L'onda2008

SCHEDA FILM

L'onda

Anno: 2008 Durata: 101 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Dennis Gansel

Specifiche tecniche:ARRIFLEX, SUPER 35 STAMPATO A 35 MM (1:2.35)

Tratto da:romanzo "Il segno dell'onda" di Morton Ruhe (pseudonimo di Todd Strasser, ed. Archimede) e dal film tv "The Wave" (1981) di Johnny Dawkins e Ron Birnbach

Produzione:RAT PACK FILMPRODUKTION GMBH, CONSTANTIN FILM PRODUKTION

Distribuzione:BIM (2009) - DVD: BIM/01 DISTRIBUTION

ATTORI

Jürgen Vogel nel ruolo di Rainer Wenger
Frederick Lau nel ruolo di Tim
Max Riemelt nel ruolo di Marco
Jennifer Ulrich nel ruolo di Karo
Christiane Paul nel ruolo di Anke Wenger
Elyas M'Barek nel ruolo di Sinan
Cristina do Rego nel ruolo di Lisa
Jacob Matschenz nel ruolo di Dennis
Maximilian Vollmar nel ruolo di Bomber
Max Mauff nel ruolo di Kevin Maximilian Mauff
Ferdinand Schmidt-Modrow nel ruolo di Ferdi
Tim Oliver Schultz nel ruolo di Jens
Amelie Kiefer nel ruolo di Mona
Odine Johne nel ruolo di Maja
Fabian Preger nel ruolo di Kaschi
Teresa Harder nel ruolo di Madre
 
 

MUSICHE

Maile, Heiko
 

MONTAGGIO

Christen, Ueli
 

SCENOGRAFIA

Loewe, Knut
 

COSTUMISTA

Milos, Ivana

TRAMA

Germania. Il professor Rainer Wegner, insegnante in un istituto superiore, come parte del programma scolastico deve tenere un seminario di una settimana sull'Autocrazia. Per aiutare i ragazzi a comprendere il fenomeno - che in Germania è ben noto per le conseguenze relative alla fondazione del partito Nazional Socialista e alla successiva dittatura di Hitler - Wegner sceglie di far mettere in pratica ai ragazzi un esperimento: creare in classe un movimento, che loro chiameranno 'l'Onda', caratterizzato da un simbolo e da un saluto particolare, dall'utilizzo di un'uniforme e dall'obbedienza ad alcune rigide regole di disciplina. Il movimento si espande velocemente, non solo all'interno della classe ma nell'intera scuola, soprattutto per il potere aggregante e l'accettazione nel gruppo da parte di elementi normalmente ignorati o sbeffeggiati - per origine, razza o debolezza caratteriale - finché la situazione degenera...

CRITICA

"'L'Onda' è un film coinvolgente sul piano spettacolare, serio e acuto nel trattamento della materia. Centra in pieno il nocciolo della genesi dei regimi; più che una precisa ideologia, dei simboli di appartenenza: un nome, un'uniforme, un simbolo, un saluto. Ciò che lo indebolisce un po' è il - come dire? - contrappasso della (lodevole) intenzione didascalica, che fa scivolare l'ultima parte verso una sorta di lezione dove il professore ci spiega quel che è successo e verso un epilogo melodrammatico. Detto ciò il film è duro, efficace e merita senz'altro la visita." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 27 febbraio 2009) "Il giovane regista tedesco tennis Gansel si interroga sull'origine del nazi-fascismo mettendo in scena una sorta di piece teatrale ad ambientazione scolastica, quindi pedagogica. (...) Ancora un film ambientato in una scuola (dopo 'La classe') luogo privilegiato, per raccontare l'oggi e lo ieri." (Dario Zonta, 'L'Unità', 27 febbraio 2009) "Tutto un poco squadrato, teutonico, non proprio imprevedibile. Un pizzico di finezza (di ambiguità) in più non avrebbe guastato. Più che scossi si esce pensosi. Ma spesso sono proprio i film medi a capitare per primi umori e tensioni latenti." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 febbraio 2009) "Legge e ordine sono il minimo comune denominatore della società, mentre i giovani sognano una comunità. 'L'onda' di Dennis Gansel s'incarica di ricordarlo, mostrando un liceo tedesco dove un professore anarchico crede di vaccinare la scolaresca dalla tentazione comunitaria, che lui chiama; impropriamente, autocrazia. Subito i suoi allievi escono da torpore, droga, consumismo e scoprono l'entusiasmo: chi non s'entusiasmo, viene emarginato. E il nuovo nazismo? Ma anche il '68 fu così.. In Germania l'ambiguità è il massimo che Gansel possa permettere, ma quel che 'L'onda' dice, nel silenzio altrui, è già qualcosa." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 27 febbraio 2009) "La lezione autocratica, spiegata anni fa dal 'Signore delle mosche' di Goldman e Brook, è ahimè attualissima: se è ancora permesso dividere la forma dal contenuto, l'interesse patologico politico del messaggio si scontra con un medium cinematografico banale, da B movie americano Anni 50. I ragazzi, fragili prede, psicosomaticamente sono più espressivi, anche se nel finale vince la risaputa tragedia al ralenti e la collettiva follia sembra rimossa dalla sirena dell'ambulanza. Schematico psicosociologicamente, andando a sbattere contro la notte della ragione che tutto annulla, il film fa però paura per la verità delle situazioni e sembra cronaca odierna: oggi più di ieri e meno di domani. Peccato sia un'occasione sfruttata a metà con alcune scene violente e pericolose per il contagioso entusiasmo fascista dei mini balilla manipolati nel bianco che più bianco non si può. La morale è: dobbiamo creare gli anticorpi contro l'escalation di ogni autocrazia. O no?" (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 27 febbraio 2009) "Uscito lo scorso anno, 'L'Onda' in Germania nelle prime due settimane è stato visto da circa 2 milioni e mezzo di spettatori. Nonostante si tratti di un film a tesi e abbia alle spalle un'evidente struttura da ricerca psico-sociologica, l'effetto cinema (grazie alla bravura del regista e del suo co-sceneggiatore Peter Thorwarth. Oltre che dei giovani, sorprendenti attori) rimane praticamente intatto, permettendo allo spettatore di assistere, nell'impotenza della fascinazione, ad un esperimento agghiacciante che passa attraverso la sua stessa pelle. Fortissima anche la presenza della musica, a cui Gansel dà un significato centrale: 'E' uno dei mezzi con cui tutti i governi autarchici cercavano di conquistare le simpatie dei loro elettori e attirarli in una sorta di paesaggio incantato, dove ci si divertiva, si stava bene'. Sparati a mille sullo schermo i suoni synth-pop di Heiko Maile. Con gentilezza e senza costrizioni, cercate di far vedere 'L'Onda' a tutti i vostri conoscenti sotto i vent'anni. Ma anche a quelli di età superiore la visione può suggerire non poche riflessioni. Per alcuni, devastanti." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 27 febbraio 2009)

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