Borotalco1981

SCHEDA FILM

Borotalco

Anno: 1981 Durata: 127 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Carlo Verdone

Specifiche tecniche:PANORAMICO - EASTMANCOLOR

Tratto da:-

Produzione:MARIO E VITTORIO CECCHI GORI PER CAPITAL FILM, RAI - RADIOTELEVISONE ITALIANA

Distribuzione:CINERIZ, GENERAL VIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO, L'UNITA VIDEO, DVD CECCHI GORI (2002)

ATTORI

Carlo Verdone nel ruolo di Sergio Benvenuti
Eleonora Giorgi nel ruolo di Nadia Vandelli
Angelo Infanti nel ruolo di Manuel Fantoni, alias Cesare Cuticchia
Christian De Sica nel ruolo di Marcello
Roberta Manfredi nel ruolo di Rossella
Mario Brega nel ruolo di Augusto, padre di Rossella
Enrico Papa nel ruolo di Cristiano
Isa Gallinelli nel ruolo di Valeria
 
 

MONTAGGIO

Siciliano, Antonio
 

SCENOGRAFIA

Crisanti, Andrea
 

COSTUMISTA

Sabatelli, Luca

TRAMA

Sergio Benvenuti, ragazzo romano piuttosto ingenuo ed impacciato nei modi, riesce a trovare lavoro come venditore porta a porta in una casa editrice di una collana musicale. Forse, è l'occasione giusta per poter "ingranare" e, quindi, sposare Rossella con la quale è fidanzato da quattro anni. Almeno questa è la sua giustificazione davanti al cruento padre di lei, in allarme per l'adorata figlia. Ma il lavoro non va, infatti è ultimo nella classifica delle vendite. Amareggiato, telefona alla sua collega capolista Nadia Vandelli,che non ha mai visto, una ragazza spigliata con il pallino della musica leggera - specie quella di Lucio Dalla - proponendogli di unire il loro lavoro per un giorno in modo che lui possa fare un po' di tirocinio. L'indomani, però, si trova da solo davanti all'abitazione del cliente, l'architetto Manuel Fantoni. Stanco di aspettare Nadia - che nel frattempo è intrappolata in una fila per prenotare dei posti ad un concerto di Dalla - decide di salire, pensando che forse la ragazza è già entrata. Previsione errata, Nadia non c'è e il cliente è un uomo sulla quarantina, con l'aria da playboy incallito che, a quanto pare, ha molta voglia di parlare di sé. Tanto che Sergio si ritrova nella veste di attento ascoltatore, addirittura estasiato dalle innumerevoli avventure del neoamico. Avventure che si dichiareranno fittizie come si rivelerà fittizio il suo nome, e questo lo dichiara il maresciallo giunto sul luogo per arrestarlo. Sergio, quindi, si ritrova solo in quell'appartamento pieno di storie mai avvenute. Per gioco cerca di rifare il verso all'amico e si veste dei suoi panni. E' l'inizio di una bugia che prenderà, in seguito, la dimensione di una spirale, dalla quale sembra impossibile uscire. La farsa ha inizio con il suono del campanello alla porta: è Nadia che si scusa del ritardo chiedendo se si è visto un suo collega, Sergio Benvenuti. "No, non si è visto" è la risposta di Sergio. Poi, anche lei cede al fascino delle storie inventate da Sergio/Manuel, il cui aspetto insignificante si riveste, sotto gli occhi di Nadia, di un alone fascinosamente misterioso: nuovo abbigliamento cucito interamente dalle bugie e all'atmosfera del luogo. Quando Sergio ritorna a casa, vorrebbe definire la cosa, spiegare, ma, per varie circostanze, non ci riesce ed il gioco va avanti fin quando il padre di Rossella ristabilisce l'ordine e tutto rientra nella normalità: Sergio e Nadia si sposeranno rispettivamente con i loro "veri" partners. Si ritrovano dopo qualche anno: lui, venditore affermato con un figlio a carico; lei, ricca benestante con un desiderio avverato: Dalla ha inciso la sua canzone. Tutto fila liscio, ma, forse è proprio questa normalità a rendere grigia la loro vita, perciò basta una frase del passato "gioco" che ogni cosa ricomincia a girare come in una spirale: l'illusione prevale di nuovo sulla quotidianità della vita.

CRITICA

"Condotto a buon ritmo, servito come vuole lo spasso dalla mimica corporale e vocale di un Verdone che serva dimensioni domestici-che, sia quando fa il contabile sia quando si rattrappisce, tonificato dalla grazia schietta della Giorgi, "Borotalco" ha avuto oltretutto la fortuna di azzeccare le figurine di fianco." (Giovanni Grazzini - Cinema '82) "Altre volte la rappresentazione si fa sottilmente cattiva, crudele, ed è quando Verdone disegna le figure della fidanzata e dei suoceri, un trio di personaggi degno di entrare in quella galleria allestita da Dino Risi nel suo vecchio film 'I mostri'. [...] Verdone sembra deciso a continuare a lavorare in questa linea di 'prodotto medio' gradevole, divertente, reso accettabile da una professionalità e da un gusto che ha saputo riformulare in tempo i propri narcisismi e mettere opportunamente da parte l'esibizione dei piani-sequenza, al contrario degli enfant prodige in servizio permanente effettivo." (Claudio Camerini, "Rivista del Cinematografo", 3, marzo 1982).

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