SCHEDA FILM

DOGTAGS - IL COLLARE DELLA VERGOGNA

Anno: 1985 Durata: 109 Origine: USA Colore: C

Genere:AVVENTURA

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:DAARS PRODUCTIONS HILL 77

Distribuzione:TRUSTEE FILM INST DISTRIBUZIONE (1987) - PANARECORD

TRAMA

Facendo delle ricerche sulla scomparsa di tre soldati americani nel Vietnam, perché non crede che siano morti, uno scrittore entra in contatto con un vietnamita, che, quando era bambino, insieme alla sorella e al padre, ha vissuto con castoro a lungo nella giungla. L'uomo gli racconta che un gruppo di compagni, poi caduti tutti durante la spedizione, Alan, Roy e Willv erano stati incaricati di recuperare alcune casse, contenenti documenti segreti dell'esercito americano, perdute per l'abbattimento dell'elicottero, che le trasportava. Essi si erano trovati a combattere contro nemici invisibili, ma sempre presenti, perché ad ogni passo intorno a loro scattava qualche trappola mortale o scoppiava qualche ordigno esplosivo. Il capitano Newport, comunicando via radio, continuava a promettere che avrebbe mandato un elicottero a salvarli, ma rimandava sempre l'appuntamento, e intanto insisteva perché recuperassero le casse. Trovati infine l'apparecchio caduto e le cassette, si erano accorti, aprendole, che non contenevano affatto documenti, ma bensì lingotti d'oro, frutto, certamente, di qualche losco traffico del loro superiore. Poiché Roy si era ferito ad una gamba in una delle tante trappole nascoste, ed essendo sopravvenuta la cancrena, i suoi compagni avevano dovuto amputargliela con stumenti di fortuna, aiutati dalla famiglia vietnamita. Nonostante la prova atroce Roy era sopravvissuto, ma la marcia nella giungla era diventata più difficile. Malgrado tutto, i tre amici non avevano, però, abbandonato il carico d'oro, che li tentava anche molto. Annunciato finalmente l'arrivo dell'elicottero di salvataggio, Alan, Roy e Willy avevano chiaramentc sentito il capitano Newpot ordinare via radio al pilota di salvare solo le casse e abbandonanre invcee a terra gli uomini. Costoro, disgustati per essere stati "usati" e traditi in modo così ignobile, si erano strappati dal collo la piastrina di riconoscimento della loro appartenenza all'esercito.

CRITICA

"Simile a 'Platoon' nel rappresentare la guerra-trappola e nell'usare le tenebre e le tonalità scure per simboleggiare la claustrofobia interiore più che quella reale, 'Dogtags' se ne distanzia però nei ritmi, rallentati, e in un più accentuato interesse per le notazioni documentariste e descrittive del paesaggio. Un maggiore immobilismo nelle inquadrature volutamente prolungate, qualche concessione di troppo alle sequenze raccapriccianti e un'atmosfera di devastante cinismo talvolta nuocciono all'economia generale del film, probabilmente penalizzato dalle eccessive ambizioni di partenza. Efficaci le musiche di John Scott aiutate dal Dolby Stereo e la fotografia di John McCallum ingigantita dal Panavision." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 15 Dicembre 1987) "A parte questa novità, però, il film, realizzato a basso costo da una produzione anglo-americana e interamente girato nelle Filippine, non ha nessun altro motivo di interesse. La guerra è sempre quella, la sua documentazione è insistita e scoperta, i ritmi sono lentissimi e, in alcuni momenti quasi statici, i modi di rappresentazione, sia quando indugiano sulle comici sia quando si stringono attorno ai personaggi indulgono con compiacimenti eccessivi ad immagini lambiccate e preziose che, oltre a tradire qualsiasi occasione realistica (senza sostituirla con occasioni visionarie), rasentano in luoghi addirittura la calligrafia: in contraddizione con i temi, l'ambiente e le intenzioni polemiche. Qualche pagina, se vogliamo arriva ad imporsi per certi climi angosciosi che gravano sui personaggi e, qua e là, pur fra gli impacci dell'azione, si fanno strada dei momenti risentiti e drammatici di qualche rilievo, ma sono eccezioni: in un contesto in cui tutto o è troppo facile o troppo voluto e di maniera; sia narrativamente sia visivamente. Un Vietnam in sedicesimo, insomma, di cui non si sentiva proprio il bisogno." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 17 Dicembre 1987) "Concepito come una tragedia in tre atti, un prologo e un epilogo, questo 'Dogtags'. Il collare della vergogna (in americano dogtag significa piastrina di riconoscimento), è un film che apparentemente non esce dai canoni del genere, ma che, a ben guardare, vi introduce alcuni elementi nuovi. A cominciare da una strana storia di cassette contenenti lingotti d'oro, smarrite e poi recuperate al prezzo di sacrifici disumani, che pare un motivo drammaturgico ricalcato sui modelli del western o del film gangsteristico. E proprio la tensione, il ritmo, la suspense, di questi modelli, costituiscono l'impalcatura formale che regge l'intera vicenda (con qualche insistenza un poco ridondante e fastidiosa, e un pizzico di gusto per l'orrido) dell'impresa di un gruppo di soldati americani attraverso la giungla vietnamita, ai confini con la Cambogia. (...) Girato nelle Filippine, con dovizia di mezzi e un grande senso dello spettacolo, 'Dogtags' rinuncia ai discorsi politici o moralistici per affidarsi totalmente all'azione." ('La Stampa', 1 Settembre 1987)

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