Blancanieves2012

SCHEDA FILM

Blancanieves

Anno: 2012 Durata: 104 Origine: SPAGNA Colore: B/N

Genere:AVVENTURA, COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:Pablo Berger

Specifiche tecniche:DCP/35 MM (1:1.85), MUTO

Tratto da:ispirato alla favola di "Biancaneve" dei fratelli Grimm

Produzione:IBON CORMENZANA, JÉRÔME VIDAL, PABLO BERGER PER ARCADIA MOTION PICTURES, NIX FILMS, SISIFO FILMS, THE KRAKEN FILM, NOODLES PRODUCTION, ARTE FRANCE CINÉMA, IN ASSOCIAZIONE CON MAMA FILMS, UFILM AND UFUND

Distribuzione:MOVIES INSPIRED (2013)

ATTORI

Macarena García nel ruolo di Carmen
Maribel Verdú nel ruolo di Encarna
Ángela Molina nel ruolo di Doña Concha
Daniel Giménez Cacho nel ruolo di Antonio Villalta
Pere Ponce nel ruolo di Genaro
Carlos Lasarte
Sofía Oria nel ruolo di Carmencita
José María Pou nel ruolo di Don Carlos
Oriol Vila
Inma Cuesta nel ruolo di Carmen de Triana
Ramón Barea nel ruolo di Don Martín
Emilio Gavira nel ruolo di Jesusín
Sergio Dorado nel ruolo di Rafita
 

SCENEGGIATORE

Berger, Pablo
 

MONTAGGIO

Franco, Fernando
 

SCENOGRAFIA

Bainée, Alain
 

COSTUMISTA

Delgado, Paco
 

EFFETTI

Piquer, Ferrán

TRAMA

Sud della Spagna, a cavallo degli anni Dieci e Venti. Carmen è la figlia dell'ex torero Antonio Villalta che, dopo un grave incidente nell'arena, è rimasto paraplegico ed è ridotto su una sedia a rotelle. Uomo facoltoso, Antonio, dopo la morte dell'amata moglie, si è risposato con l'ambiziosa e falsa Encarna, l'infermiera che lo accudiva e che ambiva a uno status sociale elevato e a una vita lussuosa. Vessata dalla tirannia della matrigna, Carmen si rifugia nell'affetto della nonna, una famosa ballerina di flamenco che le insegna la danza, e di suo padre, che invece le trasmette di nascosto i segreti dell'arte della corrida. Vittima della cattiveria di Encarna, Carmen troverà riparo presso un gruppo di toreri nani e, grazie a loro, si trasformerà in Blancanieves, un torero di successo. Tuttavia, la sua grande fama attirerà ancora una volta su Carmen l'ira funesta di Encarna...

CRITICA

"In pochi mesi, terza rivisitazione della fiaba cult dei Grimm stavolta in omaggio vintage modaiolo al cinema muto (ma con molta musica descrittiva che sta alle costole del racconto), un mélo tra Hemingway e Baby Jane. Pablo Berger, riscuotendo emotivamente gli interessi drammaturgici del profumo del passato e l'espressività del bianco e nero, porta Biancaneve nell'Andalusia degli anni 20. Riassumendo le nequizie del destino: il papà torero è ferito, la mamma nel parto muore, la strega è la perfida matrigna, i nani sono sette toreri mignon dal nome fantasioso. Matador, velette, mele, ventagli, sangue e arena, calore e polvere, manca solo Almodóvar en travesti e poi c'è tutto. Ma leggendo i labiali si entra nel cuore elegante di un'esercitazione manieristica in bellissima calligrafia, un'esibizione feuilleton quasi circense con la splendida Maribel Verdu che farà, dopo aver dato la mela, la brutta fine che merita. Un «the end» con molti pretendenti in fila, anche una ragazza, per svegliare dal sonno Blancanieves dal cui occhio scenderà una furtiva lacrima. (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 novembre 2013) "(...) diretto dallo spagnolo Pablo Berger, è un film muto e in bianco e nero come 'The Artist', la pellicola francese premiata con l'Oscar che evidentemente ha aperto la via per questo ritorno alle origini. Ora, non è strettamente necessario che ogni paese del mondo giri il proprio film muto, e non è certo scontato che tutti vincano l'Oscar: però 'Blancanieves' è una splendida idea, che giustifica l'omaggio cinefilo in modo ancora più profondo rispetto alla ricostruzione d'epoca, sgargiante ma tutto sommato superficiale, di 'The Artist'. Berger prende la celebre fiaba dei fratelli Grimm, già portata al cinema da un certo Walt Disney, e la cala in un contesto dove il bianco e nero, l'assenza di dialoghi e la presenza della musica hanno più di un perché: l'Andalusia degli anni '20. (...) E ammetterete che la Spagna del tempo che fu, grazie anche a suggestioni che vanno da Goya a Buñuel, è l'unico regno dell'Immaginario dove la presenza dei nani non ha bisogno di alcuna giustificazione. 'Blancanieves' è ciò che il recente 'Il grande e potente Oz' di Sam Raimi non riusciva ad essere: una fiaba moderna con tutta la forza ancestrale delle fiabe antiche. Da recuperare." (Alberto Crespi, 'L'unità', 7 novembre 2013) "Dopo due chiassose e dimenticabili Biancaneve hollywoodiane, arriva dalla Spagna una versione gotica, muta e in bianco e nero della fiaba dei Grimm che finalmente ci fa sobbalzare sulla sedia. Il merito non è solo del mascherino in 1:33, delle immagini curatissime che esaltano suggestioni e perfidie del cinema muto, insomma del gioco con la nostra memoria cinèfila, che potrebbe anche esaurirsi nelle prime sequenze. Ma di un adattamento e di un'ambientazione che si sposano a meraviglia con una scelta di regia così radicale, riprendendo dal muto ciò che il cinema ha perso trovando la voce: l'inquietudine, la meraviglia, la profondità delle immagini e dei sentimenti più estremi. Il 'Blancanieves' di Pablo Berger, ricoperto di premi in patria, è infatti ambientato nella Siviglia anni 20 (un po' come se fosse stato girato all'epoca) ed è un trionfo di ombre ed efferatezze girato a ritmo di musica (memorabile la scena scandita dai battimani del flamenco) che si muove sapientemente a cavallo fra gotico e fantastico (con una lieve caduta di tono, inaspettatamente, quando dalla portentosa Carmencita-Biancaneve bambina si passa alla più insipida versione adulta). Un occhio a Goya, l'altro ai mondi devianti di Tod Browning (il regista di 'Freaks'), l'obiettivo puntato sugli occhi di animali e interpreti, che ispirano alcuni dei momenti più vertiginosi del film, Berger si spinge ancora più lontano di 'The Artist'. E ci ricorda che il muto, con paradosso solo apparente, ha un grande avvenire." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 31 ottobre 2013) "Inevitabile il confronto con 'The Artist', il film muto in b&n vincitore di cinque Oscar nel 2012. Pablo Berger, però, non è un emulo di Hazanavicius. Intanto perché il progetto di 'Blancanieves' è antecedente. Poi perché il suo non è un film 'muto' ma 'senza parole': più delle didascalie, vi svolge un ruolo determinante la musica di Antonio De Villalonga. Quanto alle immagini 'd'epoca' prive di colore, sottolineate dalla grana della pellicola super 16mm., il regista s'ispira ai classici del cinema del tempo che fu (a cominciare da 'Freaks' di Browning), rispettandone fedelmente i codici; ma non ne fa un calco. Anzi, le reinterpreta in maniera del tutto moderna, lavorando sulle sfumature dei neri, dei bianchi e dei grigi. Ne vien fuori un piccolo gioiello, che rinnova l'incanto e le paure dalla fiaba antica." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 31 ottobre 2013) "Progetto rimasto a lungo fermo e sdoganato dal successo di 'The Artist', 'Biancanieves' è la favola dei fratelli Grimm raccontata nel formato e nello stile di un film muto in bianco/nero, e trasferita in una suggestiva cornice andalusa Anni '20. Dove il re è un torero leggendario finito in carrozzella dopo un fatale incidente, la matrigna una perfida infermiera, mentre i nani che salvano l'eroina dalla morte sono sei circensi che inscenano spettacoli di corrida con torelli di cui 'Blancanieves' (buon sangue non mente) diventerà la star. Pablo Berger conduce il gioco di citazioni con finezza, attingendo al folklore in chiave di fiabesco surrealismo e rievocando i mélo hollywoodiani tipo 'Sangue e arena' con Rodolfo Valentino. L'insieme è di estrema gradevolezza, anche se l'esperienza ha l'effimera leggiadria di un sogno o di una nostalgia." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 31 ottobre 2013) "'Blancanieves' di Pablo Berger trasporta la celebre fiaba dei Grimm nella Spagna degli anni Venti e nel mondo della corrida. (...) Muto e in bianco e nero alterna momenti di grande interesse ad altri di puro manierismo." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 31 ottobre 2013) "La gioia di un film di nuovo in bianco e nero, come ieri 'Oh Boy', ed anche senza parole, come 'The Artist', sostituite da didascalie che seguono con parsimonia il filone della storia e con un sonoro riservato solo a musiche, a canzoni, a suoni di campane. Il regalo ce lo ha fatto il regista spagnolo Pablo Berger che non solo ha avuto l'idea di rivisitare 'Biancaneve', la celebre favola dei Fratelli Grimm, in una cornice andalusa del Venti, ma di ambientarla nel mondo dei toreri, così Biancaneve - qui chiamata Blancanieves - non è più la figlia di un Re ma di un matador di Siviglia celebrato in tutta la Spagna. (...) Un racconto fine, che non teme, in qualche passaggio, di svoltare nel melodramma, fatto abilmente superare dai modi e dagli accenti muti di quegli andalusi del Venti, toreri, nanetti, gente attorno, affidati tutti ad una specie di danza in cui predomina un gusto scenografico prezioso, sostenuto da quelle quasi idilliache immagini bianconere in cui ogni pagina corale si configura con fervide intenzioni pittoriche mentre le tante svolte da vicino vengono ricreate da un montaggio solido e rapido che sciorina scontri e confronti di facce dal vero, segnate sempre da un realismo asciutto. In mezzo spicca soprattutto la faccia torva della bellissima Maribel Verdù che si ricorderà in 'Y tu mama también' di Alfonso Cuarón e che, mutata non di aspetto ma con mimiche diaboliche, riesce a far più paura della Regina matrigna nella grande 'Biancaneve' di Walt Disney." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 31 ottobre 2013)

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