SCHEDA FILM

Cous Cous

Anno: 1996 Durata: 90 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:METAFORA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICO

Tratto da:-

Produzione:IMMAGINE & COMUNICAZIONE

Distribuzione:ITALIAN INTERNATIONAL FILM

TRAMA

Secondo le previsioni del futuro all'inizio del terzo millennio vi saranno sfratti senza fine, la gente dormirà sotto i ponti e, là dove mancano, in strada; i musicanti delle "band" andranno a provare il repertorio chi sa dove e la loro musica sarà bandita. Questo già accade a Torino, dove nonna Eveline e un gruppetto di ragazzi (la mulatta figlia adottiva-vocalista della band, con tre giapponesi e due tecnici) - i Cous Cous - vengono sfrattati su richiesta di condomini che non riescono a dormire per le prove notturne, oltre a Edo, un fumatore accanito e sempre insonne. Costoro tentano invano di essere ospitati in albergucci occupati da altri maniaci e svitati; spronano Eveline a farsi dare dai suoi parenti (madre isterica e fratello scemo, che rifiutano ogni ospitalità) il recapito di un altro fratello - Frankie - mai più visto da quindici anni. Costui, ridottosi a vivere in una baracca di campagna e a suonare fin dall'alba alla porta delle chiese, è un anziano trombonista, però generoso, che accoglie i Cous Cous. Ma ecco che arrivano ruspe e bulldozer e anche Frankie a causa di un'autostrada in costruzione, viene sfrattato. Di passaggio sotto un ponte, i ragazzi, la nonna e Frankie ascoltano una grossa band che suona un pezzo di Glenn Miller. Poi la nonna dalla sempre fertile inventiva si mette in contatto con Isaia, antico amore di gioventù, diventato uomo danaroso, nel bel mezzo di un festino riservato ai "Vip" in un lussuoso hotel. Isaia si aggrega ai Cous Cous: ha ancora la madre (ricchissima proprietaria immobiliare), ne occupa con i giovani un edificio abbandonato e, nella notte, sul tetto Isaia e Frankie fanno un bel duo a suon di musica. Sfrattati e ostracizzati da una società (che tuttavia anche loro hanno contribuito ad assorbire), avvelenata dalla incessante pressione dei suoni che la intontiscono con radio e televisione, i Cous Cous hanno trovato un loro piccolo territorio dove essere liberi. Dopo giorni e giorni di vita randagia, anche l'amico Edo - nonostante sigarette, caffè e veglie forzate - è finalmente riuscito a chiudere gli occhi all'alba, sul lastrico solare di quell'immobile abbandonato dalla gente.

CRITICA

" 'Cous Cous' è uno di quei film dei quali si può parlare soltanto per aspetti, nel tentativo di distrarre l'attenzione del lettore da quel piccolo difetto che si porta dietro. Certo, perché, come tutte le cose, anche 'Cous Cous' ha un difetto, ed è giusto che sia così. Ma per un film essere tutto meno che un film non è un difetto da poco. C'è un'idea, ed è anche interessante, ma resta idea, spunto, non diventa mai soggetto, racconto, neppure quel minimo sindacale per essere considerata buona per un film. A maggior ragione, manca una sceneggiatura, una connessione logica degli eventi per cui in certi momenti del film la storia si arena e può proseguire soltanto forzando un po' la mano. E anche questo non è un problema da poco dato che ci troviamo di fronte ad un road movie che già per sua natura ha un modo di procedere ripetitivo". (Fabio De Gerolamo, 'Film - Tutti i film della stagione', n. 23, settembre/ottobre 1996).

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