Brooklyn2015

SCHEDA FILM

Brooklyn

Anno: 2015 Durata: 113 Origine: CANADA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, ROMANTICO

Regia:John Crowley

Specifiche tecniche:35 MM/D-CINEMA

Tratto da:romanzo omonimo di Colm Tóibín (ed. Bompiani)

Produzione:WILDGAZE FILMS, FINOLA DWYER PRODUCTIONS, PARALLEL FILMS, ITEM 7, IN ASSOCIAZIONE CON INGENIOUS, BAI RTE, HANWAY FILMS

Distribuzione:TWENTIETH CENTURY FOX ITALY

ATTORI

Saoirse Ronan nel ruolo di Eilis Lacey
Domhnall Gleeson nel ruolo di Jim Farrell
Emory Cohen nel ruolo di Tony Fiorello
Jim Broadbent nel ruolo di Padre Flood
Julie Walters nel ruolo di Sig.ra Kehoe
Jessica Paré nel ruolo di Miss Fortini
Bríd Brennan nel ruolo di Miss Kelly
Fiona Glascott nel ruolo di Rose Lacey
Nora-Jane Noone nel ruolo di Sheila
Jane Brennan nel ruolo di Mary Lacey
Eileen O'Higgins nel ruolo di Nancy
Emily Bett Rickards nel ruolo di Patty
Eve Macklin nel ruolo di Diana
Michael Zegen nel ruolo di Maurizio
Paulino Nunes nel ruolo di Sig. Fiorello
James DiGiacomo nel ruolo di Frankie Fiorello
Ellen David nel ruolo di Sig.ra Fiorello
Christian de la Cortina nel ruolo di Laurenzio
Maeve McGrath nel ruolo di Mary
Emma Lowe nel ruolo di Sig.ra Brady
Peter Campion nel ruolo di George Sheridan
Eva Birthistle nel ruolo di Georgina
Mary O'Driscoll nel ruolo di Miss McAdam
Samantha Munro nel ruolo di Dorothy
Alain Goulem nel ruolo di Sig. Rosenblum
Iarla O'Lionaird nel ruolo di Frankie Doran
Jenn Murray nel ruolo di Dolores
Niamh McCann nel ruolo di Maria
Denis Conway nel ruolo di Sig. Brown
Karen Ardiff nel ruolo di Sig.ra Farrell
Gary Lydon nel ruolo di Sig. Farrell
Aine Ni Mhuiri nel ruolo di Sig.ra Byrne
 

SOGGETTO

Tóibín, Colm
 

SCENEGGIATORE

Hornby, Nick
 

MUSICHE

Brook, Michael
 

MONTAGGIO

Roberts, Jake
 

SCENOGRAFIA

Séguin, François
 
 

EFFETTI

Clarke, Andy

TRAMA

Anni Cinquanta. Attratta dalla promessa di un futuro migliore, la giovane Eilis Lacey lascia la natia Irlanda per raggiungere gli Stati Uniti. Arriva così a Brooklyn, dove trova alloggio nella pensione per sole donne della signora Kehoe e un impiego in un grande magazzino. L'adattamento non è facile all'inizio ed è soprattutto la nostalgia per la madre e la sorella rimaste a casa a farsi sentire. Poi, l'incontro con Tony, un idraulico italoamericano, sembra aprire finalmente ad Eilis le porte della felicità fino a quando giunge la drammatica notizia della morte di sua sorella. Eilis torna in Irlanda, ma si troverà di fronte a una difficile scelta di vita: rimanere nella sua terra o tornare a Brooklyn.

CRITICA

"Questo bel filmone romantico con un amore a tre punte, ha qualificati angeli custodi, da Colm Toìbin autore del bellissimo romanzo (...) allo sceneggiatore scrittore Nick Hornby. Il regista John Crowley ha molta Broadway nel suo Dna, si vede negli interni e nella resa degli attori, ma ha anche diretto due episodi di «True detective». (...) Ottima confezione, prova da (mancato) Oscar di Saoirse Ronan, col mondo che diventa un interno di coscienza di una ragazza divisa tra due mondi e due uomini." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17 marzo 2016) "Era in lizza per tre dei più importanti Oscar appena un mese fa: 'Brooklyn' di John Crowley. Se la candidatura per il miglior film appariva, malgrado i pregi, eccessiva, Saoirse Ronan era invece degna di contendere come migliore protagonista con la vincitrice Brie Larson; e, quanto alla sceneggiatura non originale di Nick Hornby (...), rappresenta un esempio di stile e sobrietà che avrebbe meritato un riconoscimento. (...) 'Brooklyn' ha l'apprezzabile buon gusto di non scivolare mai nel melodramma, col rischio di diventare scontato e poco credibile. Conserva invece, fino alla fine, un tono 'medio' molto giusto, più attento alla ricostruzione di un periodo storico e motivato a restituire un profumo di gioventù, l'aroma antico di un tempo in cui le speranze di una vita migliore andavano di pari passo con le difficoltà, la solitudine, la nostalgia. Qualcuno potrebbe rimproverare al film di essere troppo morbido con i contrasti politici e sociali dell'epoca, qui appena accennati, o di glorificare troppo l'energia vitale e il 'melting pot' della giovane America, una volta di più Paese delle possibilità a fronte di una provincia arcaica - l'Irlanda - dove la maldicenza e l'immischiarsi degli affari altrui la fanno da padroni. Però ciò non impedisce che le vicende private dell'emigrante riescano a tenere ben vivo da cima a fondo l'interesse dello spettatore; e si deve aggiungere che la fanciulla è si gentile e timorata, però niente affatto passiva o dipendente dalla volontà altrui, e da quella maschile in particolare: anzi, sotto la dolcezza Eilis rivela un carattere e una forza interiore che fanno di lei un'eroina molto moderna, in qualche modo antesignana delle mutazioni che il dopoguerra produrrà nell'autocoscienza delle donne. Ricostruita minuziosamente in Canada, la Brooklyn del tempo che fu è il teatro di un film che si caratterizza per tratti - oggi rari - di grazia e dolcezza. Dolcezza ben riassunta dal viso e dai grandi occhi chiari di Saoirse Ronan, sulle cui spalle l'intero film è adagiato, e che si estende anche ad altri personaggi. Inclusi i character maschili di Tony e Jim, inconsapevoli rivali in amore, interpretati da due ottimi attori giovani come l'emergente Emory Cohen e il Domhnall Gleeson di 'Revenant'." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 17 marzo 2016) "Che Saoirse Ronan avesse la recitazione nel sangue si era capito fin dalla prima apparizione, quando, a 12 anni, spiccava, piccola e bionda, nel dramma romantico di «Espiazione», regia di Joe Wright, guadagnando una nomination allora mai nemmeno sognata. In «Brooklyn» (...) Ronan, irlandese come la protagonista della storia, disegna con la sicurezza di un'attrice consumata (...) un personaggio che provoca empatia al primo sguardo. La giovane Eilis Lacey, strappata alla natura potente della sua terra e catapultata nella nazione dove ognuno può costruire il proprio destino, è un fior e d'acciaio che ricorda certe eroine della vecchia Hollywood. Dolci e determina te, fragili e tenaci, esempi di una femminilità che, per affermarsi, ha bisogno solo di seguire le spinte del cuore (...). La candidatura all'Oscar è arrivata anche stavolta. Per vincere ci sarà tempo, basta non perdere la trasparenza dello sguardo." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 17 marzo 2016) "(...) filmone classico di impianto televisivo ma non privo di virtù (a cominciare dalla protagonista Saoirse Ronan, bravissima)." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 17 marzo 2016) "Bravo Nick Hornby ad adattare, migliorando assai, il romanzo di Colm Tóibín, sapida e snella la regia di John Crowley, 'Brooklyn' trova nei magnifici interpreti - di Saoirse Ronan è impossibile non innamorarsi - la pasta umana per un melò retrò nella forma, contemporaneo nella sostanza, avveniristico nello spirito. Tradizione e multiculturalismo, radici e abbandono, condizione della donna e asservimento economico: gli ingredienti sono molteplici, la cucina leggera, il piatto elegante. Per palati fini." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 17 marzo 2016) "Una storia pulita, essenziale, «femminile». Un bel drammone vecchia maniera, stile Liala, che fa tirar fuori dalla borsetta, più e più volte, il fazzoletto, anche per stare al passo con le lacrime, abbondanti, versate, di continuo, dalla protagonista, la bravissima (e giustamente candidata agli Oscar, anche se non ha vinto) Saoirse Ronan. A fare la differenza è, però, l'omonimo romanzo di CoIm Tóibín, dal quale il film è tratto, sceneggiato ottimamente, e si vede, da Nick Hornby che lavora molto sui conflitti interiori della giovane Ellis. Più che uno storione d'amore, però, la pellicola ha come suo epicentro la relazione con le proprie radici. Il consiglio dato alla protagonista di «pensare come un americano», una volta arrivata ai controlli di frontiera, lasciandosi alle spalle l'essere se stessa, riassume al meglio l'essenza del film. Ci vuole, del resto, del coraggio a cambiare radicalmente il proprio modo di vivere, a «dare quella svolta» col passato. Una pellicola che ha tutto, ma non eccelle in niente, se non nel suo essere orgogliosamente tradizionalista." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 17 marzo 2016) "Piacerà a chi segue da quando era piccolina la carriera di Saoirse (...) Ronan e l'ha vista trasformarsi in bella donna e soprattutto in primadonna (capace di reggere da sola un film). Anche se proprio sola non è (non perdetevi Julie Walters, maitresse sui generis)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 17 marzo 2016) "Toccante ritratto femminile. (...) Nick Hornby ha tratto una sceneggiatura mobile e delicata, bilanciata sulle aspirazioni di Ellis (come la Ellis Island dell'approdo dei migranti), offerta a un regista di formazione teatrale e televisiva attento a fare cinema, nella luce, nella cura degli ambienti, nei primi piani di un'attrice assai risolta nel personaggio (...). Come nelle pagine di Tóibín, la decisione finale rilancia l'attualità della storia nel bisogno, vicino al diritto, di emancipazione di una donna." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 18 marzo 2016) "È meraviglioso vedere Saoirse Ronan ed Emory Cohen (nessuna origine italiana) fare a gara per chi è più bravo nella timidezza. (...) Film bellissimo. È la storia d'amore di due archetipi della tradizione migratoria Usa come gli irlandesi e noi italiani. Ma è anche il ritratto attento di una donna che cambia. Non esistevano cellulari, skype, mail e anche una telefonata appariva più una mancanza che non un contatto. (...) Non ci stupisce che in Usa siano impazziti per 'Brooklyn' (...). I due sembrano madre e padre di un'intera nazione pronta a svilupparsi attraverso europei sradicati. Anche Franklin D. Roosevelt, di origini olandesi, lo sapeva bene." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 21 marzo 2016) "Illuminato dal volto, allo stesso tempo aperto ed enigmatico di Ronan, un'attrice capace di comunicare emozioni come per una trasparenza della pelle, e dominato da un'ossessione eccessiva per tutte le possibili sfumature del verde (che strillano Irlanda, anche se l'accento scompare con il doppiaggio), 'Brooklyn' è un piccolo film che acquista una rilevanza involontaria alla luce delle muraglie di confine, dei pattugliamenti dei quartieri musulmani e delle frontiere chiuse che si stagliano all'orizzonte di una vittoria repubblicana alla Casa bianca. La storia di un American dream, titubante." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 24 marzo 2016)

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