Cub - Piccole prede2014

SCHEDA FILM

Cub - Piccole prede

Anno: 2014 Durata: 84 Origine: BELGIO Colore: C

Genere:HORROR

Regia:Jonas Govaerts

Specifiche tecniche:ARRI ALEXA (1:2.39)

Tratto da:-

Produzione:POTEMKINO

Distribuzione:NOTORIOUS PICTURES

ATTORI

Stef Aerts nel ruolo di Peter
Evelien Bosmans nel ruolo di Jasmijn
Titus De Voogdt nel ruolo di Chris
Jan Hammenecker nel ruolo di Stroper
Maurice Luijten nel ruolo di Sam
 

MONTAGGIO

Janssens, Maarten
 

COSTUMISTA

Sanders, Margerita

TRAMA

Sam ha 12 anni e come ogni anno si avvia verso il campo estivo con gli altri compagni boy scout. Il ragazzo è introverso, misterioso e non riesce a fare amicizia con gli altri. Questo suo carattere gli attira perciò lo scherno e l'emarginazione da parte degli altri che però, ben presto, si renderanno conto che Sam è meno indifeso del previsto...

CRITICA

"Daremmo (...) un premio allo spettatore che indicherà al mondo un elemento di novità di 'Cub - Piccole prede'. E nel contempo giusto, però, aggiungere, che il marchio belga si è fatto spesso valere (ricordando per esempio l'ottimo 'll cameraman e l'assassino') e anche stavolta il regista Govaerts ha saputo rielaborare spunti classici con una personalità drammaturgica notevole. E dunque, c'è poco da obiettare, l'incombere della paura e la persistenza della tensione, obiettivi primari dell'horror più delle velleità psichiatrico-allegoriche, risultano presenti all'appello degli adepti." (Valerio Caprara, 'Il Mattino' 4 dicembre 2014) "Sorprende piacevolmente l'esordio nel lungometraggio di Jonas Govaerts. Pur giocando la carta dell'horror survivalista ed evidenziando con grande piacere i propri modelli di riferimento, il regista costruisce con acume e notevole ingegno visivo una parabola etica intrecciata in un crudele romanzo di formazione al contrario. Innestandosi nell'ineludibile modello de 'Il signore delle mosche', pur muovendo da premesse opposte, il film mette in scena, a tratti in forme addirittura didascaliche, il crollo verticale del sistema educativo degli adulti. Non a caso il modello di comunità alternativa degli scout lupacchiotti è trattato alla stregua di una organizzazione marziale in minore che riproduce, in scala, le medesime crudeltà e aberrazioni gerarchiche delle organizzazioni militari degli adulti. 'Cub', con notevole acume politico, mette in luce l'erosione dei vincoli solidali tra i giovanissimi come conseguenza diretta del collasso etico del sistema valoriale degli adulti. Il conseguente utilizzo da parte di Govaerts di metafore maiuscole serve quindi a evidenziare il precipitato pedagogico di un racconto che, pur senza riferirsi direttamente a Narciso Ibáñez Serrador, si chiede ma come si può uccidere un bambino? (...) In maniera più attenta rispetto a Michael J. Bassett e al suo pur interessante 'Wilderness', 'Cub' giocando con macroriferimenti quali il cinema di Tobe Hooper e le favole nere dei fratelli Grimm (modelli tra loro vicini più di quanto non si possa sospettare) mette in scena un crudele racconto dell'infanzia. Film horror sui generis che osa raccontare dei bambini non normativizzati e che si concede lussi narrativi che l'attuale politicamente corretto non contempla rischiare, 'Cub' procede progressivamente verso una brutale derealizzazione delle sue premesse per giungere a un finale forse prevedibile ma comunque disturbante che sfida lo spettatore a individuare una speranza residua nella più disperante delle situazioni. 'Cub', in questo senso, è una rigenerante boccata d'ossigeno. Senza lesinare in crudeltà, Govaerts affronta l'horror dal suo versante più schiettamente politico proprio per dire (contenutiscamente, proprio...) delle cose. Il risultato è disturbante e inventivo; un racconto morale che pur bilanciando con notevole senso dell'economia tensioni e momenti di crudeltà, riesce a insinuare un malessere autentico. Ammirevole poi l'attento l'equilibrio fra il contesto realistico e il coefficiente inarrestabile di trovate schiettamente orrorifiche. In questo modo Goaverts risulta sempre credibile anche quando il suo racconto imbocca la tangenziale dell'iperbole, diretta conseguenza dell'approccio metaforico. Che un film come 'Cub' sia stato realizzato in Belgio offre motivi di speranza in direzione di un cinema europeo meno normativo e igienizzato. Prematuro dire se sia sorto un nuovo Fabrice Du Welz. Sperare che Govaerts continui anche in futuro a esprimersi a simili livelli, limando le poche incertezze di questo esordio, però è assolutamente legittimo. Così come lo è sperare che anche altre cinematografie europee (Italia?) accolgano l'indicazione di un film fuori schema come 'Cub - Piccole prede'." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 28 novembre 2014) "Piacerà Ai fan dell'horror che si troveranno una trama originale oltre la media. E anche a chi per le pellicole dell'orrore non ha una speciale simpatia, ma troverà molto puntuale, plausibile e inquietante la descrizione di come la paura prenda forma prima nell'inconscio e poi nel conscio degli impuberi." (Giorgio Carbone, 'Libero', 27 novembre 2014)

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