Behind Enemy Lines - Dietro le linee nemiche2001

SCHEDA FILM

Behind Enemy Lines - Dietro le linee nemiche

Anno: 2001 Durata: 105 Origine: USA Colore: C

Genere:AZIONE

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:DAVIS ENTERTAINMENT

Distribuzione:20TH CENTURY FOX - DVD 20TH CENTURY FOX (2002)

TRAMA

TRAMA BREVE Un comandante dell'esercito americano stanziato in Bosnia, contravvenendo agli ordini dei suoi superiori, organizza una missione per recuperare un pilota americano abbattuto durante un volo di ricognizione, che si trova solo e braccato nel territorio nemico. TRAMA LUNGA Sulla portaerei americana Vinson, in missione di pace e di controllo al largo della Bosnia, il giovane tenente Chris Burnett confida ai colleghi di essere seriamente intenzionato a lasciare il servizio: troppa routine e troppo tempo passato senza far niente. Subito il comandante, ammiraglio Reigart, lo convoca e gli chiarisce che per il momento non si parla di congedo. Per tutta risposta, e proprio nel giorno di Natale, lo invia su un F18 in missione di ricognizione fotografica. Burnett parte di malavoglia, poi scatta alcune foto su zone proibite e subito entra in funzione la contraerea. Colpito dai missili, l'aereo cade, Burnett e il copilota Steakhouse si gettano con il paracadute. Mentre Burnett sale su una collina per attivare il contatto telefonico, arrivano soldati serbi. Sasha, killer designato, spara di spalle a Steakhouse, uccidendolo. Rimasto solo e scoperto, Burnett si dà alla fuga, inseguito da Sasha, che deve eliminarlo. Quando faticosamente raggiunge il punto di incontro stabilito e crede di essere in salvo, Burnett si sente dire che non può essere prelevato in quella zona: il rischio è di compromettere il delicato processo di pace avviato dall'ONU. Dovendo raggiungere una zona presidiata dagli Usa, Burnett comincia una fuga tra territori desolati e città fantasma rase al suolo. Passa tra sparatorie, bombe, attentati, e ad un certo punto scambia la propria divisa con quella di un serbo. Annunciato alla portaerei come morto, Burnett va avanti, fin quando decide di andare a recuperare le fotografie scattate alle fosse comuni, che avevano determinato la reazione serba. Giunto sul luogo, riattiva una radio e fa capire di essere ancora vivo. Reigart a questo punto decide di andare a prenderlo, anche contravvenendo agli ordini. Dopo una colluttazione, Burnett uccide il killer Sasha, prende le fotografie, e finalmente arriva l'elicottero a salvarlo. Tornati in patria, Reigart sarà sollevato dal comando e assegnato ad un ufficio a Washington, che lui però rifiuta per andare in pensione mentre Burnett rimarrà nei marines.

CRITICA

"Patriottismo oltranzista, critica del pacifismo, onore, eroismo, sacrificio. Il film sembra un lungo spot a favore dell'arruolamento dei giovani americani: cosa tanto più scontata poiché realizzato in anticipo sull'11 settembre (...) Per un'ora e quaranta, Moore manipola senza ritegno lo spettatore con abili riprese montate a ritmo frenetico, senza lasciargli un attimo per riflettere su chi siano i buoni e chi i cattivissimi. Di eroi con sventolio di bandiere stelle-e-strisce come questo non se ne vedevano dai tempi di John Wayne e dei 'Berretti verdi'". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 dicembre 2001) "Ispirato al caso di Scott O'Grady, il 'plot' sta in tre righe. (...) ma ogni riferimento alla realtà viene saltato a piè pari dallo spottone patriottardo di Moore, che usa tutti gli espedienti delle vecchie serie B e del moderno cinema d'azione per semplificare, estremizzare, cartoonizzare la guerra nella ex-Jugoslavia, così maledettamente complicata, anzi 'incomprensibile'. Ma in tanta rozza propaganda ci sono almeno due sequenze davvero da antologia. La prima è l'abbattimento del caccia (...) La seconda, da non raccontare, è la scena che culmina con la scoperta delle fosse comuni. Anche questa, e non è certo un caso, ad alto coefficiente di tecnologia". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 gennaio 2002) "Muscolare mega spot della marina americana, con una sequenza aerea iniziale mozzafiato e un finale nazionalista involontariamente comico. In mezzo, il dramma della ricerca del commilitone disperso, ripreso da 'Rambo' (...) Il finale allinea l'intervento militare americano in Jugoslavia alle azioni fumettistiche di James Bond. Almeno una sequenza vale il biglietto: la fuga del jet supersonico inseguito dai missili, di parossistica e coinvolgente precisione. Si spara. Troppo". (Silvio Danese, 'Il Giorno' 11 gennaio 2002) "(...) L'aereo va fuori rotta, fotografa fosse comuni e movimenti di truppe serbe e viene abbattuto. Burnett sopravvive, ma è braccato dai soldati e da un cecchino-predatore. Da questo momento il film, tradotto in immagini il 'soggetto' annunciato dal titolo, si lancia, senza intreccio e con dialoghi risibili, in un rush effettato verso la salvezza che miscela la meccanica idiota dei videogame con una sorta di decathlon di guerra. Wilson non si scrolla di dosso quell'aria da comprimario, gli sceneggiatori praticano ogni codicillo dell'inverosimiglianza, il regista è al suo debutto, dopo aver impressionato i produttori con uno spot per un gioco della Sega". (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 15 gennaio 2002) "Benché realizzato prima dell'attacco alle Torri di New York dell'11 settembre 2001, il film fa parte del nuovo cinema bellico che dovrebbe nutrire o contrastare il patriottismo americano. Ma le difficoltà sono molte: il vecchio kolossal guerresco non si può più fare, risulterebbe ormai autoironico e insopportabile; il nuovo stile, applicato a conflitti militari, non arriva oltre il videogioco nella sua carenza di principi, moralità, emozioni; la via di mezzo è inevitabilmente mediocre. In 'Behind Enemy Lines' si adotta il genere Stallone nella giungla o 'Salvate il soldato Ryan' (...). Come nei film di Stallone, il protagonista è insofferente dei compromessi necessari, vorrebbe combattere in modo aperto e diretto, disprezza le politiche di pace. Il regista debuttante John Moore gira in uno stile da videogioco veloce, frammentato, affannato, supercontemporaneo: eppure il film dà l´impressione di essere lungo, e nel suo patriottismo enfatico risulta antiquato, poco interessante". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 13 gennaio 2002) "'Behind Enemy Lines' vorrebbe essere un inno agli Usa come gendarmi del mondo: ne diviene, per assurdo, la parodia. Un decisivo contributo lo dà il regista, l'irlandese John Moore, scelto dai produttori per come aveva girato uno spot per la 'Sega' (in precedenza è stato operatore per Neil Jordan e Jim Sheridan, registi dai quali non ha imparato nulla in termini di finezz

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