Bella addormentata2012

SCHEDA FILM

Bella addormentata

Anno: 2012 Durata: 110 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Marco Bellocchio

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:RICCARDO TOZZI, GIOVANNI STABILINI, MARCO CHIMENZ PER CATTLEYA, RAI CINEMA IN COLLABORAZIONE CON FRIULI VENEZIA GIULIA FILM COMMISSION, BABE FILM

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

ATTORI

Marco Bellocchio
Toni Servillo nel ruolo di Uliano Beffardi
Isabelle Huppert nel ruolo di Divina Madre
Alba Rohrwacher nel ruolo di Maria
Michele Riondino nel ruolo di Roberto
Maya Sansa nel ruolo di Rossa
Pier Giorgio Bellocchio nel ruolo di Pallido
Brenno Placido nel ruolo di Federico
Fabrizio Falco nel ruolo di Pipino
Gian Marco Tognazzi nel ruolo di Marito Divina Madre
Roberto Herlitzka nel ruolo di Psichiatra
Gigio Morra nel ruolo di Persuasore
Federica Fracassi nel ruolo di Madre
Alessandro Federico
Gianmarco Tognazzi
 
 

MUSICHE

Crivelli, Carlo
 
 

SCENOGRAFIA

Dentici, Marco
 

COSTUMISTA

Ballo, Sergio

TRAMA

Sullo sfondo della drammatica vicenda di Eluana Englaro - in coma vegetativo per 17 anni e morta il 9 febbraio 2009, per interruzione dei suoi supporti vitali - si snodano le storie di diversi personaggi collegati emozionalmente al caso. L'approvazione o meno di una legge manda in crisi un senatore, diviso tra la fedeltà al partito o alla sua coscienza; e, aggiunto a questo, la figlia Maria si batte strenuamente per la vita di Eluana protestando di fronte alla clinica in cui è ricoverata. Ma Maria, ironia della sorte, si innamorerà proprio del 'nemico' Roberto, schierato dalla parte di chi è a favore della morte della ragazza. Parallelamente, scorre sia la vicenda di una grande attrice che, sostenuta dalla fede, spera vivamente nella guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile; sia quella della disperata Rossa, che decisa a morire cerca di superare le obiezioni poste da un giovane medico, di nome Pallido.

CRITICA

"Il film di Bellocchio, per certi versi bello anche se lento, a tratti ricco di pathos e certamente ben recitato, non è mai veritiero, anzi, crea ad arte una grande confusione. Eluana non c'è - ci aveva predetto il regista - e infatti non c'è proprio, non nel senso che resta 'Bella addormentata', ma che ogni riferimento alla sua vicenda (quelli espliciti come le allusioni) induce il pubblico a credere in ciò che non è stato. Un senso lo avrebbe avuto, questo film tardivo e giunto dopo altre opere teatrali sul tema Eluana, se avesse voluto una volta per tutte far chiarezza e dire ciò che (quasi) nessuno ha mai raccontato, ma l'occasione è andata perduta e Bellocchio ricade nei soliti cliché. (...) Un'occasione persa, dicevamo: dove, se non in un film verità, si possono raccontare luci e ombre insieme, con onestà imparziale, ponendo il problema - reale - del fine vita ma dicendo che un disabile non è un malato terminale, che non ha spine da staccare e quindi se non lo uccidi non muore? (...) Feroci e irreali anche molti medici, come quello che organizza scommesse su quanto durerà la sua agonia o il collega che parlando di una paziente «tossica» ne auspica con disprezzo la veloce dipartita. Ed è proprio la drogata ad aprire e a chiudere con circolarità suggestiva, tagliente e ostile il film cui dà il titolo, perché la 'bella addormentata' che si sveglierà è lei." (Lucia Bellaspiga, 'Avvenire', 6 agosto 2012) "Su un argomento incandescente e passionale come il caso Englaro, Bellocchio ha fatto invece un film che si sforza di ragionare. (...) Pur nella differenza delle rese (Servillo senatore è perfetto e il suo duello con Herlitzka da antologia), l'idea vincente di Bellocchio e dei suoi sceneggiatori Stefano Rulli e Veronica Raimo mi è sembrata quella di sbriciolare le contrapposizioni ideologiche per mettere in ognuno dei personaggi un po' di quelle «ragioni» e di quei «torti». Così che lo spettatore si ritrova sullo schermo non il muro contro muro ma piuttosto le tante tessere di un mosaico che deve ricostruire, mentre sullo sfondo un perfetto utilizzo del materiale di repertorio si incarica di ricordare la realtà di quei giorni. Un'operazione, questa, che lascia anche molto spazio alla forza creativa del regista, alla sua voglia di sorprendere chi guarda (...) ma anche al suo piacere di graffiare (...) Dimostrando ancora una volta la capacità di leggere l'Italia e la sua cronaca con una libertà che non tradisce la verità ma anche con una linearità che non annulla la complessità". (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 6 Settembre 2012) "'Bella addormentata' riprende tutti i grandi temi di Bellocchio - la gioventù, la libertà, la follia, la manipolazione politica del corpo e delle coscienze - confrontandoli a uno dei casi più dolorosi (e sintomatici) dell'Italia di questi anni. Uno psicodramma nazionale, trasformato in melodramma e scontro politico dalle forze allora al governo. Con la complicità della tv (...) Qualche personaggio resta flebile (la coppia Riondino - Rohrwacher, malgrado la bravura degli attori); qualche situazione è un poco teorica, come se il film non ritrovasse in pieno la forza visionaria dell''Ora di religione'. In particolare nel segmento di Divina Madre (Isabelle Huppert): una grande attrice che vive barricata in una villa luminosa con la bellissima figlia in coma (troppo bella?), pregando per lei e per se stessa perché ha recitato tutti i sentimenti ma non riesce più a provarne nessuno. L'episodio più delicato e meno a fuoco. Mentre 'Bella addormentata' convince di nuovo quando Bellocchio appunta lo sguardo sul senatore e il suo ambiente: una foto di gruppo dei politici italiani, come quelle beffardamente scattate da Saverio Costanzo nel film stesso, che traccia con mano irridente i confini dell'agire politico nel nostro paese." (Fabio Ferzetti, 'Il Mattino', 6 settembre 2012) "Di fare 'scandalo' a Marco Bellocchio non interessa e non è mai interessato, quello che invece conta per lui è fare un buon film. E 'Bella addormentata' è un buon film, anzi è un film magnifico, anche se è diventato oggetto di polemiche feroci ancora prima di essere girato. L'ottima Film Commission Friuli Venezia-Giulia è stata cancellata dall'amministrazione regionale di centro-destra per avere dato fiducia a uno dei nostri (e non solo) registi più importanti. A scatenare l'ira della politica è stato il soggetto a cui si ispira, la storia di Eluana Englaro la donna morta dopo diciassette anni di coma vegetativo. Il padre, Peppino, era riuscito a ottenere con una lunghissima battaglia legale la sentenza che permetteva di spegnere le macchine. (...) Ma Eluana Englaro, (...) non è la 'Bella addormentata' della favola (...). Ciò che invece della natura 'archetipica' della favola il film di Bellocchio mantiene è dispiegare la sua trama attraverso un intreccio di personaggi, ciascuno 'segno' di un disagio singolare, intimo, e al tempo stesso espressione dell'isteria collettiva di un paese. (...) Lo sguardo in Bellocchio è forte, e teso, mai dogmatico: non è lì per dirci cosa dobbiamo credere o cosa dobbiamo fare, i suoi film sono «politici» nella cifra del paradosso, dell'interrogazione, di una certezza che è progetto artistico e non banale ideologia." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 6 settembre 2012) "Non ci fossero le polemiche, o i litigi tra quelli che sono pro e quelli che sono contro a prescindere, il manufatto si potrebbe pacificamente archiviare tra i titoli poco riusciti del regista che debuttò con 'I pugni in tasca' nel 1965. Meglio ancora se la provincia e la regione non avessero avuto da ridire sulle scelte della Film Commission del Friuli. Ci saremmo risparmiati un lancio pubblicitario pari soltanto a quello (gratuito e ossessionante) che ha accompagnato il film di Marco Tullio Giordana sulla bomba di Piazza Fontana e il film di Daniele Vicari sulla scuola Diaz di Genova. Capita a tutti di sbagliare una sceneggiatura, inzeppandola di scene madri che vorrebbero essere problematiche, e invece al più offrono frasi da mettere tra virgolette nei titoli dei giornali. Capita di moltiplicare i personaggi, su uno sfondo realistico come gli ultimi giorni di Eluana Englaro, nel tentativo di dimostrare che il film a tesi non è tale: «C'è perfino un risveglio, come potete dire che sono schierato, ho messo il raggio di speranza». (...) Un film riuscito, stante la delicata materia, dovrebbe indurci a spiare con un po' di curiosità le vite e magari le ragioni degli altri. Una sola scena, e un solo personaggio, hanno le qualità che il cinema dovrebbe avere. Roberto Herlitzka, 'psichiatra che dà le medicine' - lo abbiamo inteso come una stilettata a Massimo Fagioli, per anni guru del regista - cura i parlamentari in crisi di rappresentanza (...). Immersi fino al collo in un bagno turco rischiarato da candele, guardano la tv e meditano sulle qualità antidepressive dei talk-show. Chi viene invitato spesso tiene lontane le paturnie e le crisi di identità. La sequenza è bellissima, i drappeggi dei teli sono caravaggeschi, il dialogo per un attimo risplende, lontano dai gattamortismi - di femmine e di maschi - che affliggono il resto del film. Pare di vedere Tony Curtis e Laurence Olivier nella scena censurata di 'Spartacus': chiacchierano di ostriche e lumache, con un sottotesto che l'ha fatta diventare di culto nella comunità gay. Gli attori fan quello che possono. Isabelle Huppert si addormenta e sogna le mani insanguinate di Lady Macbeth. Il figlio, in procinto di entrare all'Accademia d'arte drammatica, prepara per l'esame 'Donna de paradiso' di Jacopone da Todi. Ha studiato tanto, ma non riesce a non storpiare il 'Crucifige! Crucifige!' in un devastante 'Crucifigge!'." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 6 settembre 2012) "Stereotipi. Figurine. Personaggi che sembrano avere la didascalia incorporata. C'è il politico di destra che si ribella alla disciplina di partito. C'è la giovane militante cattolica, algida e slavata. C'è la madre con figlia in stato vegetativo che spera in un suo miracoloso risveglio, sollecitato da preghiere isteriche. C'è, infine, una tossica sciroccata che chiede soldi per strada e ruba in chiesa. Sembrano cliché. Sono cliché. Eppure bisogna essere grati a Marco Bellocchio per il rispetto e le sfumature che accompagnano la narrazione di questa 'Bella addormentata'. Mano a mano che la vicenda di Eluana Englaro, resa attraverso le notizie dei telegiornali, evolve verso il suo tragico epilogo, il film prende quota intrecciando le storie dei personaggi i quali, statici all'inizio, diventano via via più dinamici e sfaccettati. 'Bella addormentata' è un film complesso, potente nelle immagini e di grande profondità psicologica. E' un film che con il monologo di Herlitzka nelle terme dipinge i politici come malati di mente, in una sorta di fine impero romano. E' un film che narra i tormenti della destra di fronte al 'fine vita', ma ignora quelli della sinistra che pure ci sono. (...) Eppure Bellocchio fa della giovane cattolica che manifesta davanti alla clinica di Udine, dove s'innamora di un militante di sinistra, il personaggio più risolto e sorridente del film. E questa complessità più o meno tormentata, questa problematicità incarnata soprattutto dal senatore di centrodestra, la forza maggiore dell'opera. Ecco perché è parsa un po' sbrigativa la scena in cui, invitato dalla moglie paralizzata a letto ad alleviarle la sofferenza, il personaggio di Servillo stacca la spina senza troppi tentennamenti." (Maurizio Caverzan, 'Il Giornale', 6 settembre 2012) "Fra i suoi tanti meriti, il progresso della medicina ha purtroppo portato con sé l'illusione di poter 'sconfiggere' la morte spostando sempre più avanti la soglia di quella che è una sopravvivenza più artificiale che reale. (...) Di là dalla sacralità della vita e della liceità o meno dell'eutanasia, il vero tema sul tappeto è probabilmente questo, in 'Bella addormentata' di Marco Bellocchio presente sullo sfondo, nel suo rimandare alla dolorosa vicenda di Eluana Englaro. Nel film, il rumore sordo della macchina che assicura la respirazione di un corpo inanimato è uno di quelli che straziano chi lo ascolta, e lo strazio è ancora più forte se il suono fa da contrappunto all'immagine di una piccola principessa bionda che sembra dormire e che da un momento all'altro ti illudi e speri si possa risvegliare, oppure ti disperi perché sai che così non sarà. (...) Accanimento terapeutico, malato terminale, stato vegetativo: il linguaggio medico è pieno di ossimori e di circonlocuzioni con cui esorcizzare e/o addomesticare una qualcosa che non padroneggiamo più, il confine fra la vita e la morte. La stessa enfasi sul diritto alla prima, si porta con sé la deriva da Stato etico che si fa tutore della nostra salute e minaccia che se non sappiamo vivere in modo sano potremmo incorrere in sanzioni. (...) Ci lasciamo spogliare dei nostri diritti, ma una società senza il libero arbitrio dei suoi membri è una caserma o un carcere. Oppure un cimitero di morti viventi. Il trionfo della medicina, sotto certi aspetti." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 6 settembre 2012) "'Bella addormentata', accolto alle proiezioni di ieri con applausi scroscianti, non è forse quel capolavoro cui nei Festival si dà la caccia come al mostro sul Loch Ness, ma una lettura di estrema lucidità sull'Italia di oggi e di sempre, guelfi e ghibellini sullo sfondo di una classe politica che non ha il nerbo per rappresentare né gli uni né gli altri. Questo film 'nato per caso', secondo l'ammissione del regista, nei giorni del febbraio 2009 che segnarono la fine di Eluana Englaro non è affatto un film su Eluana; piuttosto, su Beppino Englaro e sulla sua grandezza, 'per aver portato all'attenzione il suo dramma in questa Italia cinica e depressa, e di volere agire nel rispetto della legge'. Il più privato, il più estremo, il più insondabile dei drammi umani che si trasforma in uno psicodramma mediatico e risucchia un intero Paese nel buco nero che nessuna sceneggiatura avrebbe mai osato immaginare. (...) Altri drammi paralleli fanno da contrappunto: quello della grande attrice (Isabelle Huppert) che da quando la figlia giace in coma ha abbandonato il teatro, e recita solo il suo dolore; quello del medico (Piergiorgio Bellocchio) che decide di aiutate a tutti i costi una tossicodipendente (Maya Sansa). Storie sui confini estremi della coscienza, cui fa da contraltare il cinismo della politica. Nell'osservare la casta, Bellocchio fa prevalere la pena sul disgusto. (...) Buon segno quando il valore di un film si dimostra più forte delle polemiche da esso stesso suscitate; appunto quello che è accaduto nelle conferenze stampa veneziane, dove Bellocchio ha parlato di 'un film che respinge ogni tesi precostituita, dove sono rappresentate tutte le posizioni e dove in tutti in personaggi ritrovo qualcosa di legittimo'." (Nanni Delbecchi, 'Il Fatto Quotidiano', 6 settembre 2012) "Liquidiamo subito le battute facili: questo film riesce a far cambiare idea ai cattolici sull'eutanasia. Nel senso che spesso, durante la proiezione, lo spettatore giunge a invocare la dolce morte, per liberarsi finalmente degli interminabili minuti di scarsa recitazione e dialoghi da soap opera. In sostanza 'Bella addormentata' è brutto e soporifero. Marco Bellocchio vuole raccontare il caso di Eluana Englaro attraverso storie che ruotano attorno alla libertà di decidere della propria morte e alla dipendenza che una persona ammalata induce nei suoi cari. Però fallisce nell'intento di dimostrarsi imparziale, cioè lontano sia da chi gridava 'Stato assassino' sia da chi sbraitava che chiunque ha diritto di crepare come desidera. (...) Quel che si capisce, dopo oltre due ore di pellicola, è che secondo Bellocchio ciascuno deve essere libero di decidere come gli pare e che i singoli casi - i legami personali e gli amori - sono più importanti delle idee preconcette. Tesi condivisibile, se non fosse che emerge poco chiaramente e che, a quanto pare, vale per una parte sola. Prendere una posizione più decisa - cioè schierarsi con Beppino Englaro, padre di Eluana, che Bellocchio ha frequentato prima di girare (...) - sarebbe stato senz'altro più onesto e avrebbe giovato al prodotto finale (...). 'Bella addormentata' ha le sembianze di un estenuante dibattito - no, il dibbbattito no! - nella testa di uno che non sa bene cosa dire. E in questi casi, di solito, è meglio tacere." (Francesco Borgonovo, 'Libero', 6 settembre 2012) "Me lo chiedono tanti. Al bar, in ufficio, dal giornalaio. Ma 'Bella addormentata' di Bellocchio è un capolavoro come sostiene l'omologata critica dei giornaloni? Oppure una schifezza, secondo molti elettori del centro destra, urtati da una scena che vede i loro eletti rappresentati come boss mafiosi al bagno? Risposta da critico non omologato. La 'Bella' è un bel film girato da un regista molto più bravo a 70 anni di quanto lo era a 40. E allora perché a Venezia l'hanno bocciato? Per la stessa ragione, credo, per cui il mio prof di ginnasio mi dava 6+ per un tema che ritenevo capo d'opera. «Mi piacerebbe darti 7 o 8 perché hai scritto molte belle cose, che però c'entravano poco con l'argomento». Stessa reazione deve avere avuto la giuria veneziana. Tema: l'eutanasia. Svolto benissimo nell'episodio di Isabelle Huppert (...). Svolto piuttosto bene il capitolo di Toni Servillo, parlamentare favorevole all'eutanasia ma costretto a votare contro per disciplina di partito. Però cosa c'entra il piccolo grande amore di Alba Rohrwacher per un ragazzo che sta sacrificando la giovinezza per assistere il fratello psicolabile? Cosa c'entra il monologo dello psichiatra-grillo parlante sulla pochezza umana dei nostri parlamentari? Niente o quasi niente. Ma Bellocchio alla sua veneranda età non s'è ancora riconciliato con i fantasmi familiari. Come il personaggio ha avuto anche lui un fratello malato di mente. Trent'anni di sedute con il suo psichiatra - professor Fagioli - non sono bastati a togliergli dubbi e rovelli. E ha voluto metterli nel film (anche se non quagliano col resto dell'opera)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 14 settembre 2012)

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