SCHEDA FILM

Brian di Nazareth

Anno: 1979 Durata: 94 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:"La Bibbia"

Produzione:JOHN GOLDSTONE

Distribuzione:TITANUS DISTRIBUZIONE (1991) - SKORPION ENTERTAINMENT

TRAMA

In Giudea Brian, nato contemporaneamente a Gesù, e in una grotta accanto a quella di Lui, viene scambiato dai Re Magi per il Bambino che cercano, e perciò essi offrono i loro doni alla sua petulante madre, ma accortisi subito dell'errore, se li riprendono. Trentatre anni dopo, Brian, un buono a nulla succubo della madre Mandy, assiste con lei da lontano al discorso delle beatitudini, tenuto da Gesù, ma sia per la distanza che per le chiacchiere e le liti delle persone vicine, i due non afferrano le parole del Maestro e il loro significato. Poi Mandy persuade Brian ad accompagnarla ad una lapidazione, nella quale, però, verrà lapidato il giudice, invece che il condannato, perchè ripeteva continuamente il nome di Geova. Successivamente i romani sorvegliano Brian, che è entrato in un'organizzazione terroristica, il Fronte Popolare della Giudea, che vuol cacciarli dal paese. Per provare il suo coraggio, i terroristi incaricano Brian di scrivere di notte sul muro del palazzo una frase contro i romani, ma egli viene sorpreso da un soldato, che gli dà una lezione di latino, e lo obbliga a riscrivere la frase cento volte. Intanto il giovane, che è riuscito per caso a sfuggire ad una severa punizione, viene scambiato per un messia dalla folla, convinta che egli faccia miracoli, specialmente dopo che un vecchio eremita, che non parlava da diciotto anni, parla e grida, allorchè Brian gli salta sopra un piede. Dopo una notte con l'amata Judith, Brian trova al mattino, davanti alla propria casa, una moltitudine entusiasta; più tardi esorta la gente a pensare con la propria testa, e, dopo questo i soldati romani lo arrestano e lo conducono davanti a Pilato, ridicolo omosessuale, il quale ha organizzato una grandiosa crocifissione, con moltissimi condannati, e tiene alla folla un discorso, che provoca l'ilarità generale e per il quale il suo amico Marco Pisellonio è venuto apposta da Roma. Brian viene messo fra i crocifiggendi, mentre invano afferma d'essere figlio di un centurione romano; poi, quando la folla chiede, secondo l'uso, la liberazione di un condannato e grida il suo nome, Pilato manda i soldati a salvarlo, ma essi liberano per errore un altro. Cosicchè Brian viene innalzato sulla croce e l'esaltata Judith lo ringrazia ma non tenta di salvarlo, perchè il movimento ha bisogno di un martire. Giunta successivamente Mandy che lo rimprovera, Brian si appresta a morire con gli altri compagni crocifissi cantando in coro una vivace canzone.

CRITICA

"La parodia scherzosa è accennata in tono scherzoso, e non dovrebbe irritare nessuno. In realtà il vero bersaglio dei Monty Python è ogni forma di fanatismo collettivo, compreso quello ideologicopolitico dei gruppi eversivi. C'è materia per ridere, a tratti anche molto e per meditare". (Alessandra Levantesi, "La Stampa"). "E' il film peggiore dei Monty Python. Un pasticciaccio. Che solo a tratti, nella parodia che Terry Jones e gli altri si salva, con beffe e lazzi che graffiano; in tutto il resto si scade nella goliardia più infima e volgare. Tutto da buttar via, perciò". (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo"). "Il film è una pirotecnica e irresistibile serie di gag surreali e, a volte, irriverenti". (Gabriella Giannice, "Il Giornale"). "Il film sarà si irriverente, ma provvisto di una tale forza satirica, di una così vitale e simpatica voglia di ridere, con o senza malizia, che è da accettare". (Maurizio Porro, "Il Corriere della Sera"). "Ricco nell'impianto scenografico, il film mantiene l'andamento frammentario dell'infilata di scenette: a volte folgoranti, altre tirate un po' per le lunghe. Il doppiaggio, malgrado gli inevitabili arbitri, risulta molto efficace ed è comunque quello che ha permesso un esito così brillante quanto inaspettato; per un film la cui forza satirica, intatta, potrebbe aver ispirato lo stile del nostro trio". (Paolo D'Agostini, "La Repubblica")

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