El abrazo de la serpiente2015

SCHEDA FILM

El abrazo de la serpiente

Anno: 2015 Durata: 125 Origine: ARGENTINA Colore: B/N

Genere:AVVENTURA, DRAMMATICO

Regia:Ciro Guerra

Specifiche tecniche:SUPER 35 MM

Tratto da:-

Produzione:CIUDAD LUNAR, IN COPRODUZIONE CON NORTESUR PRODUCCIONES, MC PRODUCCIONES, BUFFALO FILMS

Distribuzione:MOVIES INSPIRED (2016)

ATTORI

Jan Bijvoet nel ruolo di Théo
Brionne Davis nel ruolo di Evan
Nilbio Torres nel ruolo di Karamakate giovane
Antonio Bolívar Salvador nel ruolo di Karamakate adulto
Miguel Dionisio Ramos nel ruolo di Manduca
 
 

MUSICHE

Linares, Nascuy
 

SCENOGRAFIA

Angélica Perea
 

TRAMA

L'epico racconto del primo incontro, l'approccio, il tradimento e l'amicizia tra uno sciamano dell'Amazzonia, ultimo sopravvissuto del suo popolo, e due esploratori che diventano i primi uomini a viaggiare nel nord-ovest dell'Amazzonia, alla ricerca della conoscenza ancestrale. Karamakate, un potente sciamano dell'Amazzonia, ultimo sopravvissuto del suo popolo, vive nella giungla più profonda, in isolamento volontario. Decenni di solitudine hanno fatto di lui un chullachaqui, il guscio vuoto di un essere umano, privo di ricordi e di emozioni. La sua vita svuotata è sconvolta dall'arrivo di Evan, un etnobotanico americano alla ricerca della yakruna, una pianta sacra dai grandi poteri, in grado di insegnare a sognare. Insieme si imbarcano in un viaggio nel cuore dell'Amazzonia, durante il quale passato, presente e futuro si intrecciano, e durante il quale Karamakate lentamente inizia a riconquistare i suoi ricordi perduti.

CRITICA

"(...) un film tanto originale e potente quanto classico e controllato nel linguaggio. Anche perché basato su un'idea semplice e immensa. Il confronto continuo, rigoroso ma sempre perfettamente accessibile tra due punti di vista, due mondi, due culture. Quella magica e millenaria dello sciamano e quella scientifica e razionale dell'antropologo. Solo che il colombiano Ciro Guerra (...) anziché inseguire il romanticismo visionario e così europeo di un Herzog (...), vuole più semplicemente e più ambiziosamente resuscitare almeno in parte la gigantesca cultura perduta di quelle popolazioni. (...) Non immaginate un film didattico però. Al contrario. Quella vissuta dai protagonisti è un'avventura totale, un viaggio mistico e insieme di conoscenza. Un itinerario sapienziale in cui ognuno (i bianchi soprattutto) scoprirà qualcosa dell'altro mondo, attraverso una serie di incontri e peripezie che naturalmente mettono in evidenza i misfatti del colonialismo, la fine di una cultura millenari, la violenza subita da popolazioni sterminate o sottomesse fino all'imbarbarimento. Senza mai sfiorare le angustie del film-denuncia, però, ma sempre privilegiando il confronto tra i protagonisti e le diverse culture che esprimono." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 agosto 2016) "Il respiro grandioso si richiama forse ai pionieri della grande scuola documentaristica che, da Flaherty a Murnau, da Nanook a Tabu, trasformava in poesia la ricerca etnografica. Ma passando attraverso l'avventurismo del cinema vissuto pericolosamente di Herzog. (...) Ciro Guerra ha intrapreso questo suo viaggio nelle profondità amazzoniche - scegliendo in contrasto con ogni tentazione pittoresca di restituire le immagini in un puro e rarefatto bianco e nero - all'inseguimento di due vere esplorazioni. (...) Speculari sono gli incontri fatti lungo il grande fiume. L'ombra degli speculatori e degli schiavisti delle piantagioni di caucciù. La penetrazione ideologico religiosa corruttrice delle missioni. Conoscenza, memoria, esperienza rispettosa della potente Natura, capacità di accogliere i sogni liberandosi del fardello di ogni pregiudizio: sono le coordinate di un'immersione visiva di avvolgente suggestione." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 7 agosto 2016)

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