Dies Irae1943

SCHEDA FILM

Dies Irae

Anno: 1943 Durata: 105 Origine: DANIMARCA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO, ROMANTICO

Regia:Carl Theodor Dreyer

Specifiche tecniche:SPHERICAL, 35MM (1:1.37)

Tratto da:dramma "Anne Pedersdotter" di Hans Wiers-Jenssens.

Produzione:PALLADIUM FILM

Distribuzione:GLOBE - DELTAVIDEO, DVD: 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT (2004)

ATTORI

Albert Hobeerg nel ruolo di Il vescovo
Anna Svierkier nel ruolo di Marte Herloff
Herald Holst nel ruolo di L'intendente
Lisbeth Movin nel ruolo di Anne Pedersdotter
Olaf Ussing nel ruolo di Laurentius
Preben Lerdorff Rye nel ruolo di Martino
Sifurd Berg nel ruolo di Maestro di canto
Sigrid Neeiendam nel ruolo di Merete, madre del pastore
Thorkild Roose nel ruolo di Absalon Pedersson
 
 

SCENOGRAFIA

Fribert, Lis

TRAMA

Terminati gli studi, il giovane Martino ritorna alla casa paterna in un villaggio della Danimarca. E' l'anno 1632 e tutto il paese è avvolto nella cupa atmosfera della riforma luterana. Martino è figlio di primo letto del giudice e pastore Assalonne Pederson, che, rimasto vedovo, ha sposato la giovane Anna. Martino fa ora la conoscenza della matrigna, che ha sposato suo padre non per amore, ma mossa da un sentimento di riconoscenza: il pastore ha infatti salvato dal rogo sua madre, accusata di stregoneria. Tra la matrigna e il figliastro sorge un amore improvviso, che Merete, la vecchia madre di Assalonne scopre ben presto. Il pastore, quando gli viene rivelata la triste realtà, è colto da una sincope e muore. Merete ha sempre odiato la giovane nuora e il suo odio ha avuto nuovo alimento quando ha compreso che Anna e Martino si amavano. Ella accusa al Consiglio degli anziani ora la giovane donna di stregoneria e responsabile della morte di Assalonne. Anna è pronta a difendersi, perchè Martino le ha giurato di essere sempre al suo fianco; ma il giovane, suggestionato e intimorito dalle parole della nonna, si schiera dalla parte dell'accusatrice. Anna allora, abbandonata ogni speranza, non si difende più e confessa una colpa inesistente, affermando di aver provocato con arti magiche la morte del marito. La confessione è per lei una sentenza di morte; ella ha appena finito di pronunciarla che già si leva il canto del "Dies Irae" che precede ed accompagna il supplizio del rogo.

CRITICA

"Si tratta di un film di alto valore artistico. I mezzi espressivi propri del cinema riescono a dar vita ad una vicenda drammatica che acquista un significato universale. Efficace il ritmo narrativo caratteristico di uno dei più geniali registi. Scenografia, recitazione, fotografia: ottime." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 44, 1958)

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