Piccole crepe, grossi guai2014

SCHEDA FILM

Piccole crepe, grossi guai

Anno: 2014 Durata: 94 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:Pierre Salvadori

Specifiche tecniche:DCP (1:2.39)

Tratto da:-

Produzione:LES FILMS PELLÉAS, IN COPRODUZIONE CON FRANCE 2 CINÉMA, DELTA CINÉMA, TOVO FILMS

Distribuzione:GOOD FILMS

ATTORI

Catherine Deneuve nel ruolo di Mathilde
Gustave Kervern nel ruolo di Antoine
Féodor Atkine nel ruolo di Serge
Pio Marmaï nel ruolo di Stéphane
Michèle Moretti nel ruolo di Colette
Nicolas Bouchaud nel ruolo di Sig. Maillard
Oleg Kupchik nel ruolo di Lev
Bruno Netter nel ruolo di Sig. Vigo
Garance Clavel nel ruolo di Ex di Antoine
Carole Franck
Olivier Charmasson
 

MONTAGGIO

Devinck, Isabelle
 

SCENOGRAFIA

Barthélémy, Michel
 

COSTUMISTA

Montel, Virginie

TRAMA

Antoine è un musicista 40enne che improvvisamente decide di porre fine alla sua carriera. Inizia così a vagare senza meta fino a quando viene assunto come custode di un vecchio edificio residenziale di Parigi. E' qui che osserva ed entra in contatto con i vari condomini tra cui Mathilde, una donna generosa e vivace che da poco tempo è andata in pensione e che dopo aver scoperto una crepa nella parete del soggiorno viene assalita dalla preoccupazione che il palazzo possa crollare...

CRITICA

"Storia originale molto francese, con un pizzico di follia, una 'Eleganza del riccio' maschile dove l'autore Salvadori omaggia madame (...). Nel cortile «legnanese» più che da finestra di Hitchcock, gente che va e che viene, uno humour tagliente, lasciando una scia di disperazione brillantemente corretta: le crepe, più che sui muri, si vedono nel volto delle persone e nella cornice di inespressi e curiosi rapporti. La commedia tiene ritmo in equilibrio delicato, con sprazzi di realismo magico, la taglia XL del bravo Gustave Kervern ad approfondire l'identikit parigino e la classe profumata della per sempre bella di giorno Catherine." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 16 ottobre 2014) "E' un problema mondiale. La vita fa sempre meno ridere, (ergo) la domanda di commedia è alle stelle. Di qui l'esigenza dei migliori: fare commedie senza perdere l'anima. (...) Script spericolato, attori magnifici. La libertà e la follia delle commedie italiane anni 60 più l'anima letteraria del cinema francese. Insolito, vivificante." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 ottobre 2014) "Leggiadro in superficie e amaro nel fondo, il teatrino umano di Pierre Salvadori si svolge quasi tutto nel cortile del caseggiato dove è un gran transitare di individui, cani, biciclette; Kervern è un perfetto Antoine, triste, gentile e arruffato; e intonandosi al registro lunare e poetico della commedia, la Deneuve scende per una volta dal piedistallo e incarna una Mathilde autentica e vulnerata." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 16 ottobre 2014) "In un cortile del parigino Marais l'universo può trovare degna abitazione, purché ad animarlo sia un sensibile cineasta come Pierre Salvadori, per antonomasia uno dei 'registi degli attori' del cinema francese d'oggi. E non a caso questo suo 'Dans la cour' (titolo originale) l'ha fatto pensando e dedicandolo a madame Catherine Deneuve, qui in splendida forma nel ruolo della bipolare Mathilde (...)magnifico Gustave Kevern (...), parecchio depresso ma nel tentativo di rifarsi una vita. (...) Dallo sguardo dei due, il cortile sembra un cumulo scomposto di follie, splendide imperfezioni di un'umanità che si può amare. Dal successo della Berlinale alle sale italiane: da non perdere." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 16 ottobre 2014) "Dopo il successo (fin troppo esagerato) di 'Ted', Seth MacFarlane prova a ironizzare sul Far West. Il tutto, sciupato da eccesso di inutile e per nulla divertente volgarità." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 17 ottobre 2014) "Il titolo italiano (l'originale è 'Nel cortile') falsifica l'atmosfera del film, facendolo passare per una commedia. Invece, pur contenendo situazioni divertenti, questa storia di una donna infelice e di un angelo custode arruffato mette in scena un'umanità dolente e oppressa dalla solitudine. Fin da subito puoi escludere che l'idea fissa di Mathilde sia qualcosa di comico: è piuttosto un'ossessione, sotto cui si cela della sofferenza. Quanto agli altri condomini, ciascuno vive in un piccolo inferno personale. Vien voglia di considerare il film un tardo erede del 'realismo poetico' francese, con i suoi personaggi popolari e poco avvenenti ma con i quali ti trovi a solidarizzare." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 23 ottobre 2014)

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