Donna di vita "Lola"1960

SCHEDA FILM

Donna di vita "Lola"

Anno: 1960 Durata: 85 Origine: FRANCIA Colore: B/N

Genere:COMMEDIA

Regia:Jacques Demy

Specifiche tecniche:FRANCOSCOPE

Tratto da:-

Produzione:CARLO PONTI, GEORGES DE BEAUREGARD PER EURO INTERNATIONAL FILM (ROMA), ROME PARIS FILM (PARIGI)

Distribuzione:EURO

ATTORI

Anouk Aimée nel ruolo di Lola/Cécile
Marc Michel nel ruolo di Roland Cassard
Jacques Harden nel ruolo di Michel
Alan Scott nel ruolo di Frankie
Elina Labourdette nel ruolo di M.me Desnoyer
Margo Lion nel ruolo di Jeanne
Annie Dupéroux nel ruolo di Cécile Desnoyers
Catherine Lutz nel ruolo di Claire
Corinne Marchand nel ruolo di Daisy
Yvette Anziani nel ruolo di M.me Frédérique
Dorothee Blanck nel ruolo di Dolly Dorothée Blank
Isabelle Lunghini nel ruolo di Nelly
Anne Zamire nel ruolo di Maggie
Annik Noël nel ruolo di Ellen
Jacques Goasguen nel ruolo di M. François
Babette Barbin nel ruolo di Minnie
Gérard Delaroche nel ruolo di Yvon
 

SOGGETTO

Demy, Jacques
 

SCENEGGIATORE

Demy, Jacques
 

MUSICHE

Legrand, Michel
 

MONTAGGIO

Cotret, Anne-Marie
 

SCENOGRAFIA

Evain, Bernard
 

COSTUMISTA

Evein, Bernard

TRAMA

Ronald è un ragazzo apatico e annoiato, che cambia spesso luoghi e si trascina da un lavoro all'altro. Dopo aver accettato l'incarico di un losco trafficante di diamanti, Roland si accinge a partire per l'Africa del Sud. A Nantes, però, incontra Cecilia, una sua amica d'infanzia di cui è stato segretamente innamorato. Trovato finalmente il coraggio per dichiararsi, Roland viene a sapere che le circostanze della vita hanno trasformato Cecilia in Lola, una ballerina di "cabaret". Inoltre, la ragazza ha un figlio di sette anni nato dalla sua relazione con Michel, un uomo che però ora non è presente nella sua vita, ma che lei ama ancora. L'improvviso ritorno di Michel, che nel frattempo ha fatto fortuna ed è diventato ricco, farà svanire il sogno d'amore di Roland che rimane ancora una volta solo con la sua noia e la sua tristezza.

CRITICA

"Il film, nella pesante fantasia che lo caratterizza, sovraccarica di suggestioni letterarie e barocche, richiama con evidenza alla memoria lo stile particolare di Max Ophuls di cui il regista fu fervente discepolo. Ed è appunto questa troppo invadente influenza che aggrava i difetti di una regia certo abile, ma ancor incerta, alla quale spesso fugge il senso esatto del tono e del ritmo, e che non sempre sa indicare agli interpreti la migliore rappresentazione dei personaggi". (Segnalazioni Cinematografiche, volume 49, 1961)

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