre 2003) "Un anno dopo 'Bowling a Columbine', il documentario-Oscar di Michael Moore, Gus Van Sant ha vinto una meritatissima Palma d'oro con un film che ne è l'esatto rovescio. Benché sia girato a Portland, Oregon, a due passi dai luoghi della strage, 'Elephant' è infatti enigmatico e ingombrante come il suo titolo, proprio perché non affronta il 'perché' ma rende a meraviglia il 'come'. (...) Qui Van Sant, come l'altro grande fenomenologo dei teen-ager Larry Clark, il regista di 'Kids' e 'Ken Park', proprio perché non spiega nulla risulta illuminante". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 ottobre 2003) "La strage è terrificante: sembra un teen-movie dell'orrore; invece sono eventi concreti, dei quali il film rifiuta di fornire approssimative spiegazioni sociologiche. Non c'è catarsi finale, né alcun tentativo di rassicurare: in questo consistono, a conti fatti, la terribilità e la bellezza di un film che s'installa nella mente dello spettatore, rifiutando di andarsene via". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 ottobre 2003)

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