Bring on the Night - Vivi la notte1985

SCHEDA FILM

Bring on the Night - Vivi la notte

Anno: 1985 Durata: 89 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:MUSICALE

Regia:Michael Apted

Specifiche tecniche:NORMALE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:VANESSA FILM

Distribuzione:TAURUS CINEMATOGRAFICA (1986) - DOMOVIDEO

ATTORI

Brandford Marsalis nel ruolo di Se stesso
Darryl Jones nel ruolo di Se stesso
Dolette McDonald nel ruolo di Se stessa
Janice Pendarvis
Kenny Kirkland nel ruolo di Se stesso
Omar Hakim nel ruolo di Se stesso
Sting
 

SOGGETTO

, Sting
 

SCENEGGIATORE

, Sting
 

MUSICHE

, Sting
 

MONTAGGIO

Lambert, Robert K.
 
 

COSTUMISTA

Atwood, Colleen

TRAMA

Il cantante Sting ci fa vedere come nasce un motivo, come voci e strumenti lo arricchiscono e completano durante tentativi e lunghe prove e come esso finalmente esplode per la gioia deifan entusiasti. Le prove si svolgono in una quieta villa non lontana da Parigi, dove Sting si produsse qualche anno fa nella sua "prima" in terra di Francia, riportando un clamoroso successo. Cusiosamente è inserito nella pellicola qualcosa di genere assolutamente diverso: la nascita di uno dei figli del cantante, colta in clinica da una cinepresa nei giorni appunto della esibizione a Parigi dell'affiatatissimo complesso di Sting.

CRITICA

"Scenograficamente il film light-show ha qualche ottima invenzione e qualche quadro emozionale: il palcoscenico nascosto da un velo, come impacchettato alla moda di Christo in un sipario rosato che poi rivela una scala e una pedana stile Broadway anni d'oro. È qui che ha luogo il concerto di fronte a una folla ululante ed estasiata come quella di tanti altri film rock dai quali, senza riuscirci, questa pellicola sembrava aver voluto prendere le distanze all'ombra del leader Sting e dei comprimari tartarughe blu del noto disco: Omar Hakim (batteria già alla corte dei Weather Report), Darryl Jones (basso), Kenny Kirkland (tastiera), Branford Marsalis (sassofono, fratello del trombettista Wynton) e le coriste Dolette McDonald e Janice Pendarvis." ('Il Corriere della Sera', 18 Maggio 1987) "Non è la prima volta che la macchina da presa si accosta al mondo della musica rock, ai suoi idoli, alle sue folle, ai suoi riti. Lo stesso regista di questo film, prima ancora di realizzare 'Triplo eco' e 'Gorky park', si era cimentato nel genere dirigendo 'Sturdust'. Questa volta però, più che di un film vero e proprio, con una sua trama, siamo di fronte ad una sorta di documentario-verità incentrato su Sting, il famoso cantante appartenente ai 'Police' e poi, dopo la separazione dal gruppo, affermatosi prepotentemente single. (?) Diciamo subito che non siamo molto favorevoli a questo tipo di cinema tutto costruito sull''evento' musicale, senza contare che il film di Apted appare un vero e proprio monumento personale a questo pur validissimo cantante rock, che già era apparso sullo schermo nelle vesti di attore in film quali ad esempio 'Quadrophenia'. Ma se il cinefilo storce un po' la bocca, mostrando non poche perplessità, l'amante di musica rock non potrà che gioire per quanto viene offerto dalla colonna sonora una vera e propria chicca per gli amanti del genere. Nel film infatti campeggiano brani tratti dai lavori precedenti di Sting quando era con i 'Police' e brani (tutti gradevolissimi) del suo ultimo long playing 'The dream of the turtles'." ('Il Tempo', 25 Novembre 1986) "La prima parte del film consiste, infatti, in un susseguirsi alternato di prove e interviste (a Sting e compagni) perlomeno avaro di grandi rivelazioni umane o musicali. La seconda, invece, affianca alle riprese del concerto un climax piuttosto originale come la nascita in diretta del legittimo erede di Sting, registrata senza trucchi e con qualche emozione in sala parto. Grande momento poetico o imperdonabile caduta di gusto? La questione è aperta, ma l'idea di Sting probabilmente era un'altra: mettere a punto un messaggio in bottiglia sulla Terra e i suoi abitanti da affidare alla prossima sonda spedita negli spazi siderali. Altro che 'Satisfaction', cari miei..." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 Novembre 1986)

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