Anno: 2007 Durata: 109 Origine: AUSTRALIA Colore: B/N
Genere:BIOGRAFICO
Regia:Anton Corbijn
Specifiche tecniche:35 MM (1:1.66)
Tratto da:libro "Touching from a Distance: Ian Curtis & Joy Division" di Deborah Curtis
Produzione:NORTHSEE LTD., MOMENTUM PICTURES, BECKER FILMS
Distribuzione:METACINEMA, DVD: 01 DISTRIBUTION (2008)
Sam Riley | nel ruolo di | Ian Curtis |
Samantha Morton | nel ruolo di | Deborah Curtis |
Craig Parkinson | nel ruolo di | Tony Wilson |
Alexandra Maria Lara | nel ruolo di | Annik Honoré |
Joe Anderson | nel ruolo di | Peter Hook |
Nicola Harrison | nel ruolo di | Corrine Lewis |
Toby Kebbell | nel ruolo di | Rob Gretton |
Matthew McNulty | nel ruolo di | Nick Jackson |
Ben Naylor | nel ruolo di | Martin Hannett |
James Anthony Pearson | nel ruolo di | Bernard Sumner |
Tim Plester | nel ruolo di | Earnest Richards |
Robert Shelly | nel ruolo di | Twinny |
Harry Treadaway | nel ruolo di | Stephen Morris |
Ian Curtis, il cantante e capo carismatico della rock band post-punk Joy Division, è ricordato come uno dei musicisti che negli anni Settanta hanno cambiato il modo di concepire e fare musica. Tra il 1977 e il 1980 la sua vita cambia radicalmente. La band sta finalmente emergendo nel panorama musicale britannico e gli impegni si fanno più pressanti. Improvvisi e violenti attacchi di epilessia lo assalgono fuori e sul palcoscenico sempre più frequentemente. Il rapporto con la moglie Debbie entra in una crisi profonda a causa dell'amore di Ian per la belga Annik Honoré. Il 18 maggio 1980, proprio mentre la band sta per partire per la prima tournée negli Stati Uniti, per consacrare la propria fama a livello internazionale, Ian, appena 23enne, non reggendo il peso di tutto ciò, si toglie la vita ottenendo così un posto nella leggenda musicale.
"La breve vita di Ian Curtis, leader dei Joy Division morto suicida a 23 anni. Dirige il fotografo di gruppi e rockstar Anton Corbijn; e ne ricava un film bello e doloroso." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 24 ottobre 2008) "L'olandese Corbijn, all'esordio al lungometraggio ma fotografo del rock da sempre (U2, Depeche Mode, Nirvana e Coldplay gli devono molto), si addentra in questa storia con la delicata forza che ha il suo bianco e nero, coraggioso, malinconico e potente. La macchina da presa mette a fuoco una vita scappata via troppo velocemente, lo fa con pudore sfacciato entrando dentro Curtis e "costringendo" a un mimetismo totale un sontuoso Sam Riley. Corbijn va ben oltre il mito, si scrolla di dosso quello del cantante ma anche il proprio. Torna alla fine degli anni 70, all'era post-punk, si riscopre ragazzo squattrinato, quando non era ancora il Korda della musica, quando emigrò dall'Olanda all'Inghilterra proprio per aver sentito l'album Unknown Pleasures di quei Joy Division (le divisioni della gioia, le detenute dei lager condannate a soddisfare sessualmente i soldati tedeschi) che fotograferà alla stazione della metropolitana in uno scatto leggendario. Come questo piccolo grande film che dopo premi a pioggia e un eccellente esordio a Cannes 2007 arriva in Italia con colpevole ritardo (e una curiosa ma interessante distribuzione di MetaCinema: solo 8 copie, ma 4 sono in multisale). E' l'autobiografia di una generazione, quella pop dark, che come Ian Curtis, ci ha dato più di quello che abbiamo apprezzato e capito. Una generazione di fenomeni, direbbero gli Stadio, di perdenti di successo." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 24 ottobre 2008) "Perfettamente immerso nell'atmosfera dell'epoca, 'Control' merita di essere visto come un prezioso documento di costume e per una rara qualità d'immagine in bianco e nero che non va a scapito del racconto." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 24 ottobre 2008)
Incasso in euro