Croce e Delizia1995

SCHEDA FILM

Croce e Delizia

Anno: 1995 Durata: 100 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Luciano De Crescenzo

Specifiche tecniche:-

Tratto da:BASATO SUL TESTO DI LUCIANO DE CRESCENZO

Produzione:URANIA FILM IN COLLABORAZIONE CON MEDIASET

Distribuzione:MEDUSA - MEDUSA VIDEO (PEPITE)

ATTORI

Adriana Volpe nel ruolo di Barbara
Antonio Allocca nel ruolo di Jean Fumee
Eduardo Criscuolo nel ruolo di Capo Gruppo
Fanny Cadeo nel ruolo di Juliette
Francesco Pannofino nel ruolo di Il Bacocco
Gabriella Barbuti nel ruolo di Giovane Pallida
Geppino Gigliano nel ruolo di Assistente Operatore
Giada Desideri nel ruolo di La Muta
Isabella Rossellini nel ruolo di Madame X
Jacques Fabbri nel ruolo di Germont
Luciano De Crescenzo nel ruolo di Il Professore
Ludovica Tinghi nel ruolo di Violetta
Marina Confalone nel ruolo di Rosa
Massimo Colastosi nel ruolo di Microfonista
Massimo Wertmüller nel ruolo di Anima Nera
Paolo Buglioni nel ruolo di Il Truccatore
Pietro De Silva nel ruolo di Il Cobra
Renato Scarpa nel ruolo di Il Produttore
Riccardo Pazzaglia nel ruolo di Il Regista
Sergio Solli nel ruolo di Ascanio
Silvia Annichiarico nel ruolo di Segretaria Di Edizione
Teo Teocoli nel ruolo di Alberto Sanna
 

MONTAGGIO

Crociani, Raimondo
 

SCENOGRAFIA

Giovagnoni, Gianni

TRAMA

A Parigi una piccola troupe sta girando il film "La Traviata". Alfredo è l'attore Alberto Sanna e la sarta di scena è Rosa, che anni prima ebbe con lui una breve avventura è in estasi e lacrima sulla protagonista Violetta che rinuncia all'amore. Per la donna, non più giovane, l'identificazione con Violetta è totale, anche se le è stato detto che costei nella "Signora delle camelie" di Dumas si chiamava Margherita a nella vita Alphonsine Plessis. Frattanto tre tecnici romani della troupe organizzano una seduta spiritica, dove Madame X, una maga francese, fa credere a Rosa, tanto per beffarsi di lei, di essere senz'altro la reincarnazione di Violetta. La parrucchiera consulta le sue carte, conferma e aggiunge che l'eroina verdiana non vuole dall'aldilà che il dramma suo si ripeta. Rosa è sempre più emozionata (va perfino a visitare nel cimitero di Montmartre la tomba di Alphonsine Plessis), per cui, mentre un giorno si gira sul set il celebre duetto dell'addio, Rosa irrompe in scena ma è colta da un infarto e finisce in ospedale. La lavorazione del film prosegue con molte difficoltà: il regista accetta passivamente i battibecchi con il consulente storico; i tecnici entrano in sciopero e il produttore, che è in arretrato con le paghe, pensa che l'impresa sia jellata per i troppi incidenti (la pioggia, lampadari che piombano a terra). Rosa fugge dall'ospedale perchè ha appreso che Sanna, gran seduttore, ha avuto rapporti con una giovane francese, Juliette. Per la sarta, ancora innamorata di Alberto, il colpo è fatale. C'è un secondo infarto e lei muore in scena come la Signora delle camelie, circondata da tutta la troupe, muta e commossa. Ancora oggi si può morire d'amore.

CRITICA

Quarta regia di De Crescenzo, Croce e delizia e forse, nei suoi umori "malinconici", il suo film migliore o almeno il meno coriandolizzato e il più coerente. In fondo è il frutto di un'operazione scaltra e, insieme, ambiziosa: fare un cocktail dei tre più tipici modi d'espressione del cinema italiano, cioè il melodramma, la commedia e il sentimentalismo. Non mancano trovate bizzarre (deformare mostruosamente la bellezza di Isabella Rossellini), concessioni al mercato (la scena di nudo), ambiguità sospette (non si sa mai bene se il maschilismo di certe situazioni sia condiviso o critico), divagazioni divertite, citazioni colte. E, a cominciare dalla Confalone, sempre brava anche alle prese con gli stereotipi, c'è una compagnia di attori dove si recita con garbo e brio senza strafare. (Il Giorno, Morando Morandini, 5/10/95) E' davvero un peccato che il film sia alla fine malriuscito, sfilacciato, approssimativo, autoindulgente, privo di due elementi essenziali per il cinema: il senso del ritmo, e la capacità di raccontare per immagini. (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 6/10/95) La base narrativa "forte" non impedisce all'ultima fatica di De Crescenzo di essere un altro film-contenitore. Quale più quale meno, gli episodi vanno per conto proprio, aprendo continue parentesi nella jellata lavorazione del film-opera. Di più nei flashback, nei "numeri" comici in romanesco delle maestranze, nella versione "rap" di Verdi o nella lunga esibizione di un nudo di fanciulla, magnifico quanto incongruo col resto. Di meno (ma non tanto) nell'episodio della seduta spiritica, dove Isabella Rossellini truccata da racchia parla con la voce dell' "Esorcista". Destino condiviso dalle citazioni: pazienza per la "Traviata" di Zeffirelli; ma la spiegazione di cosa sia l'"effetto notte" (vedi Truffaut) o è ridondante, o è gratuita. (La Repubblica, Roberto Nepoti, 7/10/95) Ci sono idee godibili, capricci italo francesi: peccato che sia tutto frastagliato, senza una romanza che faccia da leit motiv. Teocoli é un vanaglorioso che seduce ragazzine e parla in franco-milanese; Marina Confalone mette in Rosa un lampo di follia. Per amicizia, Isabella Rossellini si fa trasformare in mostro. San Truffaut vaga nel cielo sopra Parigi, guarda già sull'effetto notte citato e se ne va. (Corriere della Sera, Maurizio Porro, 10/10/95)

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